Lo scorso numero Left ha dedicato la copertina al giorno della memoria. Il giorno in cui si ricordano le vittime della Shoah nel giorno della liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945. Come ogni settimana abbiamo promosso la copertina su Facebook per farla conoscere ai nostri lettori. Abbiamo avuto un grande riscontro con oltre 4.500 like. E questo è senz’altro un fatto molto positivo. Come sempre però, accanto agli apprezzamenti, abbiamo ricevuto moltissimi commenti negativi e in alcuni casi anche molto violenti, contrari alla nostra copertina. Niente di insolito, succede sempre. Accettiamo il confronto e la dialettica anche se molto aspra. In questo caso però non era in nessun modo accettabile. Abbiamo deciso di cancellarli. Non era possibile discutere con persone che di fatto giustificano quell’orrore accusando noi e chi celebra la giornata della memoria di non parlare dei crimini “dell’altra parte politica”. Cioè siccome noi abbiamo dedicato la copertina alla giornata della memoria e non abbiamo detto “però anche tutti gli altri crimini sono altrettanto gravi” non siamo corretti e quindi siamo in effetti “fascisti”. Sappiamo bene quali siano stati i crimini dei regimi comunisti e non li giustifichiamo affatto. Così come non giustifichiamo mai, in nessun caso, qualunque tipo di sopraffazione violenta di un essere umano su un altro. Noi sosteniamo che la verità umana, la vera realtà profonda di realizzazione di ognuno, è la realizzazione degli altri. Mai e poi mai la morte. Ha risposto straordinariamente bene un lettore, Claudio Contin, in un bellissimo commento: «... Mai nella storia, si è visto progettare a tavolino, con totale freddezza e determinazione, lo sterminio di un popolo, studiando le possibili forme di eliminazione, le formule dei gas più letali ed efficaci, allestendo i ghetti nelle città occupate, costruendo i campi, studiando una complessa logistica nei trasporti e molto altro. La soluzione finale non è stata solo un atto di inaudita violenza, ma soprattutto un progetto collettivo, un sistema di morte. Il giorno della memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, ne sostenere un’assai poco ambita superiorità del dolore ebraico. Non è infatti un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Non è la pietà dei morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quello che è accaduto. Perché quello che è successo non debba più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile Europa, milioni di persone hanno permesso che tutto ciò accadesse». Quello che scrive il lettore riflette in pieno il mio pensiero ed è per questo che l’ho riportato integralmente. Mi preme però sottolineare che nello sterminio nazista c’è una differenza rispetto agli altri genocidi. I nazisti hanno cercato di realizzare, di rendere reale, la pulsione di annullamento, scoperta e teorizzata nel 1971 da Massimo Fagioli nel suo Istinto di morte e conoscenza (L’Asino d’oro). Essa pulsione realizza la non esistenza di un rapporto e dell’oggetto del rapporto. Tale non esistenza è un pensiero, non è una realtà. È un’idea di non esistenza. Ed è esattamente quanto pensavano i nazisti nei confronti degli ebrei. Gli ebrei non dovevano esistere. Dovevano scomparire. Come se non fossero mai esistiti. I forni crematori erano necessari per eliminare fisicamente i corpi. Non doveva rimanere nessuna traccia. Qui sta la differenza. I nazisti hanno realizzato materialmente la pulsione di annullamento. Chi agisce la pulsione di annullamento rende inesistente la realtà con cui ha rapporto. Gli esseri umani non lo sono più, umani. Diventano “cose” da eliminare. Nella mente di chi agisce la pulsione di annullamento non c’è omicidio perché non c’è rapporto. Non esiste l’altro. Si può eliminare perché già eliminato mentalmente. È un pensiero schizofrenico. È un pensiero malato che non è di tutti gli esseri umani. Ciò che spaventa, che rende lo sterminio nazista intollerabile, è questo processo prima di annullamento e poi, conseguentemente, di omicidio di milioni di persone. È lo sgomento di fronte alla mamma schizofrenica che uccide il bambino. È lo sgomento di fronte alla violenza incomprensibile e inumana del malato di mente. C’è un incomprensibile, un inumano che è della pulsione di annullamento ed è ciò che rende il nazismo e il fascismo crimini contro l’umanità. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola

