Le 27 storie di prostitute che dal 1927 al 1942 sono state perseguitate per aver insultato il regime. Arrestate e schedate come “antifasciste” sono le protagoniste del libro “Puttane antifasciste” dello storico Matteo Dalena

Adele non ha ancora compiuto 29 anni, vive a Genova e di professione fa la prostituta. Il 28 marzo 1927 alle 3 del mattino viene arrestata dalla polizia per motivi di pubblica sicurezza. Mentre viene trascinata via la rabbia ha il sopravvento e urla: «carogna Mussolini, per colpa sua, voialtri ci arrestate!». Questo è quanto, tanto basta per essere condannata e schedata come “donna di sentimenti contrari al regime” e per essere condannata a 8 mesi e 10 giorni di reclusione e a una multa di 800 lire.

Quella di Adele è una delle storie che Matteo Dalena ha raccontato nel suo libro Puttane Antifasciste nelle carte di polizia: 27 storie di prostitute che dal 1927 al 1942 sono state denunciate e schedate per aver insultato il capo del governo, Benito Mussolini. Molte di loro erano prostitute clandestine che dovevano essere sanzionate per misure di pubblica moralità, per “adescamento al libertinaggio”, che però al momento dell’arresto si scagliavano contro il regime insultando il Duce stesso. E così, bastavano poche parole per non essere più giudicate solo per ragioni di pubblica moralità, ma per essere perseguite in linea politica, guadagnandosi l’etichetta di antifasciste.

Quella di antifasciste non era però solo un’etichetta: le pene infatti cambiavano considerevolmente. Se da “semplici” prostitute infatti rischiavano un massimo di 6 mesi di reclusione, da antifasciste le attendevano ben altre condanne. Il solo sospetto di nutrire idee sovversive era sufficiente a far scattare l’ammonizione giudiziale che prevedeva una serie di forti privazioni della libertà personale. Come ci spiega l’autore del libro: «La condanna più temuta da queste donne era la misura preventiva del confino di polizia: molte prostitute venivano relegate in lande desolate, soprattutto del meridione, solitamente per tre anni». Ma non c’era solo il rischio del confino, molte di queste donne finivano nei sifilicomi, strutture dedicate alla cura delle patologie veneree, soprattutto della sifilide, da cui prendevano il nome. Ad altre invece veniva diagnostica una “demenza paranoide” e venivano spedite in qualche sperduto manicomio di provincia fino alla fine dei loro giorni.

È stata proprio questa la sorte di Maria Degli Esposti, prostituta bolognese schedata come antifascista nel 1928 e che nelle carte di polizia viene bollata come “ebete”. Evidentemente per i funzionari di polizia Maria aveva tratti fisionomici che tradivano l’idiozia di cui, secondo le autorità, era succube. Per la polizia Maria infatti presentava tutte quelle caratteristiche che doveva avere una prostituta nata: non aveva pudore, era dedita all’alcol e vendeva il proprio corpo. «Si tratta dell’esempio più lampante di come in epoca fascista le teorie di Lombroso e dei post lombrosiani sulla cosiddetta “donna delinquente” fossero penetrate nei metodi di polizia scientifica» dice Dalena. Maria, come molte altre, è stata poi internata in un manicomio fino alla fine dei suoi giorni.

Maria, Adele, Giuseppa, Agnese, Filomena e le altre sono tornate a vivere grazie al lavoro di Matteo Dalena, che ha deciso di raccontare queste storie di donne che sarebbero rimaste sconosciute se non fosse stato per quell’unico contatto con un potere che le voleva schedare ed etichettare.  Matteo Dalena spiega che è stato possibile raccontare le loro storie grazie ai fascicoli trovati in archivio, documenti che possono rivelare molto. «Le carte di polizia, pur rimanendo l’unica fonte in grado di raccontare queste esistenze infime», dice Dalena,«sono però purtroppo parziali perché ci danno una rappresentazione della persona schedata funzionale agli interessi dell’istituzione. Ma talvolta nei verbali degli interrogatori emergono virgolettati bellissimi che aprono degli sprazzi di luce nel buio di queste vite. Talvolta emergono le loro abitudini, le loro emozioni, oppure echi di ribellioni stroncate dal potere».
Puttane antifasciste racconta di un tempo di ribellione al regime in cui persone emarginate come le prostitute comunque trovavano il coraggio di lottare contro l’oppressione.  Ora è arrivato il momento di conoscere anche questa storia.