Lorenzo Guadagnucci, giornalista vittima della Diaz, risponde alle affermazioni del capo della polizia Franco Gabrielli: «La sua intervista è piena di omissioni».

«Non la accetto come una presa di coraggio, non la è». A parlare è Lorenzo Guadagnucci, giornalista vittima delle torture avvenute all’interno della scuola Diaz nel G8 di Genova nel 2001. Guadagnucci che da anni porta avanti una strenua lotta per avere giustizia, risponde così a Left nel commentare l’intervista, pubblicata oggi su Repubblica, in cui il capo della polizia Franco Gabrielli ammette le responsabilità della polizia per i fatti del G8 di Genova.
«Gabrielli fa qualche ammissione di responsabilità, ma è anche un’intervista piena di omissioni» dice Guadagnucci. «L’unica novità positiva è il giudizio che lui dà sulla gestione di De Gennaro: Gabrielli oggi dice che Gianni De Gennaro avrebbe dovuto dimettersi. E questo è ciò che tutti noi chiedevamo già 16 anni fa. De Gennaro non ha fatto il bene delle forze dell’ordine con le sue scelte, peraltro assecondate dal potere politico, e così, con questa affermazione, Gabrielli chiude finalmente “l’era De Gennaro” della polizia».

«Il punto sul quale non sono assolutamente d’accordo» continua Guadagnucci, «è quando Gabrielli dice che siamo in una fase ulteriore rispetto a quando la polizia ha fatto le proprie scuse per quanto accaduto. Ma queste scuse non ci sono mai state: Gabrielli, come tanti altri, fa riferimento a una frase del 2012 in cui Manganelli, al momento delle condanne definitive per la Diaz, ha detto che “era arrivato il momento delle scuse”. Ma questo non vuol dire scusarsi, anche in italiano dire “è il momento delle scuse” non significa scusarsi».
Infatti per «chiedere scusa bisogna chiarire per che cosa e a chi si chiede scusa: questi non sono dettagli. Per che cosa si chiede scusa? Per le violenze dentro alla scuola Diaz o per le falsità che hanno accompagnato le violenze alla scuola Diaz? Per l’ostacolo alla giustizia che è stato attuato per 10 anni nei tribunali di Genova o per i mancati provvedimenti disciplinari verso i responsabili dei fatti? Ci sono tanti motivi per cui chiedere scusa».
Ed è importante specificare anche a chi si chiede scusa. «Immagino si chieda scusa a chi era dall’altra parte dei manganelli, a chi ha subito violenze fisiche, ma sarebbe interessante sapere se si chiede scusa anche a tutti i cittadini italiani per aver esercitato una funzione pubblica in maniera immorale, oltre che illegale. C’è anche da chiedere scusa a chi lavora in polizia e vorrebbe avere dei dirigenti che si prendano le loro responsabilità tempestivamente».

Tutto questo non c’è stato, non è mai avvenuto, al contrato di quanto dice Gabrielli. «Non siamo assolutamente nella fase che Gabrielli sembra voler indicare: non è ancora arrivato il momento di mettere il punto su quanto accaduto al G8 di Genova, siamo lontanissimi dal mettere un punto», afferma Guadagnucci. «Non è accettabile dire che ci siano state delle condanne esemplari per i fatti della Diaz e delle condanne modeste per i fatto di Bolzaneto: non è così, non c’è stata nessuna condanna esemplare. Gabrielli parla di condanne esemplari, ma quali sono state? Ci sono state condanne massime a 5 anni, mentre la maggioranza sono state inferiori e alcune addirittura sono coperte dalla prescrizione. Nel 2015 l’Italia è stata condannata dalla Corte europea di Strasburgo e il mese scorso è stata condannata anche per la lieve entità delle pene inflitte per i fatti della Diaz e di Bolzaneto: 5 anni, di cui 3 coperti dall’indulto non sono assolutamente una pena esemplare. E dato che a Bolzaneto va tutto in prescrizione, non si può parlare di “condanne modeste”: questa è impunità».

Il testo di legge con l’articolo 613-bis che introduce il delitto di tortura è stato approvato, suscitando molte critiche, il 17 maggio scorso al Senato. «Le dichiarazioni di Gabrielli sono colpevolmente tardive» dice Guadagnucci. «Se è vero che la polizia di Stato è disposta a confrontarsi, come è scritto in un passaggio dell’intervista, ad accettare una buona legge sulla tortura, allora Gabrielli avrebbe dovuto fare queste dichiarazioni prima che questa legge sulla tortura venisse approvata. Quella che è passata infatti è una legge truffa, e se queste dichiarazioni fossero state fatte in precedenza, magari il Parlamento avrebbe approvato una buona legge sulla tortura, al contrario di questa che la tortura nemmeno la punisce. Basti infatti pensare alla lettera che i magistrati che si sono occupati dei processi della Diaz e di Bolzaneto hanno scritto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, prima che la legge fosse approvata, spiegando che questa legge, scritta così, non avrebbe potuto essere applicata in questi due processi. La legge sulla tortura in Italia è stata voluta dopo i fatti del G8 di Genova ed è un paradosso enorme che questa legge non avrebbe potuto essere applicata in questi due casi. Questa legge è una truffa».