«Irricevibile», così il ministro Calenda ha definito il piano dell'azienda. In ballo 4mila licenziamenti e azzeramento del contratto attuale per chi resta. Il disastro per il settore metallurgico a Taranto e a Genova. Re David, Fiom Cgil: «Nessun esubero, continueremo la mobilitazione»

“Irricevibile”, basta solo questo aggettivo. E salta l’incontro di oggi sul futuro dell’Ilva al Ministero dello Sviluppo economico. «La proposta dell’azienda su salario ed inquadramento dei lavoratori è irricevibile», scrive il ministro Carlo Calenda sul suo profilo twitter. «Tavolo aggiornato», scrive dopo lo stop dell’incontro su Ilva al Ministero da lui guidato.
«Bisogna ripartire dall’accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti». Così Calenda ha spiegato ai giornalisti che gli chiedevano come mai il tavolo Ilva fosse durato così poco.
Mentre i dipendenti degli stabilimenti Ilva – tra cui Genova e Taranto – effettuano lo sciopero di 24 ore indetto a partire dalle 7 di stamani da Fim, Fiom, Uilm e Usb, a Roma andava in scena una trattativa-lampo risoltasi in un nulla di fatto. Sembra che la delegazione dei vertici di ArcelorMittal che ha preso le redini dell’azienda metallurgica sia rimasta “sconcertata” dall’azione del governo. In ballo ci sono 4mila licenziamenti – di cui 3mila a Taranto – su 14mila dipendenti complessivi. Per chi rimane, però, l’azienda prevede un ricollocamento secondo il Jobs act e quindi con l‘azzeramento delle condizioni attuali contrattuali e la perdita dell’anzianità.
«Il governo ha fatto saltare il tavolo sulla base del fatto che l’azienda non rispetta nemmeno gli impegni assunti con il governo che sono le condizioni salariali e l’inquadramento di chi rimane alla fine del piano. Per quanto ci riguarda questo aspetto va di pari passo con il fatto che non ci deve essere nessun esubero», ha detto all’uscta dell’incontro Francesca Re David segretaria Fiom Cgil. «Per noi le condizioni contrattuali e le condizioni dei diritti di chi resta non è inscindibile con il fatto che non ci può essere un licenziamento». Quindi stato di agitazione in tutti gli stabilimenti e un pacchetto di ore di sciopero a disposizione. L’autunno di fuoco che il nuovo segretario aveva preannunciato in una intervista a Left a luglio purtroppo è arrivato.