L’Accabadora non parla. E i suoi occhi raccontano la tristezza di chi, seguendo una tradizione arcaica tramandata di madre in figlia, porta la buona morte. Annetta, bella e tenebrosa, interpretata da Donatella Finocchiaro è la protagonista di Accabadora, “colei che finisce”, il nuovo film di Enrico Pau. (Il titolo inevitabilmente rimanda all’omonimo romanzo pubblicato nel 2009 da Michela Murgia, ma a tal proposito il regista sostiene che la sceneggiatura del film abbia altre radici). Dopo l’esordio a Cagliari il 20 aprile è in proiezione itinerante in tutti i centri dell’isola ed il cult dell’estate. L’apprezzamento per il film è certificato dal tutto esaurito che si registra per ogni proiezione. Dentro c’è il passato ma anche la modernità. La sofferenza e la ricerca dell’amore, il dolore e la speranza. E un dibattito ancora aperto e acceso sul fine vita. Tutto nasce e si sviluppa in un viaggio che parte dalla Sardegna arcaica e rurale per approdare nella Cagliari bombardata e distrutta. Annetta, solo dopo tempo e una sofferenza quasi inenarrabile, riesce a squarciare l’isolamento in cui è sprofondata a causa di quella condizione che le ha negato anche la più piccola briciola d’amore. Sarà proprio l’affetto per la nipote Tecla (partita da tempo con un carretto verso il capoluogo) a portarla via dal paese per raggiungere Cagliari. “Non sappiamo se la figura della accabadora sia esistita veramente, perché gli antropologi di Cagliari dicono si tratti di una leggenda o invenzione ma a me piace il fatto di affrontare un caso e si parla delle persone – spiega il regista .- La storia della Accabadora mi era rimasta impressa sin dal 2004, quando ho lavorato nel laboratorio del cinema a Santu Lussurgiu, la scuola dove studiò Gramsci”. Certo è, chiarisce, “se l’accabadora è esistita realmente possiamo dire che cent’anni fa erano molto più avanti e moderni di noi”. Enrico Pau, che definisce il film “antico e moderno al tempo stesso”, (nel cast accanto a Donatella Finocchiaro, Barry Ward, Carolina Crescentini, Sara Serraiocco, Anita Kravos, Camilla Soru, Federico Noli, insieme con Caterina Medici, Maria Grazia Sughi, Emilia Agnesa, Roberta Locci, Carla Orrù, Mario Faticoni, Piero Marcialis, Giuseppe Boy, Nunzio Caponio, e con Saverio Abis e i giovanissimi Riccardo Cau, Enia Carboni e Matilde Soro -produzione Film Kairos (Italia) / Mammoth Films Irlanda), non ha la pretesa di fare una ricostruzione storica ma vuole “raccontare una storia e sviluppare una discussione”. “E’ molto interessante riflettere su una cosa: l’idea che in un villaggio piccolo ci fosse una figura, una donna che aveva questo ruolo e aiutava le persone che stavano per morire a liberarsi delle sofferenze – aggiunge ancora il regista che è anche autore della sceneggiatura originale insieme ad Antonia Iaccarino –. Un argomento che oggi, seppure in maniera differente e in mezzo alla discussione sul fine vita e quindi la possibilità di sospendere le cure, non si riesce ad affrontare lasciando questo paese in una sorta di limbo”. Eppoi quel filo rosso che unisce tutti i suoi film: raccontare le persone, quelle che devono fare i conti con una certa difficoltà. Come Annetta. Bella ma triste e sola. Confinata in un isolamento e quasi ripudiata. “La sua vita è un casino, non ha mai avuto un pezzetto d’amore cui aggrapparsi, è sempre stata delegata a questo ruolo terribile in mezzo al nulla – spiega Enrico Pau-. L’irrompere della nipote in una famiglia che l’ha quasi rinnegata e che chiede amore, la mette in una crisi profonda che la costringe a lasciare il suo mondo e senza chiedersi perché lo facesse. Perché in questi riti c’è la tradizione e c’è un meccanismo arcaico consolidato”. Se qualcuno pensa di trovare immagini macabre si sbaglia. Accabadora (le scenografie sono disegnate da Marco Dentici, i costumi di Stefania Grilli – il mantello disegnato dallo stilista Antonio Marras – colonna sonora firmata da Stephen Rennicks, con i canti dell’ensemble corso A Filetta), racconta anche la drammaticità del trapasso con delicatezza e rispetto per il dolore. E tra le righe regala la speranza di donna che, alla fine, riesce a cambiare vita. Una speranza, come una fiamma debole, che prova a resistere.
E ora Accabadora diventa anche spettacolo, il 10 agosto Accabadora il romanzo di Michela Murgia debutta in forma di lettura scenica a Roma all’interno della rassegna “I solisti del teatro” nei Giardini della Filarmonica. Lo spettacolo sarà in anteprima nazionale a novembre 2017 al Teatro Biblioteca Quarticciolo per proseguire la tournée in diverse città italiane, La drammaturgia è di Carlotta Corradila regia di Veronica Cruciani, protagonista Monica Piseddu. A sua volta la scrittrice Michela Murgia debutta in uno spettacolo dedicato a Grazia Deledda nell’ambito dell’ “Ogliastra Teatro – Festival dei Tacchi”.