«Sono stato da una psicoanalista», ha dichiarato Bergoglio. La sua “confessione” è stata rilanciata con la solita enfasi acritica dai media nostrani. Erano gli anni della dittatura di Videla e questo ci dice che la psicoanalisi non era ritenuta sovversiva. Ma qual è il messaggio che il pontefice ha voluto lanciare con questa sua ammissione?

Molte testate giornalistiche hanno riportato la notizia della uscita del libro, di Domique Wolton dal titolo Pape Francois, rencontre avec Domique Wolton. Il giornale francese Le figaro ha pubblicato un’anticipazione dalla quale si apprende che papa Francesco dal 1978 al 1979 si è sottoposto ad una psicoanalisi con una donna di religione ebraica ad un ritmo di una seduta alla settimana per 6 mesi.
Prima di morire la donna avrebbe contattato il prelato per un «colloquio spirituale». Sulla base di queste scarne rivelazioni è difficile valutare a fondo il significato dell’episodio biografico di Bergoglio: ciò che si può preliminarmente fare è di collocarlo sullo sfondo del periodo storico in cui è avvenuto. Nella seconda metà degli anni 70 era presidente dell’Argentina, Jorge Rafael Videla, a capo di una giunta militare tristemente famosa per i suoi crimini contro l’umanità.
Videla ha dichiarato nel 1978 al Times di Londra che «un terrorista» (!?) non è solo qualcuno con una pistola o una bomba, ma anche «chi diffonde idee contrarie alla civiltà cristiana occidentale». L’intransigenza ideologica che giustifica la crociate ha una lunga tradizione nella Chiesa cattolica: la complicità morale del cattolicesimo con Videla e compagni è solo uno dei tanti episodi storici di collusione con regimi totalitari; i neonati sottratti alle madri, torturate e uccise, e i desaparecidos, fra cui molti preti aderenti alla teologia della liberazione ne sono stati i terribili effetti collaterali in Argentina. Di quest’ultimi se ne è parlato in un documentatissimo libro-inchiesta di F. Tulli Figli rubati. L’Italia, la Chiesa e i desaparecidos (L’Asino d’oro ed.). Sono state individuate complicità nascoste della Chiesa con le operazioni criminali della giunta militare come quelle che ha portato alla luce Horatio Verbisky in La chiesa del silenzio a proposito di Bergoglio o come il caso di preti che parteciparono addirittura alle torture e assolsero i voli della morte.
Ci fu una responsabilità della psichiatria e della psicoanalisi parallelamente a quella della Chiesa cattolica in appoggio alla politica repressiva dello Stato? Dalla deposizione di Juan Domingo Perón (1955) al 1983 l’Argentina fu soggetta, con qualche intervallo, a una serie di regimi autoritari sempre più violenti durante i quali la psicoanalisi ebbe un eccezionale sviluppo. Si confermava una tendenza che si era manifestata durante il nazismo: Anna Freud e lo psicoanalista Ernest Jones credevano che la psicoanalisi potesse sopravvivere in un contesto totalitario…

L’articolo dello psichiatra Domenico Fargnoli prosegue su Left in edicola


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