Lelio La Porta, autore di antologie scolastiche sui testi dell'autore dei Quaderni del carcere: «I manuali dovrebbero dare più spazio al suo pensiero ma anche gli insegnanti dovrebbero farlo conoscere»

«Gramsci scriveva ed era come se lo facesse rivolgendosi sempre ai giovani». Dice così Lelio La Porta, insegnante di liceo romano, curatore di diverse antologie per le scuole dei testi gramsciani e studioso dell’autore dei Quaderni del carcere. La Porta è protagonista il 15 novembre di un incontro alla Casa della memoria a Roma proprio dedicato a “Un Gramsci per le scuole”.
Sta per concludersi l’anno gramsciano, nell’ottantesimo anniversario della morte e negli ultimi mesi gli appuntamenti pubblici si sono intensificati. Come se ci fosse voluto del tempo per elaborare e offrire al pubblico studi e ricerche su un pensatore così complesso e al tempo stesso così attuale. E come se mese dopo mese, ci si rendesse conto sempre di più della rilevanza di Gramsci in questo momento storico, così frammentato e “molecolare” per usare u suo aggettivo. La cosa interessante è che adesso, si tratta di incontri con studiosi che in qualche modo si rivolgono alla scuola o che comunque vedono l’università al centro, i luoghi di formazione,  centri che dovrebbero essere propulsori di cultura e di emancipazione, almeno come li intendeva Gramsci e non luoghi dal sapere accademico ed escludente.

A marzo, ricordiamo,  si sono tenuti degli incontri con gli studenti a Ghilarza, il paese di Gramsci, con Noemi Ghetti, autrice di due libri – Gramsci nel cieco carcere degli eretici, L’Asino d’oro e La cartolina di Gramsci, Donzelli – dedicati all’autore de i Quaderni del carcere, di cui Left ha parlato a suo tempo; incontri poi che sono proseguiti in istituti superiori, sempre con Ghetti, a Latina e in Calabria. Qualcosa si è mosso anche all’università: il 20 ottobre, coordinato da Donatello Santarone, con studenti liceali e universitari, presso il dipartimento di Scienze della formazione di Roma III si è svolto il convegno su L’aspetto pedagogico in Gramsci.

Il 15 novembre è la volta di Roma, alla Casa della memoria (via S.Francesco di Sales). “Un Gramsci per le scuole” vede tra i relatori, Raul Mordenti, professore di critica letteraria all’Università Tor Vergata e autore de Gli occhi di Gramsci. Introduzione alla vita e all’opera del padre del comunismo italiano, Tina Costa staffetta partigiana e vice presidente vicaria Anpi di Roma e Lelio La Porta, docente a Roma e curatore dell’antologia Un Gramsci per le nostre scuole, pubblicato da Editori Riuniti, la storica casa editrice del partito comunista che ha ripreso il vecchio catalogo. La Porta era intervenuto anche al convegno il 20 ottobre a Roma III.

Qual è il rapporto tra Gramsci e la scuola italiana in questo momento?
«Gramsci, innanzitutto, essendo l’intellettuale italiano più studiato e tradotto al mondo, secondo solo a Dante Alighieri, dovrebbe quanto meno avere più spazio nei manuali», risponde La Porta. «Si è partiti da 10 righe per arrivare a una pagina e mezzo, ma lo spazio è sempre limitato per un protagonista della cultura italiana e mondiale. E poi bisognerebbe che gli insegnanti facessero gli insegnanti con Gramsci, cominciassero cioè a parlarne veramente», continua il docente. Il 5 maggio è uscita una circolare del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli intitolata “Anniversario di Antonio Gramsci” in cui si invitavano insegnanti e studenti ad una riflessione su questo grande italiano, «una circolare che tutto ha fatto meno che circolare», dice La Porta un po’ amareggiato.

Eppure conoscere Gramsci per i giovani sarebbe fondamentale. «Da lui si apprendono tante cose non solo a livello culturale, ma anche soprattutto a livello etico. Pensiamo solo alla riflessione che fa sull’indifferenza e sulla necessità di partecipare alla vita. Potrebbe diventare un grande maestro, se fosse stato il mio insegnante l’avrei riempito di domande», continua La Porta. Per Gramsci lo studio aveva un valore assolto, come dimostra del resto la sua stessa vita e la passione per la conoscenza che ha contraddistinto i quasi dieci anni in carcere.
Gramsci potrebbe servire inoltre per ripensare la scuola. «Il modello che ci viene proposto oggi è un modello aziendalistico, segnato da quell’alternanza scuola lavoro che francamente mi sembra un modo per sottrarre alla didattica quello che dovrebbe essere l’apprendimento, la ricerca, l’approfondimento. Lo scopo non è per niente legato alle esigenze di una scuola moderna e democratica. Qui stiamo perdendo il senso della democrazia», sottolinea La Porta.

L’antologia scolastica che ha curato per Editori riuniti si è basata sugli scritti giovanili – «avendo già fatto con Giovanni Prestipino un’antologia dai Quaderni» – a partire dal tema della licenza elementare. «E poi ho scelto quei testi che presentavano temi cari alla sensibilità dei ragazzi. Tenendo presente quello che diceva Paolo Spriano qualche anno fa e cioè che in Gramsci non c’è un testo specifico rivolto ai giovani, ma tutto quello che scrive è per loro». La “simpatia con amore”, scriveva Spriano. Ed è proprio questo elemento che scorre nei suoi testi, sempre rivolti al coltettivo, mai autoreferenziali.

Di Gramsci si parla anche all’università di Bari dove è in programma un convegno che si sviluppa in tre giornate, dal 16 al 18 novembre. “Gramsci la guerra e la rivoluzione tra Oriente e Occidente”, promosso dalla Fondazione Gramsci di Puglia, il Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani e la International Gramsci Society Italia. Un focus approfondito che abbraccia la storia, la politica e la società in un continuum tra gli anni “grandi e terribili” di Gramsci e l’oggi. Tra i relatori, nomi noti degli studi gramsciani, da Guido Liguori a Donald Sassoon, da Massimo Modonesi a Giuseppe Vacca, fino anche a Paolo Ercolani. Ci saranno studiosi stranieri che faranno il punto sulla ricerca gramsciana in Russia, Romania, Ungheria e Cina. L’ultimo giorno, sabato 18 novembre, è dedicato alle scuole. Con le lenti di Gramsci: la didattica come tasformazione e la “scuola creativa”, prevede gli interventi di studenti di cinque istituti superiori pugliesi che affronteranno temi complessi come la figura dell’intellettuale tra idee e nazioni, il concetto di egemonia in Gramsci e Laclau, il fordismo, dal gorilla ammaestrato all’automa della società 5.0, la comprensione dei subalterni. Come si vede argomenti che da Gramsci arrivano all’oggi, una prova ulteriore, se ce ne fosse bisogno, dell’estrema attualità del suo pensiero. Sempre a Bari, al Museo civico, dal 15 novembre al 15 dicembre è allestita la mostra I quaderni e i libri del carcere, a cura della Fondazione Gramsci.

Ancora: il 16 novembre, a partire dalle ore 9.30 nella Sala Comparetti della Biblioteca umanistica dell’Università di Firenze in piazza Brunelleschi si tiene una conferenza del professor Luciano Canfora che ha scritto la prefazione del libro Antonio Gramsci, Il giornalismo, il giornalista curato da Gianluca Corradi con postfazione di Giorgio Frasca Polara edito dalla casa editrice Tessere. L’iniziativa in questo caso è dell’Udu, (Unione degli universitari) Sinistra Universitaria.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.