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Lo scorso numero Left ha dedicato la copertina al giorno della memoria. Il giorno in cui si ricordano le vittime della Shoah nel giorno della liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945. Come ogni settimana abbiamo promosso la copertina su Facebook per farla conoscere ai nostri lettori. Abbiamo avuto un grande riscontro con oltre 4.500 like. E questo è senz’altro un fatto molto positivo. Come sempre però, accanto agli apprezzamenti, abbiamo ricevuto moltissimi commenti negativi e in alcuni casi anche molto violenti, contrari alla nostra copertina. Niente di insolito, succede sempre. Accettiamo il confronto e la dialettica anche se molto aspra. In questo caso però non era in nessun modo accettabile. Abbiamo deciso di cancellarli. Non era possibile discutere con persone che di fatto giustificano quell’orrore accusando noi e chi celebra la giornata della memoria di non parlare dei crimini “dell’altra parte politica”.

Cioè siccome noi abbiamo dedicato la copertina alla giornata della memoria e non abbiamo detto “però anche tutti gli altri crimini sono altrettanto gravi” non siamo corretti e quindi siamo in effetti “fascisti”. Sappiamo bene quali siano stati i crimini dei regimi comunisti e non li giustifichiamo affatto. Così come non giustifichiamo mai, in nessun caso, qualunque tipo di sopraffazione violenta di un essere umano su un altro. Noi sosteniamo che la verità umana, la vera realtà profonda di realizzazione di ognuno, è la realizzazione degli altri. Mai e poi mai la morte.

Ha risposto straordinariamente bene un lettore, Claudio Contin, in un bellissimo commento: «… Mai nella storia, si è visto progettare a tavolino, con totale freddezza e determinazione, lo sterminio di un popolo, studiando le possibili forme di eliminazione, le formule dei gas più letali ed efficaci, allestendo i ghetti nelle città occupate, costruendo i campi, studiando una complessa logistica nei trasporti e molto altro. La soluzione finale non è stata solo un atto di inaudita violenza, ma soprattutto un progetto collettivo, un sistema di morte. Il giorno della memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, ne sostenere un’assai poco ambita superiorità del dolore ebraico. Non è infatti un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Non è la pietà dei morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quello che è accaduto. Perché quello che è successo non debba più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile Europa, milioni di persone hanno permesso che tutto ciò accadesse».

Quello che scrive il lettore riflette in pieno il mio pensiero ed è per questo che l’ho riportato integralmente. Mi preme però sottolineare che nello sterminio nazista c’è una differenza rispetto agli altri genocidi. I nazisti hanno cercato di realizzare, di rendere reale, la pulsione di annullamento, scoperta e teorizzata nel 1971 da Massimo Fagioli nel suo Istinto di morte e conoscenza (L’Asino d’oro). Essa pulsione realizza la non esistenza di un rapporto e dell’oggetto del rapporto. Tale non esistenza è un pensiero, non è una realtà. È un’idea di non esistenza. Ed è esattamente quanto pensavano i nazisti nei confronti degli ebrei. Gli ebrei non dovevano esistere. Dovevano scomparire. Come se non fossero mai esistiti. I forni crematori erano necessari per eliminare fisicamente i corpi. Non doveva rimanere nessuna traccia. Qui sta la differenza. I nazisti hanno realizzato materialmente la pulsione di annullamento. Chi agisce la pulsione di annullamento rende inesistente la realtà con cui ha rapporto. Gli esseri umani non lo sono più, umani. Diventano “cose” da eliminare.

Nella mente di chi agisce la pulsione di annullamento non c’è omicidio perché non c’è rapporto. Non esiste l’altro. Si può eliminare perché già eliminato mentalmente. È un pensiero schizofrenico. È un pensiero malato che non è di tutti gli esseri umani. Ciò che spaventa, che rende lo sterminio nazista intollerabile, è questo processo prima di annullamento e poi, conseguentemente, di omicidio di milioni di persone. È lo sgomento di fronte alla mamma schizofrenica che uccide il bambino. È lo sgomento di fronte alla violenza incomprensibile e inumana del malato di mente. C’è un incomprensibile, un inumano che è della pulsione di annullamento ed è ciò che rende il nazismo e il fascismo crimini contro l’umanità.

L’editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola


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