HomeDirittiLa rivoluzione dei Rom. Oggi davanti a Montecitorio per il riconoscimento dei...
epa04695417 Young Romani people carry the international Romani flag and shout slogans for equality, during their march through Skopje streets in Skopje, The Former Yugoslav Republic of Macedonia, 08 April 2015. Romani community in Macedonia is still one of the most vulnerable social categories of citizens. International Romani Day is celebrated on 08 April. EPA/GEORGI LICOVSKI
Una, semplice, legittima richiesta: essere riconosciuti come persone. È questo che Rom e Sinti di tutta Italia chiedono a gran voce da decenni, e ribadiranno oggi alle 15.30 davanti a Montecitorio, in una manifestazione indetta da tutte le loro associazioni. Il 16 maggio non è un giorno casuale: è infatti l'anniversario della rivolta dei Rom nel campo di concentramento di Auschwitz, che riuscì purtroppo solo a posticipare di 3 mesi, l'eliminazione di 2.897 uomini, donne e bambini "zingari".
Tra le richieste formali: il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica di Rm e Sinti; la costituzione di una Consulta Romanì che collabori nell’applicazione della Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti (che dovrebbe dare applicazione alla Risoluzione del Commissione europea del 2011), finora disattesa; il superamento della segregazione istituzionale delle comunità Rom e Sinti e il contrasto dell’antiziganismo con politiche efficaci a lungo termine. Questo al fine di costruire le condizioni per una convivenza fondata sul rispetto e sulla dignità.
La Strategia nazionale ha fra gli obiettivi principali il superamento dei campi, e con essa la convinzione ampiamente diffusa che il nomadismo sia aspetto intrinseco, "genetico", di questa popolazione. Niente di più anacronistico e volutamente deviante: in moltissimi Paesi europei e non solo i rom vivono nelle case da decenni, e i "campi nomadi", spesso vere e proprie baraccopoli decadenti, le imparano a conoscere in Italia.
Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica, è bene sapere che il popolo rom e sinta è l'unico al quale non viene riconosciuto questo diritto costituzionale. Molti di loro solo italiani, lo sono da generazioni, qualora servisse specificarlo, eppure per loro la Costituzione - nel suo obbligo di tutela delle minoranze - non vale. Non viene applicata. Così come non viene applicato l'articolo 3 della Carta, che richiede di garantire pari dignità ai cittadini, e di assicurare la rimozione di ostacoli che potrebbero generare diseguaglianza nell'accesso alla vita lavorativa, politica e sociale del Paese.
Per questo, Rom e sinti sono «uniti nel chiedere giustizia e rispetto per tutte le nostre comunità». Troppo spesso queste persone sono vittime di insulti e discriminazioni. Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio dell'Associazione 21 luglio, per esempio, il tasso di incitazione all'odio nei loro confronti nel 2016 è stato di un insulto pubblico a settimana, calato rispetto al 2015, in cui erano quasi uno al giorno, ma minore anche di quanto sta accadendo in questi mesi.
L'ultima ferita inferta a questo popolo, non ancora riconosciuto come tale, è stato il rogo di Centocelle. Che si tratti di "faide" fra criminali non ha niente a che vedere con le modalità con le quali è stata trattata la questione: come un fatto, seppur tragico, ritenuto infondo comprensibile perché avvenuto fra popoli "tribali".
«Per l’ennesima volta il nostro dolore immenso viene sfregiato e offeso, dato in pasto alla peggior politica razzista e alle manifestazioni di odio gratuito in rete e sui media», dicono i portavoce. «Vorremmo che l’Italia si rendesse conto di quanto profondamente e pericolosamente l’antiziganismo si è insinuato nella nostra società - proseguono - rendendo impossibile le vite di Rom e dei Sinti anche qualsiasi politica di inclusione sociale e civile».
Il comunicato è stato diffuso anche in romanì, e coerentemente con quanto scritto, lo riportiamo qui:
PRI ROMANI KRIS TA I ROMANI PATIVmartedì 16 Maggio 15,30Piazza Montecitorio RomaLe dzungale merribbé andre kala bersh dukhajà sa le Rom ta vuar furat buder o dukhadipé mèngre vel dukhaddó ko nafel, le racista keren lèngre melali politika opral a mend andre le social media ta andre le dzurnal ta televicion. Sinjiem sa tekané pang priso mangas i kris ta i pativ pri sassare le Rom. Le Gage te dzanen sar si baro o antiziganismo andre l'Italia, ka na vel ta dzivel lacho le Rom ta le Sinte, kerel but esklusion, i politika ka le Gage keren opral a mend si but nasfalì, melali ta xoxanì. Kava 16 maggio, andre o dives tar o risardipé tar le Rom ta le Sinte andre o Lager tar o Auschwitz, o dives ka si o baro dives tar i Romani Resistenze, ko 15,30 lame Rom ta Sinte keras jekh Presidio anglal o italikano Parlamento tar o Montecitorio andre Roma. Mangas ka le Gage te prindzkaren ki le Rom ta le Sinte o Status sar jekh historikani ta chibkani minoranza etnika.Mangas ka le Gage te prindzkaren meng jekh Romani Konsulta ka te kollaborenel tekane lend pri Strategia Nacionale ka fin a dadives na vilì applikimmé. Mangas ka le Gage te ningaven i segregacione ta i diskriminacione opral a mend. Te keren jekh nevi politika prisosk pang le Rom ta le Sinte te dziven feder ta lache.Keren o Romano Tekanipe: Federazione FederArteRom, Upre Roma, New Romalen, Isernia in Rete, Romano Drom, Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè, Accademia Europea D’Arte Romani, Romano Glaso, Associazione Nazionale Them Romano Onlus, FutuRom , Django Reinhardt , Cittadinanza e MinoranzePer adesioni: [email protected]Per informazioni: 3397608728 /3406862486
Una, semplice, legittima richiesta: essere riconosciuti come persone. È questo che Rom e Sinti di tutta Italia chiedono a gran voce da decenni, e ribadiranno oggi alle 15.30 davanti a Montecitorio, in una manifestazione indetta da tutte le loro associazioni. Il 16 maggio non è un giorno casuale: è infatti l’anniversario della rivolta dei Rom nel campo di concentramento di Auschwitz, che riuscì purtroppo solo a posticipare di 3 mesi, l’eliminazione di 2.897 uomini, donne e bambini “zingari”.
