Rimandato a dopo Pasqua il nuovo step della ddl sul testamento biologico. Prima la resurrezione divina, poi, forse, il 19 o il 20 aprile, faremo passi avanti nell’affermazione del diritto dei cittadini italiani ad una “morte opportuna” (l’espressione è di Welby), quando la malattia è ormai terminale. Così ha deciso l’Aula della Camera dove ieri è avvenuta una surreale discussione su una ridda di emendamenti al disegno di legge. Con interventi di crociati alla Buttiglione che confondono intenzionalmente i termini paventando che il biotestamento apra la strada al suicidio assistito e all’eutanasia. ( leggi Eutanasia, suicidio assistito, testamento biologico le differenze). Quando non ve n’è traccia in questa norma in discussione alla Camera che è quanto mai moderata, come abbiamo scritto e argomentato molte volte.
“La maggioranza Pd.M5s vuole introdurre l’eutanasia nel nostro ordinemento. Con questa legge si riconosce il diritto a poter morire per fame e di sete nella totale impotenza del medici, il quale diventerà un semplice necroforo. Stiamo denunciando in tutti i modi questa cultura della morte”. Così Alessandro Pagano della Lega Noi con Salvini. Lo citiamo per mostrare quanto siano prive di fondamento scientifico le argomentazioni dei conservatori cattolici che sietono nel Parlamento italiano. Pagano sostiene che idratazione e alimentazione artificiale non siano trattamenti medici. Sembra di risentire gli anatemi dell’onorevole Quagliariello che urlava “assassini, assassini!”, sostendo che si volesse far morire di fame e sete Eluana Englaro, in stato vegetattivo permanente da oltre quindici anni dopo un grave incidente. Inascoltati dall’Aula furono allora gli interventi di medici e specialisti che ripetevano che per apportare idratazione e alimentazione artificiale occorre fare un intervento medico, fare un buco e inserire un tubicino. Cosa ben diversa da portare pane e acqua. Ma i cattolici oltranzisti in Aula non intendono riconoscere questa banale evidenza, che li costringerebbe a rispettare la Costituzione: l‘articolo 32, infatti, prevede il diritto di rifiutare le terapie da parte del cittadino.
Visto l’ostruzionismo ingiustificato in Aula, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica organizza una mobilitazione sabato 8 aprile una mobilitazione in 18 piazze italiane insieme a medici, infermieri e operatori sanitari per chiedere l’approvazione della legge sul biotestamento.
“Il Parlamento continua a trascurare sottraendosi all’urgenza di approvare una legge che regolamenti il fine vita, è anche la richiesta dei medici e della grande maggioranza degli italiani” Lo chiede il 77% degli italiani se condo l’indagine SWG del dicembre 2016 “Le libertà individuali e civili”.
“Di fronte a questa urgenza sociale e per evitare che si affermi la strategia del rinvio continuo portiamo il testamento biologico nelle piazze: a Milano, Roma, Firenze e Bologna medici e notai saranno a disposizione dei cittadini per informarli e dare loro la possibilità di autenticare gratuitamente le proprie disposizioni anticipate di trattamento”, dice Mina Welby, co-presidente dell‘Associazione Luca Coscioni, con Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia Legale. “Perché al di là delle polemiche e di nozioni faziose che rispondono agli interessi dei partiti, è importante che i cittadini siano informati sui loro diritti e su come tutelarli. È importante che la legge venga approvata affinché le disposizioni anticipate di trattamento, che oggi hanno validità solo in un’aula di tribunale, diventino per legge vincolanti e che in questo modo al paziente sia garantito il rispetto della propria volontà”.
