L’ascesa nucleare della Corea del Nord è stata principale responsabilità degli Usa. Ora è diventata una minaccia. Ma il vero pericolo rimangono le migliaia di testate in costante stato di allerta di Washington

Sembra che il rischio di una guerra nucleare che riporterebbe l’umanità all’età delle caverne sia tutto da imputare a quel pazzo di Kim Jong Un. Bisogna in primo luogo ristabilire il giusto ordine delle cose. Il pericolo di un conflitto atomico incombe da tempo. Il crollo dell’Urss rese evidente che gli arsenali nucleari accumulati durante la Guerra Fredda perdevano ogni “scopo” (in realtà pretestuoso poiché il coinvolgimento dell’Urss nella folle corsa agli armamenti fu un fattore non secondario del suo crollo), e iniziò un processo di riduzione delle testate che erano 75.000 a metà degli anni ‘80. Ma alla fine degli anni ‘90 le tensioni internazionali si acuirono e sorsero altre potenze nucleari tra cui, nel 1998, India e Pakistan che oggi hanno 120-130 testate a testa.

Il processo di disarmo non solo andò progressivamente rallentando ma – cosa più grave – i generali e i governanti “sdoganarono” queste armi, considerandole realmente utilizzabili, e risolutive, in un conflitto. Gli Stati Uniti, e con loro la Russia, hanno mantenuto migliaia di missili intercontinentali in stato di allerta immediata, pronti al lancio (launch on warning): come tenere il dito sul grilletto, una vera ricetta per il disastro. Si intuisce da analisi e preparativi che gli Usa si sono preparati per essere nelle condizioni di fare tuttavia il rischio non è soltanto che un presidente megalomane come Trump lanci un first-strike nucleare. Vi è il pericolo concreto che un attacco nucleare scatti per un falso allarme, o un errore. È un pericolo al quale l’umanità è miracolosamente scampata molte volte durante l’era nucleare.

E la situazione diventa sempre più grave con l’aumento delle tensioni che si aggiungono a quello della sofisticazione e degli automatismi dei sistemi di allarme e di controllo. In tutto questo i media occidentali hanno un’enorme responsabilità. Avendo alimentato nell’opinione pubblica la convinzione che ormai, dopo il crollo dell’Urss, le armi nucleari non abbiano più costituito un problema. Ora il brusco risveglio? Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica la Corea del Nord è stata spesso sotto tiro da Washington e dall’inizio degli anni ‘90 ha cominciato ad agitare la minaccia di sviluppare armi nucleari. La storia è lunga e complessa, ma i punti significativi sono due….

L’articolo di Angelo Baracca prosegue su Left in edicola


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