In Patagonia, a Bariloche, la Gendarmeria argentina spara su un gruppo di manifestanti. Muore un ragazzo e molti i feriti lassù nelle montagne vicino al parco sottratto agli indigeni

La Patagonia grida ancora Maldonado e lo grida forte al suo funerale, con una scritta sui fiori bianchi: “los dinosaurios van a desaparecer”, i dinosauri scompariranno. Mercedes Inigo porta la corona tra le mani: era la sua fidanzata. I dinosauri scompariranno: sembra una promessa, mentre un altro, ennesimo Maldonado è morto.

Giustizia lo gridava ad alta voce, con coraggio, anche Rafael Nahuel, 22 anni, deceduto durante le ultime proteste per colpi d’arma da fuoco. Secondo la polizia, erano solo spari d’intimidazione contro “violenti”. Rafael un giorno e mezzo fa era con gli altri ragazzi del gruppo del Resistencia Ancestral Mapuche, la Ram, e della comunità Lafken Winkul Mapu, quando la Gendarmeria ha aperto il fuoco a una manciata di chilometri da Bariloche, nella regione dei sette laghi. È deceduto sulla via dell’ospedale, mentre i suoi compagni tentavano di salvarlo. I ragazzi della Ram volevano occupare una piazza dove costruire alloggi, senza essere appoggiati dall’intera comunità, per la loro scelta della lotta armata, che mira a creare una nazione Mapuche.

Anche nella provincia di Buenos Aires, intorno alla bara di Maldonado, dopo che il suo cadavere è stato ritrovato il 17 ottobre a Rio Chubut, ci sono stati scontri seguiti al blocco stradale represso dalle stesse divise armate. Juicio y castigo a los culpables era la scritta sui muri e tra le mani della comunità indigena. Asfissia, annegamento e ipotermia. All’autopsia di Maldonado hanno preso parte 50 periti e avvocati: gli ha dato la morte quel fiume che voleva attraversare scappando dalla Gendarmeria di Macri.

Gli attivisti da una parte all’altra del territorio ora chiedono la scarcerazione del leader Facundo Jones Huala. «Prima, per questa oppressione, e per la perdita di un guerriero durante la battaglia, eravamo tristi, ma continueremo la nostra lotta, per difendere la nostra terra» ha detto il cugino di Rafael. La lotta continuerà, ha ripetuto, nonostante la repressione della polizia di Mauricio Macri è in aumento, come le sue divise nel territorio.

Il giovane Rafael è morto tra le montagne, vicino al parco sottratto alla sua comunità giovedì scorso per volere del governo. Secondo Moira Millan, oltre all’omicidio di Nahuel, anche molte altre persone sono state ferite e si trovano ora all’ospedale Ramon Carrillo. L’avvocato della comunità, Natalia Araya, ha detto che si batterà «per vedere garantita la sicurezza della comunità per strada». «Oggi piangiamo il caduto, è morto in una maniera dignitosa, nella sua terra, territorio Mapuche» ha ripetuto il cugino di Rafael alla comunità indigena.