Al 70esimo festival grandi attese e nessun film italiano in lizza per la Palma d'Oro - ma grande presenza nelle rassegne fuori concorso. Per la prima volta due film in gara non usciranno al cinema ma verranno offerti direttamente agli abbonati della piattaforma

L’edizione del Festival di Cannes 2016 si è divertito a raccontarla in una sorta di journal de bord , dal titolo Sélection officielle (edito da Grasset), Thierry Fremaux, delegato generale dell’importante evento cinematografico da ormai dieci anni. Ora vedremo se ci sarà un sequel e cosa ne sarà dell’edizione 2017, che compie 70 anni e si svolgerà dal 17 al 28 maggio. Due settimane di programmazione tra film, premi, ospiti al Palais des Festivals et des Congrès di Cannes e, a corredo della settima arte, critiche, opinioni, gossip, veleni, scontri, glamour, giochi di mercato, presenze e assenze.

Per ora il titolo più atteso sembra essere Twin Peaks, serie di culto, rivoluzionaria nei temi, nei ritmi e nello stile, diretta da David Lynch, di cui sarà possibile vedere i primi due episodi della terza stagione. Ma non è la sola, infatti sarà presentata anche la seconda stagione di Top of the Lake 2: China Girl, ideata da Jane Campion, con Nicole Kidman. Sullo sfondo della quale, come in certi scenari de Il Signore degli anelli, giganteggia Netflix, la piattaforma streaming più importante del mondo, che produce, distribuisce e clamorosamente proporrà i film dell’americano Noah Baumbach e del sudcoreano Bong Joon-ho, in concorso, solo ai suoi abbonati, senza passare dalla sala.

Una presentazione di Twin Peaks (non il trailer)

L’edizione 2017, per il secondo anno consecutivo, non vedrà film italiani in corsa per la Palma d’Oro. Certamente ci sono Fortunata di Sergio Castellitto e Après la guerre di Annarita Zambrano nella sezione Un Certain Regard. C’è l’opera prima Cuori puri di Roberto De Paolis, presentata alla Quinzaine des Realisateurs, su due solitudini che si incontrano nel complesso e contraddittorio gomitolo di destini della odierna Roma di Tor Sapienza. C’è il suggestivo film Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza – autori di Salvo – come evento di apertura della Semaine de la Critique, ispirato alla tragica vicenda di Giuseppe Di Matteo e presentata dagli autori come una favola nera “ambientata in una Sicilia mi esplorata prima, una Sicilia sognata. Un mondo di fratelli Grimm, di foreste, di orchi, che collide con la realtà”. C’è l’atteso film di Leonardo Di Costanzo L’intrusa, dopo il bellissimo L’intervallo del 2012, sull’operato di un gruppo di volontari per sottrarre i ragazzini alla camorra in un centro ricreativo alla periferia di Napoli, zona Ponticelli, emblematico teatro di quei contrasti che attraversano la nostra società tra paura del diverso, accoglienza, intolleranza e consenso sociale. Ci sono oltre settanta corti di produzione italiana selezionati. E ancora Monica Bellucci in qualità di madrina, Paolo Sorrentino in giuria e il poster della mostra internazionale che immortala la bellezza senza tempo, fresca e guizzante, di Claudia Cardinale.

Ma il dato evidente e un poco allarmante è che nessun film italiano sia stato giudicato idoneo a competere nella selezione ufficiale, il che pone degli interrogativi: che cosa sta accadendo al cinema italiano? E’ terminato definitivamente il gioco di rendita degli anni sessanta e settanta? Stiamo assistendo ad un appiattimento tematico e stilistico dei film, che non riescono ad assumere una misura europea? Difficoltà a stabilire rapporti di coproduzione e realizzare prodotti adeguati al mercato internazionale? Debolezza del sistema Rai/produzioni/ministero nel creare racconti di ampio respiro e lasciar emergere nuovi talenti? Stagnazione dei finanziamenti? Come dimostra l’ennesimo rinvio delle commissioni al Mibact, per mancanza dei decreti attuativi della nuova legge cinema, su cui vige un silenzio assordante. Il varo dei decreti attuativi è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per far ripartire subito l’intero settore, se si vuole svolgere una politica che progetti discorsi culturali e costruisca il futuro del Paese; in alternativa agli oltre 9,3 milioni di Italiani che, secondo i dati Unimpresa , non ce la fanno e sono a rischio povertà presto si aggiungeranno i molti lavoratori dello spettacolo, che già oggi non se la passano granché bene.

Comunque il Festival di Cannes il 17 maggio apre il sipario con la proiezione del film Les Fantomes d’Ismael del regista francese Arnaud Desplechin, protagonisti Mathieu Amalric e Marion Cotillard. Nella Selezione Ufficiale sono 18 le pellicole in concorso per la Palma d’Oro. Per la Francia abbiamo: Happy End dell’austriaco (non è un errore) Michael Haneke, due volte vincitore dell’ambito premio, incentrato sull’estraneità di una famiglia alto-borghese al dramma dei rifugiati di Calais, protagonisti Isabelle Huppert e Jean Louis Tritignant; Redoubtable di Michael Hazanavicius – regista del capolavoro The Artist – che qui racconta l’amore di Godard per Anne Wiazemsky durante le riprese de La Chinoise del 1967; l’erotico L’amant double di François Ozon; Rodin di Jacques Doillon e 120 Battements par minute di Robin Campillo.
E poi ci sono You Never Get Really Here di Lynne Ramsay con Joaquin Phoenix, Good Time di Benny Safdie e Josh Safdie con Robert Pattinson, Wonderstruck di Todd Haynes con Julienne Moore, The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach con Dustin Hoffman e The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos, con Colin Farrell e Nicole Kidman, quest’ultima presente anche in The Beguiled di Sofia Coppola e How To Talk To Girls At Parties di John Cameron Mitchell, fuori concorso. Gli altri film della Selezione ufficiale sono Nelyubov (Loveless) di Andrey Zvyagintsev, Leone d’oro a Venezia con il film Il ritorno e premio per la Migliore sceneggiatura con Leviathan a Cannes del 2014 ; Jupiter’s Moon di Kornel Mandruczo; A Gentle Creature di Sergei Loznitsa, autore del toccante documentario Austerlitz , recentemente visto sugli schermi italiani ; Hikari (Radiance) di Naomi Kawase, la raffinata autrice giapponese, nota per Nogari Na Mori, che le consegnò il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2007; Geu-hu (The Day After) di Hong Sangsoo; Okja di Bong Joob-Ho e Aus Dem Nichts (In the Fade) del regista turco-tedesco Fatih Akin, conosciuto soprattutto, ma non solo, per quell’indimenticabile melò moderno e struggente Gegen die Wand (La Sposa turca), vincitore del Festival di Berlino nel 2004.

Altri eventi intersecheranno il Festival, tra cui due masterclass di Alfonso Cuaron e Clint Eastwood, e nell’ambito della sezione Classici sarà presentata in apertura la copia restaurata di Blow up ( 1966) di Michelangelo Antonioni (di cui ricorre l’anniversario della scomparsa), curata dalla Cineteca di Bologna, l’Istituto Luce, Criterion in collaborazione con la Warner Bros e Park Circus. Opera straordinaria, ispirata ad un racconto di Julio Cortazar, manifesto della Swinging London ed emblema di un cinema del pensiero e della riflessività, della singolarità stilistica e del mistero dell’immagine, alla cui fascinazione ancora oggi non ci si può sottrarre.