«Dario Franceschini è il peggior ministro della Cultura che abbiamo avuto», ha esordito Tomaso Montanari al Salone del libro di Torino, sabato scorso. Un giudizio pesante dettato soprattutto dalla disastrosa riforma franceschiniana, che su Left Vittorio Emiliani ha definito “Controriforma dei beni culturali. Parole che ora trovano riscontro anche nelle due sentenze del Tar del Lazio che ha bocciato cinque dei venti direttori dei musei. Le nomine sono state annullate perché «Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38. Se infatti il legislatore avresse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente». In sostanza il concorso non era valido,la sentenza del Tar parla anche di prova orale illegittima perché a porte chiuse e di criteri magmatici nella valutazione dei candidati.
La sentenza risarcisce almeno moralmente l’ex direttore degli Uffizi, Antonio Natali, che per dtanti anni e con grande competenza ha diretto uno dei più importanti musei italiani con uno stipendio da funzionario ( introrno ai 1600 euro). Ben diverso il compeso dell’attuale direttore Eike Schimdt, la cui nomina al momento risulta invalidata. Nato a Friburgo 49 anni fa, storico dell’arte con una specializzazione in scultura del Rinascimento, viene dal mondo delle aste essendo stato il capo del dipartimento di scultura europea di Sotheby’s e ha lavorato al Paul Getty Museum a Los Angeles, tristemente noto perché il suo dipartimento antichità acquistava pezzi trafugati dall’Italia e smerciati da ricettatori di alto bordo. Più di recente aveva diretto il museo di Minneapolis. Da quelle latitudini culturali nel 2015 è stato paracadutato agli Uffizi dal ministro Dario Franceschini che lo ha scelto all’interno di una rosa di nomi uscita dal bando internazionale varato dal governo Renzi e tanto sbandierato da Franceschini.Diversamente da Schmidt, Natali non era allineate alle logiche renziane incentrate sulla monetizzazione del patrimonio e sulla vendita del brand Italia, piuttosto che sulla ricerca e sulla tutela come chiede l’articolo 9 della Costituzione. Le altre nomine ora annullate dal Tar sono quelle dell’ l’anglo canadese James Bradburne alla guida di Brera, della tedesca Cecile Hollberg, manager culturale delle Gallerie dell’Accademia di Firenze e della Sylvain Bellenger, che era stata nominata direttore di Capodimonte.
Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani. Illegittimo anche l'orale del concorso a porte chiuse. La riforma dei beni culturali si rivela un disastro