La serenata, un mondo affascinante di suoni antichi e nostalgia della musica brasiliana. È “Intimidade”, il nuovo lavoro della pianista jazz realizzato insieme con il chitarrista e compositore brasiliano Guinga. «Un’atmosfera struggente di melodie che mi ha catturato»

Per incontrare Stefania Tallini, pianista, compositrice e arrangiatrice tra le più originali e raffinate del panorama jazz italiano e internazionale, devi obbligatoriamente stare al suo passo. La sua vita infatti è un fiume in piena che corre frenetico tra lo studio, il Conservatorio di Benevento, i concerti e i nuovi progetti. Intimidade (AlfaMusic) è la sua ultima fatica “intonata” con Guinga, chitarrista e compositore brasiliano nonché straordinario cantore di quelle mirabilia della musica popolare brasiliana che ci portano nel mondo sospeso tra sogno, emozioni, amore, nostalgia e speranza della Seresta. Ovvero serenata, ma la traduzione italiana non rende la dimensione di passione intima, profonda e vitale che, da quei brani, ti trascina nel fiume calmo, largo che attraversa le foreste pluviali e che ti cattura dalla copertina del cd. Il 26 agosto Stefania Tallini e Guinga suoneranno a Berkley, al California Jazz Conservatory, mentre il 3 settembre Stefania Tallini Trio sarà a L’Aquila per la grande manifestazione Il jazz italiano per L’Aquila.
Intimidade ha un passo in più rispetto a Viceversa, dove i brani erano ispirati alla musica brasiliana e interamente autografi.
Sono sempre assetata di cose nuove per cui sono andata ancora più a fondo nella musica brasiliana che amo moltissimo. Scoprire l’affascinante Seresta, mi ha spinto a realizzare un progetto dedicato a questo mondo così particolare e in Italia sconosciuto. E quale migliore voce poteva dare suono a tutto questo se non Guinga, che è cresciuto cantando Seresta, in quei meravigliosi incontri serali con amici, famiglia, musicisti, per fare musica bella insieme, per ore, instancabilmente. Il disco non contiene solo brani antichi di Seresta, ma anche più moderni (di Jobim, di Vinicius e dello stesso Guinga) che abbiamo voluto inserire perché in qualche modo ricreano quell’atmosfera struggente che permea tutte le serenate brasiliane. In questo disco, tra l’altro, Guinga è anche arrangiatore e io ho riadattato al pianoforte ciò che lui aveva creato sulla chitarra.
C’è un brano che ti sta particolarmente a cuore?
Beh, “Ligia”, perché credo sia una vera opera d’arte della Mpb (Música popular brasileira ndr). Jobim è il più incredibile e profondo compositore brasiliano di tutti i tempi. Mi commuove sempre, per i dettagli, per i movimenti delle sue melodie, per le sorprendenti soluzioni armoniche, per il suo modo essenziale di suonare il pianoforte. Un’altra perla del disco è “Serenata Do Adeus”, di Vinicius De Moraes: credo sia una delle canzoni che meglio esprimono il senso della Saudade, della separazione, della solitudine profonda che senti quando perdi qualcuno che ami. Guinga la canta in un modo veramente toccante, rendendo esattamente il senso del bellissimo testo.
Cosa condividi con la tradizione musicale brasiliana?
Cerco di “rubare” in primis l’amore per il senso della forma. Tutti i musicisti hanno – ognuno a modo suo – un senso estetico della forma musicale che mi ha sempre affascinato e che è tipico della Mpb. Soprattutto Tom Jobim che considero un genio, direi lo Chopin della musica brasiliana. E poi la cosa che mi ha sempre colpito di questi musicisti geniali è l’incredibile espressività ed emozione che trasmettono con la loro musica suonata o composta. Sono dei grandi fari per me e qui non c’entra nulla il genere.
Progetti futuri? Ancora Brasile?
Il Brasile non mi lascia e non lo lascerò mai, così com’è per il jazz o la musica classica, che fanno sempre parte di me e che in qualche modo finiscono nella musica che scrivo. Amo molto potermi esprimere in contesti così differenti e apparentemente lontani tra loro, che poi confluiscono in un’unica direzione, quella del mio modo di comporre e del mio modo di suonare. In questo momento ho molta voglia di suonare le mie composizioni e dedicarmi al mio nuovo trio, formato insieme a due meravigliosi giovani musicisti: Matteo Bortone al contrabbasso, considerato tra i primi 15 jazzisti più importanti del momento, in Europa, e Bernardo Guerra alla batteria, che vanta già esperienze con tantissimi grandi nomi del Jazz.
Non mancano altri progetti nuovi e stimolanti. Sono appena tornata da un concerto organizzato dal Conservatorio Nicola Sala di Benevento, presso il quale insegno Pianoforte Jazz: “Pino Daniele in jazz”, in omaggio a Pino Daniele. Insieme ad altri miei colleghi, siamo i solisti dell’Orchestra ritmo-sinfonica del Conservatorio, diretta dal M. Gianluca Podio, che con Pino ha lavorato sin dal ’97.
Hai parlato di jazz, cos’altro hai in cantiere?
Sempre con il Conservatorio, suonerò in un progetto dedicato a Miles Davis, “Miles Davis songbook” nella prima edizione del Sannio Jazz Festival, organizzato sempre dal Conservatorio. È un progetto ideato e realizzato da Roberto Spadoni e Aldo Bassi, miei colleghi a Benevento, con il Nicola Sala Bress Machine. Un sestetto jazz, con Max Ionata al sax e Aldo Bassi alla tromba, che si fonde con il classico quintetto di ottoni nel repertorio di Miles Davis, che adoro. Poi mi hanno chiesto di realizzare un progetto a mio nome dedicato alla musica brasiliana, “Stefania Tallini Brazilian project”, e naturalmente ho accettato subito. E ancora la versione jazz di Pierino e il lupo di Prokofief, arrangiato e diretto da Roberto Spadoni e che avrà come voce recitante Beppe Barra. E poi vedremo…
Trascinata dalla piena Tallini, mi rendo conto che l’alchimia di suoni diversi e apparentemente dissonanti dell’artista ci regala tutto il suo mondo interiore, la sua sensibilità e la sua passione straordinariamente “fisica”. Tutto è musica per Tallini, è la sua vita. Ma con lei scopri che potrebbe essere anche la tua. Anche solo ascoltando.