Possibly largest anti-government march of Orban era. We reached CEU building and end of crowd just leaving Buda. pic.twitter.com/Wli0mP4HdZ
— Lili Bayer (@liliebayer) 9 aprile 2017
Domenica scorsa, decine di migliaia di ungheresi sono scesi per le strade di Budapest per protestare contro la legge che prevede (indirettamente) la chiusura della Central European University e invitare il presidente Janos Ader non ratificare il disegno di legge. Due giorni, mentre il ministro dell’istruzione László Palkovics spiegava a Bruxelles che il governo non avrebbe chiuso nessuna università, il presidente ha apposto il suo timbro sulla legge, ignorando le pressioni internazionali e quelle del partito popolare europeo di cui Fidesz, il partito del premier Orban, è parte. La legge prevede che i campus stranieri possano aprire nel Paese solo se hanno un campus aperto nel Paese di origine. La misura, sostengono a Budapest, non è diretta contro la CEU, ma contro tutte le università. Non proprio vero.
Possibly largest anti-government march of Orban era. We reached CEU building and end of crowd just leaving Buda. pic.twitter.com/Wli0mP4HdZ
— Lili Bayer (@liliebayer) 9 aprile 2017
Qual’è la ragione per la chiusura di un centro fondato nel 1991, con 1.440 studenti provenienti da 117 Paesi e molti corsi di scienze sociali che sono tra i migliori offerti al mondo? Semplice, l’università è finanziata da Soros, il nemico numero uno di Orban – che proprio grazie a una borsa di studio di Soros ha studiato a Oxford.
Ader è un alleato politico di Orban e con la sua firma, garantisce la costituzionalità del testo di legge e ignora gli appelli dei direttori di una serie di grandi università (Harvard, London School of Economics), editoriali su importanti giornali e le ramanzine dei colleghi popolari che hanno chiamato da Bruxelles. O le pressioni americane e canadesi, i cui rappresentanti diplomatici erano alla conferenza stampa dell’università. La Commissione europea ha annunciato che avvierà un dialogo con il governo ungherese sulla tenuta dello Stato di diritto – una procedura simile è stata avviata contro il governo polacco dopo l’approvazione di una legge che regola i media. E le pressioni e richieste al PPE affinché decida finalmente di espellere Fidesz dalle proprie fila, si fanno pressanti.
La misura è particolarmente grave perché è un intervento diretto sulla libertà di insegnamento: se le cose che si insegnano in una scuola che non costa allo Stato e che anzi porta cervelli stranieri a Budapest non ci piacciono, noi chiudiamo l’università. L’Europa democratica, che ha molti limiti, per carità, sta cambiando di natura in Ungheria. E questo è molto male.