Intanto è arrivata a 1.000 firme la ‘Carta dei Medici per il Testamento Biologico’ promossa da Mario Riccio, l’anestesista rianimatore che aiutò Piergiorgio Welby ( leggi l’intervista al dottor Riccio) , fra queste figurano come importanto come il Carlo Alberto Defanti ( lo specialista di fama internazionale che seguiva Eluana Englaro), Michele Galluci, Fabrizio Starace e Alfredo Mazza. Spicca anche la firma di Roberta Chersevani, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCeO), che considera il ddl sul testamento biologico in linea con il Codice Deontologico, auspicando che il testo venga approvato in questa legislatura. Oggi sulla testa dei medici in Italia pende una spada di Damocle, occorrono” esenzioni di responsabilità civile o penale per il medico che rispetti la volontà del paziente”. Possono essere previste nel rispetto di tutte le posizioni in campo dal momento che, ribadisce Chersevani “il ddl sul testamento biologico non prevede alcun appiglio a derive eutanasiche,”. Proprio la mancanza di tutele, spiega il presidente della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici, è la ragione per cui nonostante il 71% dei medici siano favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia, solo uno su due sarebbe disposto praticarla. Questo dato emerge con chiarezza dall’indagine di Sanità Informazione su 1.609 medici italiani.
L’associazione Coscioni che lavora per portare al centro della politica la voce di malati inascoltati, ha anche promosso, insieme al senatore Luigi Manconi, la proiezione al Senato lo scorso 29 marzo di un film importante La natura delle cose. Racconta Il dramma che vivono i malati affetti da patologie devastanti come la Sla. Prodotto da Ladoc di Lorenzo Cioffi e diretto da Laura Viezzoli è il frutto di un anno incontri e dialoghi tra l’autrice e Angelo Santagostino, filosofo ed ex sacerdote malato terminale di Sla, che di fronte al progredire della malattia arriva a maturare l’esigenza di interrompere una vita che non gli appare più tale, avendo perso quasi ogni possibilità di relazionarsi con gli altri, essendo prossimo a perdere anche quel movimento degli occhi che gli permetteva di comunicare attraverso un apparecchio speciale. Presentato in anteprima al Festival di Locarno, premio Corso Salani al Trieste Film Festival, il fim arriva in sala a Napoli martedì 11 aprile alle 21 al cinema Pierrot a Ponticelli. Il tour del film con Movieday proseguirà tra Milano, Roma, Torino, Mestre, Ancona e Urbino.
Dopo che l’Italia è stata bacchettata dal Consiglio d’Europa e dal Comitato per i diritti umani dell’Onu perché non garantisce i servizi di interruzione volontaria di gravidanza, dopo che la Regione Lombardia ha deciso di far pagare le visite nei Consultori anche alle ragazzine ( leggi Visite a pagamento nei consultori lombardi), una buona notizia arriva dalla Regione Lazio guida data Zingaretti che, su spinta dell’associazione di ginecologi Amica ha accetatodi avviare una sperimentazione che prevede la somministrazione della Ru486 nei consultori. A dieci anni dall’immissione sul mercato di questo farmaco per l’aborto farmacologico considerato sicuro dall’OMS finalmente anche in Italia, come già accade in gran parte dell’Europa, le donne che decidono di interrompere la gravidanza potranno farlo anche senza l’obbligo del day hospital.
La Toscana presto darà il via libera alla somministrazione della Ru486 nell’ex ospedale e poliambulatorio medico IOT, dove si pratica anche l’aborto chirurgico. L’Emilia Romagna ne farà una somministrazione ambulatoriale e nei consultori.
Mentre in tanti altri Paesi la Ru486 si può acquistare in farmacia, da noi l’introduzione di questo farmaco è stata a lungo ostacolata, fu il medico Silvio Viale ad avviare la battaglia per l’aborto farmacologico, molto meno invasivo di quello chirurgico, con la sperimentazione iniziata nel 2005, dopo il parere favorevole del Comitato Etico dellaRegione Piemonte, ma senza l’assenso del Ministero della Salute allora guidato da Sirchia e Storace. Nel dicembre 2009 la RU486 è stata legalizzata in Italia. Nell’aprile 2010 Viale e i suoi colleghi dell’Ospedale S. Anna di Torino hanno iniziato la somministrazione ordinaria del farmaco; in un anno hanno somministrato la pillola RU486 a 1.011 donne, il 25% delle IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) avvenute nell’ospedale. La Regione Piemonte è al primo posto in Italia nella somministrazione della RU486.