Che meraviglia vedere i benpensanti che benpensano e benscrivono un po’ dappertutto ergendosi giudici dei tempi di denuncia di Asia Argento, che “solo ora” (come Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow) ha trovato il coraggio di denunciare il produttore di Hollywood Harvey Weinstein, uno dei tanti uomini che vive il potere spicciolo della propria posizione come carne a forma di uomo attaccata al proprio pene.
La colpa di Asia Argento (e di molte altre) sarebbe quella di avere “beneficiato” del rapporto sessuale estorto oppure di averlo denunciato troppo tardi oppure di non avere avuto “il coraggio di dire no” e per qualcuno anche tutte e tre le colpe insieme.
Evidentemente, mi deve essere sfuggito, da qualche parte si è deciso, in caso di stupro, di aprire la sagra della bile e dei giudizi sulla stuprata piuttosto che sullo stupratore, tutti presi (uomini e donne) dall’ansia di farsi saputelli come dal manuale della “brava stuprata”, seguendo le regole dei modi e dei tempi che ha deciso il senso comune. Evidentemente da qualche parte ci deve essere scritto che la paura (come la sottomissione e la vergogna e il dolore così difficile da elaborare) debba seguire le buone maniere. Mica lui, il maiale, no: tutti a giudicare la paura.
Nessuno che si interroghi sui contesti e sulle condizioni del ricatto. No, no. Troppo complesso. E la complessità non va di moda nei pensieri che annaspano per stare nei 140 caratteri. E la ferocia delle donne che, come dice bene Michela Murgia, “hanno ingoiato la cultura maschilista” racconta bene lo stremo di questo Paese nella capacità di comprendere le fragilità degli altri.
Poi, in tutto questo, mai nessuno che qui da noi (nemmeno gli eroi e le eroine che strepitano in queste ore) abbia il coraggio di raccontare delle migliaia di Harvey Weinstein nostrani, con nomi e cognomi italiani, che tastano l’eventuale disponibilità delle provinanti o delle “sottoposte” solo per aggiungere un tacca alla propria viscida libido. Quello che tutti sanno ma non dicono di “mostri sacri della televisione”, di registi vicini all’Oscar, di decine di agenti televisivi che trattano le donne come carne fresca. Nessuno che abbia il coraggio di dire che di Asie Argento qui in Italia è zeppo, anche se hanno dovuto subire per prospettive molto più corte. O forse è proprio quello il problema. E la ferocia.
Buon venerdì.