Il diplomatico italiano a Buenos Aires che salvò centinaia di giovani in fuga dalla repressione, parla dei casi di desaparición. «Negli anni 70 la giunta argentina faceva sparire gli esseri umani, oggi gli Stati Ue e la Nato creano simili condizioni contro i migranti»

Non solo non vengono considerati dei cittadini, ma nemmeno uomini, non gli viene cioè riconosciuta la personalità umana» dice Enrico Calamai dei casi di desaparición nell’America Latina ma anche di quelli, diversi, ma simili per certi aspetti, dei migranti e dei rifugiati “fatti sparire” nei campi di detenzione in Libia o scomparsi nelle acque del Mediterraneo. Ha tutte le carte in regola per affermarlo, il diplomatico italiano in Argentina ai tempi della dittatura militare di Videla. A Buenos Aires – ma prima si era trovato in Cile durante il golpe di Pinochet -, il giovane vice console Calamai riuscì a salvare centinaia di connazionali perseguitati dal regime, come ha raccontato nel libro Niente asilo politico. Alcuni anni fa è stato uno dei promotori del comitato Giustizia per i nuovi desaparecidos, stabilendo un’analogia tra le sparizioni dei giovani oppositori di un regime ben definito come quello argentino e la scomparsa dei migranti vittime della politica degli Stati europei e dei Paesi Nato.
Enrico Calamai, partendo dalla sparizione dell’attivista Santiago Maldonado, che impressione le fa sentir parlare ancora di desaparición in Argentina?
Premetto che conosco poco l’Argentina di oggi. So però che c’è un governo neoliberista e che il neoliberismo è l’opposto del rispetto dei diritti umani con politiche che sono al limite fra il rispetto e l’abuso dei diritti umani. So che ci sono tanti casi di abuso aperti, sfrontati, voluti, come minaccia in un Paese in cui queste violazioni in passato sono state massicce e lasciano ancora oggi un’ombra di terrore sulla popolazione. Nel caso di questo ragazzo non so esattamente cosa possa essere successo, certo, il governo argentino non risponde alle sollecitazioni che vengono dalle Nazioni unite. E la cosa triste è che mi pare che neanche tanti governi europei facciano pressione. Tra questi c’è anche quello italiano. Se Roma facesse un passo diplomatico serio, duro, negoziato con gli altri partner comunitari, verso il governo argentino, qualcosa di più si verrebbe a sapere. A questo proposito mi viene in mente una realtà totalmente diversa come la sparizione di Giulio Regeni. Soltanto quando il governo italiano…

L’intervista di Donatella Coccoli a Enrico Calamai prosegue su Left in edicola


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