Mentre nelle varie televisioni si è già in piena campagna elettorale a colpi di tweet, slogan e fantasia in quel dimenticato posto che è il Parlamento e le sue commissioni in occasione della votazione della prossima manovra finanziaria (la cosiddetta “legge Bilancio”) ieri ancora una volta il tema del lavoro è sparito dalle priorità del governo.
Anzi. A dire la verità non sparisce “il lavoro” tutto tondo ma, come regolarmente accade, sparisce la discussione sui diritti e sui lavoratori che appaiono un fastidioso ingombro nello spedito cammino verso la produttività. Riepilogando: quando qualche mese fa Sinistra italiana, Possibile e Mdp fecero notare che il Jobs Act avrebbe avuto bisogno di urgenti correzioni qualcuno della maggioranza rispose che non ci sarebbe stato nessun problema a correggere il tiro durante la discussione della legge Bilancio, negando di fatto la possibilità di aprire la questione al Senato.
Si trattava principalmente di stringere le possibilità di rinnovo dei contratti a tempo determinato e ampliare le indennità da pagare ai lavoratori in caso di licenziamento illegittimo. Bene. Ieri il presidente della commissione Lavoro della Camera, su indicazione del governo e del relatore della manovra, ha deciso bene di ritirare gli emendamenti che avrebbero dovuto raddrizzare il tiro (di una pessima legge) trincerandosi dietro bisbigliato “peccato” proferito ai giornalisti come se fosse cosa da poco conto.
Una promessa non mantenuta, l’ennesima, su un tema di cui tutti si riempiono la bocca per poi disattenderlo alla prova dei fatti. Niente da fare, rimane tutto com’è e, se ci fate caso, la notizia non sembra solleticare le prime pagine dei giornali.
Segnatevelo da qualche parte, prima delle prossime elezioni.
Buon mercoledì.