In questi mesi ha fatto molto discutere il Ceta (Comprehensive economic and trade agreement) l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada, che riduce le barriere commerciali tra i due mercati. Il trattato, al centro di polemiche internazionali, oggi sarà sottoposto al primo voto in commissione Affari esteri al Senato.
E sempre oggi a Roma in piazza del Pantheon, e mercoledì 5 luglio a piazza Montecitorio, si terrà un presidio contro l’approvazione del Ceta a cui parteciperanno tutte le organizzazioni che sostengono la campagna Stop Ttip (Coldiretti, Cgil, Greenpeace, Slow food). Questa mobilitazione avviene dopo una campagna online con mail indirizzate ai senatori e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Al Capo di Stato, in visita ufficiale in Canada fino al 1 luglio, si chiede espressamente di non ratificare il Ceta. Sono previsti almeno due giorni di audizioni e discussione in Commissione Esteri del Senato, presieduta da Pier Ferdinando Casini.
L’accordo è stato definito dalla Commissione Europea il “migliore accordo commerciale” mai siglato dall’Unione, ma ha fatto nascere molte critiche e resistenze.
Gli obiettivi del trattato sembrano essere molto ambiziosi: eliminare il 90% delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra i due Paesi, liberalizzare il mercato tra le due sponde dell’Atlantico, incentivare gli investimenti stranieri, aprire l’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee.
Il libero scambio, d’altronde, durante la seconda metà del XX secolo è stato decisivo per la crescita economica mondiale, ma i dubbi che il trattato suscita sono molti.
Basti pensare che la mobilitazione contro il Ceta ha raccolto in pochi mesi l’adesione di 3,5 milioni di cittadini europei che hanno firmato una petizione contro il Ceta e il Ttip (Transatlantic trade and investment partnership), l’accordo per abbattere i dazi e le dogane fra Europa e Stati Uniti, definitivamente sfumato con la vittoria di Trump.
Si teme che il Ceta si possa tradurre in un mercato che di libero avrebbe ben poco, concedendo strapotere alle multinazionali, svendendo l’acqua pubblica e incentivando l’uso degli Ogm.
Una delle paure principali è, ad esempio, che l’accordo di libero scambio possa avere un impatto molto duro sugli agricoltori europei e canadesi, continuando a favorire le multinazionali del cibo con i loro prezzi competitivi, che ben poco tengono conto del benessere dell’agricoltore.
Al centro delle polemiche c’è anche la riforma del sistema degli arbitrati: con il Ceta verrebbero infatti creati nuovi tribunali per le controversie tra aziende e stati. Tribunali che, secondo gli oppositori, potrebbero diventare un mezzo a uso delle multinazionali per fare causa a uno stato tutelando i loro profitti.
Il Ceta potrebbe portare benefici all’economia, rendendo più libero il mercato. Un mercato libero di cui però sembrerebbero poter beneficiare solo le potenti multinazionali.