Dimmi chi candidi e ti dirò chi sei. Dovrebbe funzionare così se non fosse che i candidati a sostegno di un aspirante presidente (o sindaco o addirittura premier) di solito vengono vissuti come un “fastidio obbligatorio”. Ogni volta la stessa storia: dicono che sono tutti incensurati, che hanno firmato un certo patto etico e tutte quelle altre cose. Eppure i candidati in Sicilia a sostegno di Fabrizio Micari sono il manifesto di una scelta politica che sì accade in Sicilia eppure somiglia così tanto anche al piano nazionale che è stato (e forse che sarà).
C’è l’assessore uscente del governo Crocetta, Alessandro Baccei, lo stesso che Renzi aveva voluto spedire in Sicilia (sì, sì, è fiorentino, lo scrivo per i malpensanti, che ogni tanto a malpensare ci indovinano) commiserando di fatto il governatore siciliano. Dice il Pd che il nuovo progetto per la nuova Sicilia «deve essere in netta discontinuità con il governo Crocetta» e quindi hanno pensato bene di candidare il suo assessore. Niente male.
Candidano anche Vincenzo Vinciullo che nell’assemblea regionale ci è entrato alle ultime elezioni sotto la bandiera del Pdl e ora leader degli alfaniani. Niente di nuovo sotto il sole, insomma.
C’è Valeria Sudano, entrata in consiglio regionale con il “Cantiere popolare” del ministro Romano (sì, proprio lui) per poi transitare dalle parti dell’Udc e infine ovviamente approdare al Pd. Valeria Sudano, manco a dirlo, è una dei delfini preferiti dall’ex presidente Totò Cuffaro: «Li ho tirati su io, come la mia amica Valeria Sudano», ripete fiero Vasa Vasa.
E poi c’è quel Nicola D’Agostino che è stato il capogruppo di Mpa (il partito di Raffaele Lombardo, sì, proprio lui).
Micari si dice soddisfatto di avere composto le liste in fretta e con serenità.
Ottimo. Contento lui.
Buon giovedì.