Il governatore forzista Giovanni Toti lancia la «meritoria iniziativa» del tappeto rosso nei luoghi simbolo della regione, subito bacchettata dalla Soprintendenza. Poi gli effetti del Piano casa e la legge sui porticcioli: destra e sinistra si equivalgono nell’incuria del territorio

«I red carpet sono una meritoria iniziativa di promozione territoriale e la loro installazione è regolare, al punto che la Sovrintendenza non ha emesso alcun provvedimento». Giovanni Toti, governatore della Liguria da maggio 2015, non retrocede. L’ex direttore del Tg4, ex consigliere politico e probabilmente anche ex uomo di fiducia del Cavaliere, ex europarlamentare, continua a promuovere «La Liguria dei red carpet – emozioni da star», come si spiega sul sito web #LamiaLiguria, «un tappeto rosso da stendere sull’intera regione, su quella nota, conosciuta, famosa in tutto il mondo, ma anche su quella quotidiana, vissuta tutti i giorni da migliaia di persone».

La trovata ad effetto per l’estate 2017 è questa. Andare alla scoperta della Liguria passeggiando sul tappeto rosso, attraverso borghi, percorsi costieri e Comuni. Quelli che «che intendono valorizzare le loro eccellenze, sia gastronomiche che culturali e turistiche». Una striscia di circa 50 chilometri dall’entroterra al mare, che unisce simbolicamente tutta la regione. «È un simbolo, ma aiuta a cambiare la mentalità», secondo il governatore Toti. «I red carpet sono stati autorizzati come “installazioni temporanee”, secondo le normative sulle autorizzazioni paesaggistiche: significa che dopo l’estate ce li lasceremo alle spalle. E l’anno prossimo spero che non se ne parli più», dice invece il Soprintendente unico della Liguria Vincenzo Tiné.

Già, perché la questione fa discutere. Quelle strisce rosse srotolate in molti dei luoghi simbolo della Liguria corrono il rischio di omologare piuttosto che esaltare. Proprio per questo la Soprintendenza è corsa ai ripari decidendo che i red carpet non possano finire a ridosso di monumenti di pregio architettonico e storico. Così sono stati accorciati quelli di Cervo, di Portovenere, fino alla spianata antistante la chiesa di San Pietro e di Dolceacqua, fino all’inizio della salita che porta al castello. Pensare che il pericolo per la Liguria sia scampato sarebbe un’illusione. Anche qui, come altrove, spesso si prova a forzare la mano…

L’articolo di Manlio Lilli prosegue su Left in edicola


SOMMARIO ACQUISTA