Tra le richieste formali: il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica di Rm e Sinti; la costituzione di una Consulta Romanì che collabori nell’applicazione della Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti (che dovrebbe dare applicazione alla Risoluzione del Commissione europea del 2011), finora disattesa; il superamento della segregazione istituzionale delle comunità Rom e Sinti e il contrasto dell’antiziganismo con politiche efficaci a lungo termine. Questo al fine di costruire le condizioni per una convivenza fondata sul rispetto e sulla dignità.
La Strategia nazionale ha fra gli obiettivi principali il superamento dei campi, e con essa la convinzione ampiamente diffusa che il nomadismo sia aspetto intrinseco, “genetico”, di questa popolazione. Niente di più anacronistico e volutamente deviante: in moltissimi Paesi europei e non solo i rom vivono nelle case da decenni, e i “campi nomadi”, spesso vere e proprie baraccopoli decadenti, le imparano a conoscere in Italia.
Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica, è bene sapere che il popolo rom e sinta è l’unico al quale non viene riconosciuto questo diritto costituzionale. Molti di loro solo italiani, lo sono da generazioni, qualora servisse specificarlo, eppure per loro la Costituzione – nel suo obbligo di tutela delle minoranze – non vale. Non viene applicata. Così come non viene applicato l’articolo 3 della Carta, che richiede di garantire pari dignità ai cittadini, e di assicurare la rimozione di ostacoli che potrebbero generare diseguaglianza nell’accesso alla vita lavorativa, politica e sociale del Paese.
Per questo, Rom e sinti sono «uniti nel chiedere giustizia e rispetto per tutte le nostre comunità». Troppo spesso queste persone sono vittime di insulti e discriminazioni. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio dell’Associazione 21 luglio, per esempio, il tasso di incitazione all’odio nei loro confronti nel 2016 è stato di un insulto pubblico a settimana, calato rispetto al 2015, in cui erano quasi uno al giorno, ma minore anche di quanto sta accadendo in questi mesi.
L’ultima ferita inferta a questo popolo, non ancora riconosciuto come tale, è stato il rogo di Centocelle. Che si tratti di “faide” fra criminali non ha niente a che vedere con le modalità con le quali è stata trattata la questione: come un fatto, seppur tragico, ritenuto infondo comprensibile perché avvenuto fra popoli “tribali”.
«Per l’ennesima volta il nostro dolore immenso viene sfregiato e offeso, dato in pasto alla peggior politica razzista e alle manifestazioni di odio gratuito in rete e sui media», dicono i portavoce. «Vorremmo che l’Italia si rendesse conto di quanto profondamente e pericolosamente l’antiziganismo si è insinuato nella nostra società – proseguono – rendendo impossibile le vite di Rom e dei Sinti anche qualsiasi politica di inclusione sociale e civile».
Il comunicato è stato diffuso anche in romanì, e coerentemente con quanto scritto, lo riportiamo qui:
PRI ROMANI KRIS TA I ROMANI PATIV martedì 16 Maggio 15,30 Piazza Montecitorio Roma
Le dzungale merribbé andre kala bersh dukhajà sa le Rom ta vuar furat buder o dukhadipé mèngre vel dukhaddó ko nafel, le racista keren lèngre melali politika opral a mend andre le social media ta andre le dzurnal ta televicion. Sinjiem sa tekané pang priso mangas i kris ta i pativ pri sassare le Rom. Le Gage te dzanen sar si baro o antiziganismo andre l’Italia, ka na vel ta dzivel lacho le Rom ta le Sinte, kerel but esklusion, i politika ka le Gage keren opral a mend si but nasfalì, melali ta xoxanì. Kava 16 maggio, andre o dives tar o risardipé tar le Rom ta le Sinte andre o Lager tar o Auschwitz, o dives ka si o baro dives tar i Romani Resistenze, ko 15,30 lame Rom ta Sinte keras jekh Presidio anglal o italikano Parlamento tar o Montecitorio andre Roma. Mangas ka le Gage te prindzkaren ki le Rom ta le Sinte o Status sar jekh historikani ta chibkani minoranza etnika. Mangas ka le Gage te prindzkaren meng jekh Romani Konsulta ka te kollaborenel tekane lend pri Strategia Nacionale ka fin a dadives na vilì applikimmé. Mangas ka le Gage te ningaven i segregacione ta i diskriminacione opral a mend. Te keren jekh nevi politika prisosk pang le Rom ta le Sinte te dziven feder ta lache.
Keren o Romano Tekanipe: Federazione FederArteRom, Upre Roma, New Romalen, Isernia in Rete, Romano Drom, Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè, Accademia Europea D’Arte Romani, Romano Glaso, Associazione Nazionale Them Romano Onlus, FutuRom , Django Reinhardt , Cittadinanza e Minoranze Per adesioni: [email protected] Per informazioni: 3397608728 /3406862486