«La presentazione di una lista unitaria è condizione necessaria ma non sufficiente» scrivono su Left Felice Besostri e Umberto Merisi, rivolgendosi a Roberto Speranza, Giuseppe Civati e Nicola Fratoianni. «Il progetto della lista e quello di una nuova formazione politica debbono andare insieme».

L’appuntamento nazionale del prossimo 3 dicembre è particolarmente importante. Potrebbe segnare una data storica per la sinistra e di conseguenza per la democrazia italiana. La data della rinascita della sinistra in Italia, come parte di un risorgimento europeo. Come forza politica autonoma, organizzata, moderna, rappresentativa, radicata nei territori e nella società, di lotta e di governo.

Bisogna assolutamente evitare gli errori del passato. L’appuntamento del 3 dicembre non deve apparire come solo quello della presentazione di una lista unitaria. La lista è condizione necessaria ma non sufficiente. La politica dei due tempi sarebbe esiziale. Progetto della lista e quello di una nuova formazione politica debbono andare insieme. Sarebbe un segnale importante che nel documento che indice l’Assemblea nazionale del 3 ci sia espresso riferimento alla necessità di costruire al tempo stesso: programma, partito e lista come inizio di un processo aperto.

Chi verrà a Roma il 3 dicembre deve sapere che si impegna non solo per una lista, ma anche per un progetto politico e sociale. Un appuntamento storico e di svolta, con l’obiettivo di cambiare l’agenda di questi anni. Quella della sinistra certo, ma anche del centro-sinistra così come è stato dall’Ulivo fino al Pd. Realizzare infatti una sinistra nuova, adeguata alle sfide del XXI secolo, non può significare solo rompere con le politiche neo-liberiste e di penalizzazione e anzi umiliazione del lavoro e dei suoi diritti; occorre darsi la forza indispensabile a rovesciare una deriva ormai trentennale con un progetto di riforma della società.

Per questo una nuova organizzazione, un nuovo partito, una nuova prospettiva strategica, ma anche una nuova cultura politica. Formule come “contaminazione”, “sinistra-centro”, “campo largo”, “non voglio un partito ma riaprire la partita” non le vogliamo più sentire. Sono alla base delle sconfitte di questi anni, della nostra subalternità, della scomparsa della sinistra. Indizi di una cultura politica vecchia, residuale, perdente. Per noi parole-chiave sono autonomia, alternativa, lavoro, solidarietà, democrazia, Costituzione, ambiente, pace, diritti sociali e civili.

Anche per questo intendo proporre alcune considerazioni sul documento che prepara l’appuntamento del 3. Non prima però di un inciso. L’invito a firma Speranza, Fratoianni, Civati che annuncia il 3 dicembre presenta aspetti imbarazzanti. Detto che comincia con “Cari italiani/Care italiane”, invita poi ad una “grande assemblea popolare”. Assemblea però non declinata politicamente, la parola “sinistra” non c’è, ma non sarebbe bastata da sola senza un recupero dei filoni ideali storici della sinistra: socialista, comunista, libertario, dell’ambientalismo e dei diritti civili. Un appello che pare amorfo e sfuggente. Prosegue con un elenco di punti di programma: lavoro, diseguaglianze, sfruttamento, povertà, Costituzione ecc. Cose certo importanti, ma se manca la definizione del soggetto politico resta solo il tradizionale ‘libro dei sogni’ della sinistra italiana. La conclusione è: “il 3 dicembre daremo vita a qualcosa che ancora non c’è e di cui l’Italia ha bisogno”. Lo speriamo tutti, ma una migliore aggettivazione politica è indispensabile.

Ma veniamo al vero e proprio documento. Inizia dicendo che insieme ad una lista unitaria alle prossime elezioni politiche, intendiamo costruire “un progetto credibile solido ed autonomo”. Anche qui giusto ma insufficiente, per non dire sfuggente. Manca il coraggio di dire che con la lista nascerà un nuovo partito che ridia una rappresentanza al popolo, che vive del suo lavoro o nella speranza di averlo. Anche più avanti c’è l’invito a “costruire un grande spazio pubblico”, ma non si fa politica con “un grande spazio pubblico”. Queste ambiguità sono indice di un problema politico di fondo. Dobbiamo affrontarlo e risolverlo, altrimenti gli stessi punti di programma individuati nel documento, giusti e condivisibili, non avranno gambe per camminare.

C’è una divaricazione fra programma e politica. Occorre assolutamente rimediare. Le forze ci sono, finora rifugiate nell’astensione o nella protesta. Bisogna recuperare lo spirito del referendum del 4 dicembre, la domanda di democrazia, tradita dalle leggi elettorali incostituzionali e di novità che la straordinaria vittoria del “No” ha imposto al sistema politico tutto.

La sinistra italiana può rinascere. Bisogna tornare a disporsi, con forza e intelligenza, dalla parte giusta della storia.