I Wu Ming e il gruppo di inchiesta Nicoletta Bourbaki utilizzano il web per tracciare i punti di contatto tra i dem e i «fascisti del terzo millennio» di CasaPound. Una ricerca collettiva che prosegue su Twitter, di cui vi proponiamo una piccola antologia

«Visite di cortesia e foto di gruppo: piddini a CasaPound, fasci nei circoli Pd, fasci che invitano a votare Pd, piddini che chiedono i voti a CasaPound, piddini che si accusano a vicenda di avere pacchetti di voti fascisti».

È solo il titolo del primo capitolo di una lunga storia, raccolta dal collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming e dal gruppo di inchiesta Nicoletta Bourbaki (composto da studiosi, ricercatori, scrittori e attivisti appassionati di storia) attraverso uno “storify”, uno strumento digitale che consente di mettere in fila i vari contributi – foto, tweet, post – che rimarrebbero altrimenti frammentati nel web. Scopo dell’opera: fotografare i punti di tangenza che legano «il più grande partito riformista d’Europa» ai golden boys della galassia dell’ultradestra nostrana, i militanti di CasaPound.

Una tangenza indicibile, una «corrispondenza d’amorosi sensi» sulla quale gli scrittori emiliani hanno deciso di puntare l’obiettivo all’indomani della celebre esternazione dell’allora ministra Maria Elena Boschi in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre, per la quale «chi vota no fa come CasaPound». Veramente la collusione coi “neri” era da imputare a quel lato della barricata? O l’evidente «fallacia logica» della ministra non nascondeva forse una simpatia, una cordialità, incistata all’interno del suo stesso partito?

Il collage 2.0 sembrerebbe confermare la seconda ipotesi. Ma il ragionamento degli autori non si limita a registrare i rapporti (in)formali tra il partito di Renzi e gli inventori della cinghiamattanza (rivisitazione del pogo punk nata durante i concerti dei militanti neri, dove gli spintoni sono sostituiti da sonore cinghiate). La panoramica intercetta anche movimenti “laterali”. La retorica patriottarda e nazionalista che si insinua tra i ministri Pd, il ruolo di Giorgio Napolitano, definito «vero leader del Partito della Nazione», nel riabilitare un’icona di estrema destra (vedi le pagine successive), le esternazioni razziste di dirigenti dem.

Noi vi proponiamo una antologia essenziale, con alcune perle tra le tante che compongono lo storify. Per leggere nella sua interezza questo inquietante mosaico digitale, potete usare questo link: bit.ly/Pd-Casapound

«Nel corpo sempre più virtuale del partito – che non ha più una teoria né una minimamente coerente visione del mondo oltre la mera difesa della propria funzione e dello stato delle cose – regnano la più assoluta spregiudicatezza, il peggior eclettismo e la schizofrenia» chiosano i Wu Ming. «Se aggiungiamo che la scalata di Renzi ha attirato avventurieri da ogni dove, il risultato è che da dentro il Pd giungono addirittura esternazioni chiaramente fasciste».

Buona visione.

L’articolo di Leonardo Filippi è tratto da Left n. 31 del 5 agosto 2017


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