Stavolta, fra la decisione di Beppe Grillo e i suoi attivisti, c'è un giudice. Stamattina, il magistrato Roberto Baccialini, del Tribunale di Genova, ha sospeso l'esclusione di Marika Cassimatis, che ora rientra in forza sulla scena politica come candidata sindaco del Movimento 5 stelle. La vincitrice delle comunarie del 14 marzo, era stata estromessa assieme alla sua lista per volontà del "garante", a causa di supposti atteggiamenti contrari al Movimento 5 stelle, che ne avrebbero leso l'immagine. Fra questi, il sostegno - in era preistorica - all'allora ancora pentastellato sindaco Federico Pizzarotti. Cassimatis non aveva nemmeno fatto in tempo a realizzare la "scomunica", che già erano state indette nuove votazioni, allo scopo di confermare lo sconfitto Luca Pirondini come nuovo legittimo candidato sindaco. Ma appena l'insegnante si riprende, dà battaglia: aspetta 10 giorni di avere motivazioni ufficiali da parte di Grillo e dello staff in merito alla sua esclusione. Poi, in conferenza stampa, annuncia: porterò Grillo in tribunale. Tribunale che ora si è pronunciato in suo favore, annullando anche la seconda votazione e riabilitandola come candidata scelta dall'assemblea - ovvero gli iscritti al Movimento 5 stelle. Va ricordato che il "Non-partito" è a tutti gli effetti un'associazione, sulla quale dunque si applicano non solo le norme del codice civile, Grillo non se ne abbia, ma anche quelle dello Statuto interno: entrambe prevedono che le votazioni dei soci siano vincolanti. Resta però un dettaglio. Allo scopo forse di giocare d'anticipo sul pronunciamento del giudice civile, Grillo giovedì scorso ha sospeso Cassimatis dal Movimento. Il che significa, ora, che la candidata di diritto del Movimento 5 stelle, non potrebbe usare il simbolo del Movimento 5 stelle. Che è, di fatto, proprietà privata. Per sapere come andrà avanti, restiamo sintonizzati. Su blog e tribunale. Ma al di là della vicenda ligure, c'è un problema nel Movimento 5 stelle: non avere valori di riferimento all'infuori del Movimento 5 stelle stesso. A guidarli, non sono destra e sinistra - nonostante un'interessante analisi di Ilvo Diamanti oggi su Repubblica ne evidenzi il limite dovuto proprio degli estremismi degli elettori M5s, che obbligano il Movimento a non intraprendere scelte troppo "politiche" -, ma i due leader. Visionario uno, il defunto Gianroberto, irriverente l'altro, non a caso definiti “guru”. Ora Casaleggio è morto, e l'eredità del pensiero e della gestione di partito e azienda sono nelle mani del figlio Davide. Che a Ivrea ha dato una sterzata netta a quello che deve essere il Movimento 5 stelle. Ci presentano, candidato alla guida del prossimo governo, un partito di ragazzi composti, seduti in platea ad ascoltare e imparare il futuro che le aziende - in maggioranza tecnologiche - possono offrirci. Affidabili. Umili. Speranzosi. Benissimo. Un messaggio che Grillo rilancia, stamattina, scrivendo sul blog che: «Non è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio, facili a sfogare nella violenza, è diventato il tempo di disegnare il nostro futuro, per questo siamo qui». Poi però, si gira la carta e c'è l'altro, di Movimento. Quello della pratica di tutti i giorni, che scontra la libertà di pensiero e iniziativa dei singoli attivisti con i diktat dei proprietari dal marchio. Garanti dell'immagine del Movimento, meno delle persone che lo rappresentano sul territorio e per il quale lavorano tutti giorni. Succede così che a Genova ora c'è una candidata sindaco del Movimento 5 stelle che però non potrà usare il simbolo del Movimento 5 stelle. Lei ha dalla sua parte il giudice, lui la proprietà del simbolo. E nel partito del blog, almeno sui territori, a guidare l'azione politica sono ancora i diktat del capo politico. E un po' di violenza, noi , qui la riscontriamo. Come dialogherà con questo autoritarismo il nuovo partito aziendale? Come si declinano, nella pratica, gli alti valori e le grandi speranza lanciate dal palco di Ivra? Spiace fare i prosaici, ma è un fatto di orientamento. Fateci capire nella pratica, non sui palchi, cos'è il Movimento 5 stelle Guarda il video  

Stavolta, fra la decisione di Beppe Grillo e i suoi attivisti, c’è un giudice. Stamattina, il magistrato Roberto Baccialini, del Tribunale di Genova, ha sospeso l’esclusione di Marika Cassimatis, che ora rientra in forza sulla scena politica come candidata sindaco del Movimento 5 stelle. La vincitrice delle comunarie del 14 marzo, era stata estromessa assieme alla sua lista per volontà del “garante”, a causa di supposti atteggiamenti contrari al Movimento 5 stelle, che ne avrebbero leso l’immagine. Fra questi, il sostegno – in era preistorica – all’allora ancora pentastellato sindaco Federico Pizzarotti.

