Questa guerra ha già fatto 6 milioni di morti, la metà dei quali sono bambini. L'Onu apre un'inchiesta internazionale sulla violazione dei diritti dell'uomo

Nella Repubblica Democratica del Congo è in atto un genocidio da oltre 20 anni, nel silenzio generale dei media: Nel giugno scorso l’Onu ha avviato un’inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umanidopo che negli ultimi mesi si sono susseguite violenze e attacchi militari contro le milizie anti governative, soprattutto nel Kasai e nelle altre regioni minerarie più interne e poco accessibili.

L’inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica democratica del Congo è stata disposta dall’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zelda Ra’ad Al Hussein, il 6 giugno a Ginevra, dopo i numerosi ritrovamenti di fosse comuni nel Kasai. Il conflitto si è intensificato dopo che che il leader tribale Kamwina Nsapu è stato ucciso dai soldati congolesi nell’agosto del 2016. In meno di un anno per sfuggire agli scontri armati tra le forze dell’ordine e i ribelli gli sfollati hanno raggiunto il milione.

Il quadro della situazione è disumano. Nel Paese è in atto una vera e propria emergenza umanitaria, con almeno 400.000 bambini a rischio di morte per fame. Tra maggio e giugno sono state scoperte 42 fosse comuni per oltre 400 morti. Tra di essi anche due funzionari dell’Onu inviati in Congo e scomparsi il 12 marzo. Solo allora la Farnesina ha diffuso un comunicato sull’aggravarsi della situazione nella Repubblica del Congo.

Il direttore dell’associazione Anpil  (presente in Congo dal 2007)  Massimiliano Salierno, ha raccontato così la situazione ai microfoni di Radio Vaticana: «Il problema attuale del Congo è la successione alla presidenza. Al momento ricopre il ruolo Kabila, figlio dell’ex presidente congolese che ha terminato il suo mandato nel dicembre dello scorso anno, ma non ha alcuna intenzione di lasciare il potere, quindi questo crea una grandissima tensione. Le elezioni  che si dovevano tenere non si sono ancora svolte. C’è anche un tentativo da parte del presidente Kabila di cambiare la Costituzione per consentirgli di avere un ulteriore mandato presidenziale. Da qui nascono gli gli scontri che, purtroppo, stanno insanguinando la regione». La denuncia di Salierno spiega il motivo per cui le violenze si svolgono soprattutto nel Kasai, una regione storicamente in contrasto con il potere della capitale, tenuta sempre sotto controllo e repressa.

Ma già a metà febbraio in rete circolava un video in cui i militari sparano su civili disarmati. Molti volontari italiani in fuga hanno rischiato la vita. Il Fatto Quotidiano ha raccolto testimonianze audio e video dal posto. Don Jeanot Mandefu a giugno ha raccontato: «I soldati sono entrati all’università e hanno rastrellato gli studenti». Cosa che la presidente del COE Scandella interpreta così: «Verrebbe da pensare che il motivo sia quello di far fuori quanti più giovani possibile in una regione scomoda perché si oppone al potere centrale». Le immagini di violente uccisioni, di corpi massacrati e ammassati nelle fosse comuni  hanno incontrato un agghiacciante silenzio mediatico. Pochissimi giornali parlano della situazione drammatica in cui versa il Kasai, ma sul web circolano alcune foto e video del genocidio.

Il Congo è una terra ricchissima di materie prime e quindi la guerriglia non è scatenata solo da problemi di natura politica, ma anche dagli interessi economici che ruotano intorno alle concessioni per sfruttare il sottosuolo, alimentando corruzione non solo dentro il Paese. Molte risorse naturali congolesi sono sfruttate nelle economie occidentali, non solo nel settore automobilistico e aerospaziale, ma anche nell’high-tech. Basti pensare al coltan (columbo-tantalite), un elemento essenziale nella fabbricazione dei componenti elettronici di tv, pc, smartphone.

Il governo congolese utilizza il caos che domina il Paese per rimandare all’infinito le elezioni, con buona pace dell’“accordo di San Silvestro”, con cui maggioranza e opposizione avevano concordato un anno di transizione ed elezioni entro la fine del 2017. «Ma tutte le fasi stabilite dall’accordo non vengono rispettate dal governo. Alcune fonte denunciano gli Stati Uniti di appoggiare le milizie ruandesi e le dittature che crescono nel Congo, che alimentano una sempre maggiore povertà, l’aumento del tasso di Aids (che ha raggiunto il 20% della popolazione nelle province orientali) a causa dei continui stupri, le epidemie e gli spostamenti di massa che derivano da condizioni di vita impossibili. Una guerra che dal 1996 ad oggi ha già fatto 6 milioni di morti, la metà dei quali sono bambini, come racconta il documentario video realizzato da Congo justice.