Nella calza della Befana gli italiani hanno trovato una matita truccata che li obbliga a votare con la legge elettorale detta Rosatellum. Ma oltre al carbone e all’aumento del costo della spesa (a tutto vantaggio di chi produce la bioplastica dei sacchetti Mater-Bi) trovano anche l’amarissima sorpresa di una missione in Niger. A Camere sciolte sarà votato il via libera. Il premier Gentiloni ha detto che serve per «fermare i terroristi». Quali? Non è uno Stato terrorista quello che nega i diritti degli italiani senza cittadinanza e fa accordi con i libici che gestiscono lager per migranti? A denunciare il ministro dell’Interno Minniti e l’Italia, dopo il rappresentante Onu per i diritti umani, ora è anche il Tribunale dei popoli. Lo documentiamo in un ampio speciale. Ma non solo. In questa Italia che il 4 marzo andrà a votare (mentre il Pd e Forza Italia apparentemente si sfidano, e sotto banco valutano possibili accordi) suona strano parlare di rivolta e rivoluzione. Quelle parole che risuonavano quotidianamente nelle strade e nelle piazze cinquant’anni fa, oggi sembrano desuete. Fu una follia pronunciarle allora? Il ‘68 sembra lontanissimo. Una distanza siderale ci separa dalle istanze di quegli anni. Il centrosinistra di oggi le rende quasi inimmaginabili. Eppure in una società ancora arretrata, contadina e castrata dal cattolicesimo ci fu una rivolta spontanea di giovani all’insegna dell’antimilitarismo, del pacifismo (almeno nella prima stagione beat). Lottavano contro una scuola autoritaria e dogmatica, contro una società perbenista, lottavano per i diritti dei lavoratori, per il divorzio, perché non fossero più proibiti gli anti concezionali. Quei giovani di allora portavano avanti i loro ideali criticando la politica tradizionale anche quella dei partiti di sinistra. Gran parte della redazione di Left non ha vissuto quegli anni. Avvicinandosi la ricorrenza del cinquantenario ci siamo accorti che ci serviva uno sforzo di immaginazione per comprenderli, non bastavano i libri, i film, la musica. Allora abbiamo chiesto a chi li ha vissuti di raccontarceli e di aiutarci a capire che cosa non funzionò. Perché la rivolta pacifista sfociò nella lotta armata? Perché il rifiuto di un’uguaglianza di regime che uccideva la creatività e l’identità personale non divenne libertà di pensiero, ma rivolta anti-identitaria, suicidio nella droga? Perché il sogno di una sessualità libera e aperta finì nell’anaffettività di Porci con le ali?

Nella calza della Befana gli italiani hanno trovato una matita truccata che li obbliga a votare con la legge elettorale detta Rosatellum. Ma oltre al carbone e all’aumento del costo della spesa (a tutto vantaggio di chi produce la bioplastica dei sacchetti Mater-Bi) trovano anche l’amarissima sorpresa di una missione in Niger. A Camere sciolte sarà votato il via libera. Il premier Gentiloni ha detto che serve per «fermare i terroristi». Quali? Non è uno Stato terrorista quello che nega i diritti degli italiani senza cittadinanza e fa accordi con i libici che gestiscono lager per migranti?

A denunciare il ministro dell’Interno Minniti e l’Italia, dopo il rappresentante Onu per i diritti umani, ora è anche il Tribunale dei popoli. Lo documentiamo in un ampio speciale. Ma non solo. In questa Italia che il 4 marzo andrà a votare (mentre il Pd e Forza Italia apparentemente si sfidano, e sotto banco valutano possibili accordi) suona strano parlare di rivolta e rivoluzione. Quelle parole che risuonavano quotidianamente nelle strade e nelle piazze cinquant’anni fa, oggi sembrano desuete. Fu una follia pronunciarle allora? Il ‘68 sembra lontanissimo. Una distanza siderale ci separa dalle istanze di quegli anni. Il centrosinistra di oggi le rende quasi inimmaginabili.

Eppure in una società ancora arretrata, contadina e castrata dal cattolicesimo ci fu una rivolta spontanea di giovani all’insegna dell’antimilitarismo, del pacifismo (almeno nella prima stagione beat). Lottavano contro una scuola autoritaria e dogmatica, contro una società perbenista, lottavano per i diritti dei lavoratori, per il divorzio, perché non fossero più proibiti gli anti concezionali. Quei giovani di allora portavano avanti i loro ideali criticando la politica tradizionale anche quella dei partiti di sinistra.

Gran parte della redazione di Left non ha vissuto quegli anni. Avvicinandosi la ricorrenza del cinquantenario ci siamo accorti che ci serviva uno sforzo di immaginazione per comprenderli, non bastavano i libri, i film, la musica. Allora abbiamo chiesto a chi li ha vissuti di raccontarceli e di aiutarci a capire che cosa non funzionò. Perché la rivolta pacifista sfociò nella lotta armata? Perché il rifiuto di un’uguaglianza di regime che uccideva la creatività e l’identità personale non divenne libertà di pensiero, ma rivolta anti-identitaria, suicidio nella droga? Perché il sogno di una sessualità libera e aperta finì nell’anaffettività di Porci con le ali?