“E’ aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nordafrica. Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti”. A scriverlo è un testo scolastico “Diventa protagonista” (editore Il Capitello), in uso in quest’anno scolastico nelle scuole italiane.
La segnalazione di una mamma è stata ripresa su twitter dal collettivo Baobab che, da Roma, resiste alla narrazione tossica di questa epoca su stranieri e rifugiati e la notizia, per fortuna, ha già fatto il giro dei quotidiani italiani. Quel paragrafo a pagina 94 del sussidiario scolastico è la naturale evoluzione di un inquinamento che parte da lontano, irresponsabilmente soffiato da chi continua a credere che la propaganda poi, con gli anni, non si trasformi in un sedimento sociale e culturale inevitabilmente normalizzato.
Per capirsi: il problema non è Libero, Salvini o qualsiasi fomentatore di xenofobia ma piuttosto è l’onda lunga che quelle sparate che inevitabilmente segnano nuove pericolose distanze tali da far apparire “moderato” ciò che invece oltrepassa il lecito e l’etico. Così si trasforma in potabile qualcosa di velenoso e si crea l’ambiente ideale perché ogni volta ce se ne accorga sempre un po’ meno.
Non è un inciampo: è un primo risultato delle colpevoli (e generali) nostre distrazioni.