Cassimatis non aveva nemmeno fatto in tempo a realizzare la “scomunica”, che già erano state indette nuove votazioni, allo scopo di confermare lo sconfitto Luca Pirondini come nuovo legittimo candidato sindaco. Ma appena l’insegnante si riprende, dà battaglia: aspetta 10 giorni di avere motivazioni ufficiali da parte di Grillo e dello staff in merito alla sua esclusione. Poi, in conferenza stampa, annuncia: porterò Grillo in tribunale.

Tribunale che ora si è pronunciato in suo favore, annullando anche la seconda votazione e riabilitandola come candidata scelta dall’assemblea – ovvero gli iscritti al Movimento 5 stelle. Va ricordato che il “Non-partito” è a tutti gli effetti un’associazione, sulla quale dunque si applicano non solo le norme del codice civile, Grillo non se ne abbia, ma anche quelle dello Statuto interno: entrambe prevedono che le votazioni dei soci siano vincolanti.

Resta però un dettaglio. Allo scopo forse di giocare d’anticipo sul pronunciamento del giudice civile, Grillo giovedì scorso ha sospeso Cassimatis dal Movimento. Il che significa, ora, che la candidata di diritto del Movimento 5 stelle, non potrebbe usare il simbolo del Movimento 5 stelle. Che è, di fatto, proprietà privata.

Per sapere come andrà avanti, restiamo sintonizzati. Su blog e tribunale.

Ma al di là della vicenda ligure, c’è un problema nel Movimento 5 stelle: non avere valori di riferimento all’infuori del Movimento 5 stelle stesso. A guidarli, non sono destra e sinistra – nonostante un’interessante analisi di Ilvo Diamanti oggi su Repubblica ne evidenzi il limite dovuto proprio degli estremismi degli elettori M5s, che obbligano il Movimento a non intraprendere scelte troppo “politiche” -, ma i due leader. Visionario uno, il defunto Gianroberto, irriverente l’altro, non a caso definiti “guru”.

Ora Casaleggio è morto, e l’eredità del pensiero e della gestione di partito e azienda sono nelle mani del figlio Davide. Che a Ivrea ha dato una sterzata netta a quello che deve essere il Movimento 5 stelle. Ci presentano, candidato alla guida del prossimo governo, un partito di ragazzi composti, seduti in platea ad ascoltare e imparare il futuro che le aziende – in maggioranza tecnologiche – possono offrirci.

Affidabili. Umili. Speranzosi. Benissimo.

Un messaggio che Grillo rilancia, stamattina, scrivendo sul blog che: «Non è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio, facili a sfogare nella violenza, è diventato il tempo di disegnare il nostro futuro, per questo siamo qui».

Poi però, si gira la carta e c’è l’altro, di Movimento. Quello della pratica di tutti i giorni, che scontra la libertà di pensiero e iniziativa dei singoli attivisti con i diktat dei proprietari dal marchio. Garanti dell’immagine del Movimento, meno delle persone che lo rappresentano sul territorio e per il quale lavorano tutti giorni.

Succede così che a Genova ora c’è una candidata sindaco del Movimento 5 stelle che però non potrà usare il simbolo del Movimento 5 stelle. Lei ha dalla sua parte il giudice, lui la proprietà del simbolo. E nel partito del blog, almeno sui territori, a guidare l’azione politica sono ancora i diktat del capo politico.
E un po’ di violenza, noi , qui la riscontriamo.

Come dialogherà con questo autoritarismo il nuovo partito aziendale? Come si declinano, nella pratica, gli alti valori e le grandi speranza lanciate dal palco di Ivra?

Spiace fare i prosaici, ma è un fatto di orientamento. Fateci capire nella pratica, non sui palchi, cos’è il Movimento 5 stelle

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Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.