De Magistris, Civati, Fratoianni, Ferrero e Forenza. Abbiamo chiesto alla sinistra italiana cosa pensa della proposta di Varoufakis. L’idea del movimento sovranazionale piace a tutti. Nessuno vuole rinunciare a un’Europa grande abbastanza da opporsi ai mercati

Yanis Varoufakis butta sul tavolo le sue proposte e, insieme alla sua DiEM25, lancia un invito senza mezzi termini: un partito transnazionale in vista delle Europee del 2019 e uno spazio di convergenza italiano da realizzare il prima possibile. Un «fronte progressista», lo chiama l’ex ministro greco, alternativo ai nazionalismi di Trump, Le Pen e Salvini ma anche all’establishment della Troika e di Wall Street. Al centro del dibattito le proposte che avete letto nelle pagine precedenti, e sullo sfondo una buona occasione di incontro per le forze di sinistra del nostro Paese. Un’occasione per uscire dal pantano del politicismo italico che è stata raccolta da molti. Abbiamo chiesto loro perché.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha sottolineato l’importanza che «la forza delle città ribelli», deve avere in qualsiasi percorso unitario, di sinistra ed europeista. Se c’èì una cosa che convince più di tutte Pippo Civati è quell’idea di Yanis Varoufakis per cui «bisogna salvare l’Unione europea da se stessa», ci ha spiegato il segretario di Possibile. Disponibile a convergere anche Nicola Fratoianni – «perché è utile continuare a lavorare nella direzione di uno spazio pubblico e politico, europeo», dice – e Paolo Ferrero, che ne condivide «un obiettivo di fondo: costruire un terzo polo antiliberista e cosmopolita». Con un occhio all’establishment e l’altro alle destre nazionaliste che avanzano e, anche se per ora non sfondano, lasciano i loro segni in profondità, ci ha fatto notare l’eurodeputata del Gue Ngl Eleonora Forenza, perché «al di là del consenso nelle urne, il punto è come stanno condizionando il dibattito politico e il senso comune».

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