Il caso di Valentina, una ragazza morta perché i medici obiettori le hanno negato l'aborto terapeutico deve illuminare tutte le donne che rischiano la vita in nome della religione. A teatro il 9 e 10 febbraio la pièce scritta da Elisabetta Canitano

Valentina Milluzzo, ricoverata nell’ospedale Cannizzaro a Catania muore il 16 ottobre del 2016 perché nessuno le ha proposto di effettuare un aborto terapeutico alla diciassettesima settimana e le sono state rifiutate le cure in nome dell’obiezione di coscienza anche mentre ormai stava morendo per un’infezione generalizzata.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare la sua morte, perché deve fare da luce per tutte le donne che sono ogni giorno a rischio di ricevere cure inadeguate alle loro necessità in nome di un’ideologia religiosa che sostiene che la vita immortale è da preferire alla vita che abbiamo, e che quindi il peccato sia da rifiutare a costo della propria sopravvivenza, con mille sfumature usate per confonderci e non farci capire quello che sta succedendo.
Per esempio dire che – siccome anche la Chiesa afferma che salvare le donne dalla morte è giusto a qualunque costo – se non lo fanno e le lasciano morire non è semplicemente mai successo… è un salto mortale illogico difficile da capire per i laici ma chiarissimo per chi frequenta la Chiesa, casa madre della bugia, come sostenere di nascere da un povero e trasformarsi in un luogo di ricchezza e potere.
Dopo i roghi delle donne definite streghe non avremmo mai pensato che sarebbe ricominciato questo sproloquio senza senso sulla scissione fra il corpo mortale, e quindi di secondaria importanza, e l’anima immortale da salvaguardare a costo di perdere il primo. E invece, lasciando a qualcuno più bravo di me una valutazione del ritorno in questa epoca dei fondamentalismi nel mondo, è indispensabile fare una riflessione proprio su coloro che vogliono il controllo sul nostro corpo ritenendo i nostri interessi, le nostre scelte, i nostri dolori, persino la nostra sopravvivenza fisica, di secondaria importanza rispetto alla necessità di salvare l’anima. La loro o la nostra.
La presenza sempre maggiore della sanità religiosa nel nostro Paese, pagata con fondi pubblici, ma che non disdegna il Qatar nel proprio consiglio di amministrazione, getta un’inquietante ombra sulla possibilità di far valere i propri diritti, i diritti di scelta delle cure e l’applicazione delle Leggi dello Stato italiano. È come se questo Stato nello Stato, il Vaticano, avesse abbandonato la lotta parlamentare per la conquista dell’Italia, e ne avesse aperta un’altra, molto più subdola e sotterranea, per la conquista diretta delle nostre istituzioni, che provochi di fatto un collasso dei nostri diritti.
Sotto la bandiera della libertà di istruzione, da parte del Pd, si sono favoriti i voucher in modo che le famiglie ricevano il costo standard di un’istruzione e lo spendano dove meglio credono. Ma ovviamente la maggioranza delle scuole private italiane sono scuole confessionali in cui l’istruzione è gestita da religiosi. Sotto la bandiera della libera concorrenza in sanità si è favorita l’assistenza religiosa, che ha significato una – neanche tanto lenta – conquista delle cure da parte delle istituzioni religiose. L’ultimo convegno del ministero della Salute sui consultori familiari a Roma è stato aperto e chiuso dall’arcidiocesi alla presenza di Lorenzin.
Sotto la bandiera della bontà i fondi per il contrasto alla povertà non vengono impiegati per il reinserimento dei cittadini svantaggiati ma per favorire la crescita delle istituzioni religiose caritatevoli come la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e numerose altre più piccole che hanno tutto l’interesse a mantenere alto il numero di cittadini affidati alle loro cure e privi di autonomia.
Abbiamo avuto l’esperienza della legge 194/78, svuotata dalla progressiva obiezione di coscienza e dalla presenza di direttori dei reparti di maternità pubblici laici legati a istituzioni religiose: in Lombardia Comunione e liberazione, grazie a Formigoni e alla Lega, nel Lazio il Vaticano e l’Opus dei, grazie al Pd.
Ora dobbiamo prepararci alla battaglia sul testamento biologico. L’Associazione delle ospedalità religiose chiese nell’aprile 2017 di poter non assistere i pazienti che abbiano firmato le Dat (in occasione dell’approvazione alla Camera avvenuta il 20 aprile, ndr), e di poterli trasferire in un ospedale laico (ammesso che nel frattempo ne esistano ancora) in caso di conflitto con la religione.
La legge, nella sua ultima stesura approvata al Senato in dicembre non parla di possibilità da parte del medico di rifiutarsi, ma il ministro Lorenzin ha promesso di incontrare le strutture ospedaliere religiose per valutare le opportune modalità applicative.
D’altra parte dovremo essere pronti ad affrontare medici come il dottor Paolo Maria Rossini (ordinario di neurologia all’Università Cattolica e direttore dell’Area neuroscienze della fondazione policlinico Gemelli) che il 19 aprile 2017 ha dichiarato al Corriere della sera: «Il corpo umano non è proprietà del singolo, che non ne può quindi disporre a piacer suo. Il corpo umano appartiene a Dio e io per questo motivo cercherò sempre di salvarlo, finché è possibile».
Nella lotta secolare, ben descritta da Ermanno Rea nel libro La fabbrica dell’obbedienza fra Stato del Vaticano e cittadini italiani, per la conquista delle istituzioni, stiamo attraversando uno dei momenti più bassi, grazie sostanzialmente al Pd, che si è rivelato la longa manus delle istituzioni religiose (ricordiamo Binetti? Sappiamo davvero chi è Lorenzin, ministra inossidabile di governi Pd?).
Pensando a Valentina Milluzzo, morta perché il problema fondamentale del personale che la assisteva era non compiere peccato mortale e non farlo commettere a lei, io ritengo che sia necessario e urgente prendere coscienza collettivamente e individualmente di ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Anche per questo ho scritto un testo teatrale ispirato alla sua vicenda, con la collaborazione del Teatro Causa. Lo spettacolo si intitola Io obietto e andrà in scena a Roma il 9 e il 10 febbraio al teatro del Quarticciolo, con le attrici Laura Nardi, Gaia Insenga, Gemma Carbone e Daniela Giordano. Per spiegare come è possibile che accada ancora. Che sia accaduto ieri, che accada oggi, e che sia ancor più possibile che accada domani.
È importante che ci siamo tutti, che prendiamo coscienza del problema, che ci difendiamo da questo attacco fondamentalista religioso sempre più visibile.