A Roma in questi giorni un centinaio di rifugiati somali ed eritrei, sgomberati dal palazzo "occupato" in piazza Indipendenza sabato scorso, hanno dormito nei giardini adiacenti alla stazione Termini, sia per protestare contro la decisione del Comune sia perché le istituzioni non hanno offerto alcuna soluzione alternativa al momento dello sgombero. E questa mattina sono stati nuovamente cacciati. Questa volta la polizia ha ordinato loro di lasciare i loro giacigli di fortuna, per andare non si sa dove. Come riporta il Redattore sociale nel frattempo in Prefettura si è svolta una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza a cui hanno partecipato - oltre al prefetto Paola Basilone – la Regione, il Comune e la proprietà dell'immobile sgomberato. È iniziata una trattativa tra gli occupanti e il Comune per trovare una soluzione: una trattativa però che fino ad ora non è andata a buon fine. E così i rifugiati continueranno a dormire per strada. Come Left ha raccontato oltre 800 rifugiati sono stati sgomberati dal palazzo occupato di piazza Indipendenza lo scorso 19 agosto. Nel palazzo occupato dal 2013, ex sede dell'Istituto superiore di protezione ambientale (Ispra), trovavano rifugio più di 250 famiglie per la maggior parte formate da rifugiati eritrei ed etiopi e al momento dello sgombero non sono state fornite soluzioni alternative ai rifugiati, che si sono visti costretti a dormire per strada. Tramite questa nota l'Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) lo scorso 21 agosto ha espresso la propria preoccupazione per lo sgombero dei rifugiati: «L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), esprime profonda preoccupazione per lo sgombero senza preavviso ieri di circa 800 rifugiati dal palazzo di via Indipendenza a Roma. Il palazzo, occupato nel 2013, era abitato prevalentemente da rifugiati eritrei e etiopi presenti a Roma stabilmente da molti anni.Desta inoltre particolare preoccupazione l’assenza di soluzioni alternative per la maggioranza delle persone sgomberate. Infatti nonostante ad alcune persone vulnerabili sia stato concesso di rimanere nel palazzo, circa 200 persone, tra cui circa 50 donne, sono state costrette a dormire in strada vicino a Via Indipendenza.Questa operazione si aggiunge ad un quadro già problematico, sono centinaia infatti le persone in fuga da guerre e persecuzioni in transito nella città di Roma, attualmente costrette a dormire per strada in assenza di strutture di accoglienza adeguate.La situazione di grave disagio e marginalità in cui vivono migliaia di rifugiati, incluse molte famiglie con bambini, in insediamenti informali ed occupazioni si protrae ormai da molti anni rendendo urgente la messa in atto di concrete strategie di intervento sociale per tali contesti. Unhcr auspica che le autorità a livello locale e nazionale possano trovare una soluzione immediata per le persone attualmente all’addiaccio e che possano garantire ai beneficiari di protezione internazionale presenti a Roma adeguati servizi per l’integrazione».

A Roma in questi giorni un centinaio di rifugiati somali ed eritrei, sgomberati dal palazzo “occupato” in piazza Indipendenza sabato scorso, hanno dormito nei giardini adiacenti alla stazione Termini, sia per protestare contro la decisione del Comune sia perché le istituzioni non hanno offerto alcuna soluzione alternativa al momento dello sgombero. E questa mattina sono stati nuovamente cacciati. Questa volta la polizia ha ordinato loro di lasciare i loro giacigli di fortuna, per andare non si sa dove.

Come riporta il Redattore sociale nel frattempo in Prefettura si è svolta una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza a cui hanno partecipato – oltre al prefetto Paola Basilone – la Regione, il Comune e la proprietà dell’immobile sgomberato. È iniziata una trattativa tra gli occupanti e il Comune per trovare una soluzione: una trattativa però che fino ad ora non è andata a buon fine. E così i rifugiati continueranno a dormire per strada.

Come Left ha raccontato oltre 800 rifugiati sono stati sgomberati dal palazzo occupato di piazza Indipendenza lo scorso 19 agosto. Nel palazzo occupato dal 2013, ex sede dell’Istituto superiore di protezione ambientale (Ispra), trovavano rifugio più di 250 famiglie per la maggior parte formate da rifugiati eritrei ed etiopi e al momento dello sgombero non sono state fornite soluzioni alternative ai rifugiati, che si sono visti costretti a dormire per strada.

Tramite questa nota l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) lo scorso 21 agosto ha espresso la propria preoccupazione per lo sgombero dei rifugiati: «L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), esprime profonda preoccupazione per lo sgombero senza preavviso ieri di circa 800 rifugiati dal palazzo di via Indipendenza a Roma. Il palazzo, occupato nel 2013, era abitato prevalentemente da rifugiati eritrei e etiopi presenti a Roma stabilmente da molti anni.Desta inoltre particolare preoccupazione l’assenza di soluzioni alternative per la maggioranza delle persone sgomberate. Infatti nonostante ad alcune persone vulnerabili sia stato concesso di rimanere nel palazzo, circa 200 persone, tra cui circa 50 donne, sono state costrette a dormire in strada vicino a Via Indipendenza.Questa operazione si aggiunge ad un quadro già problematico, sono centinaia infatti le persone in fuga da guerre e persecuzioni in transito nella città di Roma, attualmente costrette a dormire per strada in assenza di strutture di accoglienza adeguate.La situazione di grave disagio e marginalità in cui vivono migliaia di rifugiati, incluse molte famiglie con bambini, in insediamenti informali ed occupazioni si protrae ormai da molti anni rendendo urgente la messa in atto di concrete strategie di intervento sociale per tali contesti. Unhcr auspica che le autorità a livello locale e nazionale possano trovare una soluzione immediata per le persone attualmente all’addiaccio e che possano garantire ai beneficiari di protezione internazionale presenti a Roma adeguati servizi per l’integrazione».