«Mi aspetto che dal secondo anno si mettano in atto quegli interventi che diano percezione del cambiamento», dice Di Maio su Virginia Raggi.
«L’errore più grave di Virginia sono state le nomine. Glielo abbiamo detto tutti, ma lei è andata avanti comunque», dice Di Battista sulla Raggi.
Tutte e due le dichiarazioni sono virgolettate mica per caso ma perché sono state dette esattamente così dai due “leader” del Movimento 5 Stelle. E, avviso per i tifosi sfegatati, non sono nemmeno frase decontestualizzate: sono due frasi dette esattamente per il senso che hanno. Compiuto.
Ma non è questo il punto. Virginia Raggi probabilmente verrà rinviata a giudizio per le spericolate nomine da sindaca di Roma; quando non si ha una classe dirigente purtroppo si deve pescare tra quello che c’è e “quello che c’è” a Roma era il percolato di Alemanno, evidentemente.
Virginia Raggi rinviata a giudizio (mica indagata per le calunnie di qualcuno, no, rinviata a giudizio) sarebbe una vicenda normale per chi non ha costruito su indagini e Procure lo spessore della propria vendetta ma risulta inesorabile per chi, come molti del M5S, sulle indagini ha piantato il timone della propria critica politica.
Dice la Raggi che Beppe Grillo “l’ha incitata a andare avanti” e, secondo lei, noi dovremmo essere a posto così. Ah beh, se lo dice Grilo,
E invece Grillo, anche sulla Raggi, sarà pronto a cambiare idea come successo sullo ius soli: Beppe ha già mostrato di avere imparato la resilienza politica. Si cambia idea quando serve. Si scrive qualcosa quando serve. Si scarica qualcuno se serve.
E, in tutto questo, fa tenerezza vedere l’aspirante intellettuale Luca Bergamo (vicesindaco in salsa sinistra capitato grazie alle decapitazioni della magistratura) assistere con aria da Truffaut alla Raggi che sciorina i risultati della sua amministrazione: ci si mette pochissimo a diventare docili.
Avanti così.
Buon giovedì.