La Regione Marche, quella con l’area del cratere più vasta deve ancora smaltire 1,1 milioni di tonnellate di macerie. Su 87 Comuni colpiti sono ancora 52 quelli che continuano ad averne sul proprio territorio.

“Questa é anche l’occasione per confermare con tutte le difficoltà, le strozzature buracratiche, i ritardi, l’impegno del governo non solo per l’emergenza, ma per essere a fianco delle popolazioni colpite da queste sequenze sismiche dai borghi colpiti dai beni culturali distrutti dei cittadini che devono restare in questi luoghi perche senza la loro presenza sarà molto difficile restituire la vita. Il governo é impegnato nell’attività di ricostruzione e in quella di prevenzione”. Le parole del premier Gentiloni agli Stati generali del paesaggio, a Roma, hanno chiamato l’applauso del pubblico, ad un anno dal terremoto che ha provocato la morte di tante persone e ha distrutto tanti centri, piccoli e grandi, tra il Lazio, le Marche e l’Umbria. “Attività di ricostruzione” che quindi, per Paolo Gentiloni, procede, spedita. Eppure le voci che provengono da quei territori raccontano altro. Descrivono situazioni differenti. Parlano di centri nei quali la fase della ricostruzione non può prendere avvio perchè strade e piazze sono ancore invase da macerie. Ad un anno di distanza.
La Regione Marche, solo per citare alcuni dei dati snocciolati da Castelli, con l’area del cratere più vasta, ha stimato un totale 1,1 milioni di tonnellate di macerie.
“Su 87 Comuni colpiti sono ancora 52 quelli del cratere che continuano ad avere macerie sul proprio territorio. Solo nella città di Ascoli, a un anno dal terremoto, non meno di tremila persone, su una popolazione complessiva di cinquantamila, stanno ancora aspettando di capire se la propria abitazione sia utilizzabile o meno”, ha spiegato Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno intervenendo al convegno organizzato dall’Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici su “Il terremoto fra codice appalti, anticorruzione e ricostruzione. Il punto ad un anno dal sisma del 30 ottobre”. Certo c’é San Severino Marche, liberato. Il primo comune marchigiano ad essere stato completamente liberato dalle 21.961,18 tonnellate di macerie che la ingombravano. “San Severino è stato un comune modello per la gestione delle macerie: uno dei pochi ad aver redatto il Piano macerie e il cronoprogramma richiesti dalla Regione e ad aver perfettamente rispettato i tempi”, dice l’assessore Angelo Sciapichetti. Una bella notizia se non fosse che rimane la sola. Altrove c’é ancora molto da fare. Il governatore marchigiano Ceriscioli rivendica che quasi il 95% delle macerie pubbliche sono state portate via. Vero! Ma quelle private sono ancora lì, nella quasi totalità. Anche se in misura variabile. A Norcia, Preci e Cascia ne sono state rimosse quasi il 18%. A Gualdo di Castesantangelo sul Nera é tutto fermo. A Campotosto oltre alla totalità di quelle causate dall’ultimo sisma, ci sono ancora quelle provocate dal terremoto del 2009. L’attenuante che bisogna rispettare una normativa complessa e stringente, ormai non è più giustificazione. Quelle macerie continuano ad impedire la ricostruzione, ma anche la ripresa economica come ribadiscono Confindustria e Ance Marche. Quelle macerie continuano ad ingombrare edifici privati e tante chiese, molti monumenti. Queste ultime operazioni non possono che richiedere un’attenzione diversa rispetto a quella richiesta per la rimozione delle macerie causate dal crollo delle abitazioni. E’ naturale che sia così. Ma il nuovo inverno che in molti di quei luoghi é già arrivato, non promette nulla di buono. In quale condizioni di conservazione possono trovarsi gli intonaci affrescati, le parti lignee delle coperture ma amche le pietre crollate?
Dagli inizi di questa vicenda é cambiato il Commissario per la ricostruzione. Al posto di Vasco Errani, Paola De Micheli. A capo del Governo, Gentiloni ha sostituito Renzi. In molti paesi sono venuti in visita tanti rappresentanti politici. Le istituzioni sono andate a promettere vicinanza ed aiuti. A rassicurare. A chiedere ancora pazienza.
Quelle macerie smentiscono ogni cosa. Smascherano incapacità grossolane di chi continua a promettere. “Il terremoto è come una prova da sforzo, sollecita in maniera rilevante tutti i gangli dello Stato e fa affiorare tutto ciò che non funziona. In questa occasione, purtroppo, è emerso uno Stato incapace di restituire il vantaggio pubblico che la gente si aspetta in questi momenti”, ha detto il sindaco di Ascoli Piceno, Castelli.
Ecco qual’è il problema. Ecco perché le parole di Gentiloni sono solo una vuota commemorazione. In questa situzione come stupirsi che si continui a parlare di emergenza e non di ricostruzione?