Non solo la nostra economia, ma anche il nostro sistema immunitario ha bisogno dell'apporto dei migranti. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e pubblicato da la Stampa. Secondo i biologi, i migranti africani portano con loro una serie di batteri, finghi e microbi che abbiamo perso. Male, dirà facilmente la xenofobia populista: "È la prova che gli immigrati portano malattie". Niente di più falso, è vero esattamente il contrario: portano anticorpi. Difese che abbiamo perso, e che sono essenziali alla nostra sopravvivenza, aiutando così il nostro organismo a combattere infezioni alle quali non è più preparato. Il nostro sistema immunitario si è indebolito, anche a causa della sedentarietà della nostra accomodata civiltà. E le malattie, gravi, aumentano. «L’industria alimentare e i suoi processi, la sanificazione, l’utilizzo massiccio di antibiotici negli allevamenti hanno contribuito a debellare molti agenti nocivi, ma hanno finito per estirparne anche di essenziali», spiega al quotidiano torinese Duccio Cavalieri, professore a capo del team toscano. È questo il motivo dell’esplosione di malattie auto immuni, infiammazioni e allergie che sta colpendo la nostra epoca. La biodiversità microbica, spiegano i ricercatori, consente all'organismo di riconoscere i microrganismi ed eventualmente attaccarli. Ora invece, non conoscendo la varietà necessaria, il nostro organismo reagisce in maniera patogena a qualsiasi novità con la quale entra in contatto e sviluppa infiammazioni. E come sempre, a rimetterci per primi sono i bambini. Secondo l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, uno su 20 soffre di allergie alimentari (con un aumento del 20% in dieci anni): dermatiti (7 per cento), reniti allergiche (15 per cento), asma (9 per cento) per i bimbi dai 6 ai 12 anni. Più grave, è l'esplosione precoce del morbo di Chron: il 25 per cento si ammala prima dei vent'anni. Così come è raddoppiata l'insorgenza - scesa all'età di 10 anni - di infiammazioni intestinali croniche (8 bimbi su 100 mila). Abbondano artriti reumatoidi, coliti ulcerose, sclerosi multipla, diabete di tipo 1. «La correlazione tra la diffusione e precocità di questi mali e la riduzione della varietà microbica è assodata», traccia Carlotta De Filippo, microbiologa all’Istituto di Biologia e biotecnologie agrarie del Cnr di Pisa. Sebbene l'ambiente nel quale i bambini africani crescoo sia ben più contaminato, è proprio questo a rendere il loro sistema immunitario forte, preparato e pronto a fare il proprio lavoro. Il motivo principale è il nutrimento: l'industria alimentare è la prima causa di indebolimento del nostro organismo, al quale seguono l'assunzione di poche fibre e proteine vegetali, invece troppi grassi animali e amido raffinato hanno fiaccato la nostra capacità di produrre acidi grassi e antinfiammatori naturali. In sostanza, la parte più ricca del globo è in realtà la più povera. E dunque non solo il nostro livello culturale ma anche il nostro sistema organico ha solo da imparare e acquisire ricchezza dall'arrivo di queste persone.  

Non solo la nostra economia, ma anche il nostro sistema immunitario ha bisogno dell’apporto dei migranti. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e pubblicato da la Stampa. Secondo i biologi, i migranti africani portano con loro una serie di batteri, finghi e microbi che abbiamo perso.

Male, dirà facilmente la xenofobia populista: “È la prova che gli immigrati portano malattie”. Niente di più falso, è vero esattamente il contrario: portano anticorpi. Difese che abbiamo perso, e che sono essenziali alla nostra sopravvivenza, aiutando così il nostro organismo a combattere infezioni alle quali non è più preparato. Il nostro sistema immunitario si è indebolito, anche a causa della sedentarietà della nostra accomodata civiltà. E le malattie, gravi, aumentano. «L’industria alimentare e i suoi processi, la sanificazione, l’utilizzo massiccio di antibiotici negli allevamenti hanno contribuito a debellare molti agenti nocivi, ma hanno finito per estirparne anche di essenziali», spiega al quotidiano torinese Duccio Cavalieri, professore a capo del team toscano.

È questo il motivo dell’esplosione di malattie auto immuni, infiammazioni e allergie che sta colpendo la nostra epoca. La biodiversità microbica, spiegano i ricercatori, consente all’organismo di riconoscere i microrganismi ed eventualmente attaccarli. Ora invece, non conoscendo la varietà necessaria, il nostro organismo reagisce in maniera patogena a qualsiasi novità con la quale entra in contatto e sviluppa infiammazioni.

E come sempre, a rimetterci per primi sono i bambini. Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, uno su 20 soffre di allergie alimentari (con un aumento del 20% in dieci anni): dermatiti (7 per cento), reniti allergiche (15 per cento), asma (9 per cento) per i bimbi dai 6 ai 12 anni. Più grave, è l’esplosione precoce del morbo di Chron: il 25 per cento si ammala prima dei vent’anni. Così come è raddoppiata l’insorgenza – scesa all’età di 10 anni – di infiammazioni intestinali croniche (8 bimbi su 100 mila).

Abbondano artriti reumatoidi, coliti ulcerose, sclerosi multipla, diabete di tipo 1. «La correlazione tra la diffusione e precocità di questi mali e la riduzione della varietà microbica è assodata», traccia Carlotta De Filippo, microbiologa all’Istituto di Biologia e biotecnologie agrarie del Cnr di Pisa.

Sebbene l’ambiente nel quale i bambini africani crescoo sia ben più contaminato, è proprio questo a rendere il loro sistema immunitario forte, preparato e pronto a fare il proprio lavoro. Il motivo principale è il nutrimento: l’industria alimentare è la prima causa di indebolimento del nostro organismo, al quale seguono l’assunzione di poche fibre e proteine vegetali, invece troppi grassi animali e amido raffinato hanno fiaccato la nostra capacità di produrre acidi grassi e antinfiammatori naturali.

In sostanza, la parte più ricca del globo è in realtà la più povera. E dunque non solo il nostro livello culturale ma anche il nostro sistema organico ha solo da imparare e acquisire ricchezza dall’arrivo di queste persone.

 

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.