«Abbiamo assunto la decisione, non senza preoccupazione e inquietudine, di sospendere la manifestazione nazionale del 10 febbraio». Con queste parole Anpi, Cgil, Arci e Libera hanno comunicato di non partecipare al corteo previsto sabato a Macerata, la manifestazione organizzata in risposta all’attentato fascista di Luca Traini, ora accusato di strage aggravata dalla finalità di razzismo. La decisione – presa in seguito all’invito del primo cittadino del capoluogo Romano Carancini (Pd) a fermare tutte le manifestazioni previste in città – ha subito sollevato un vespaio di polemiche. Tra i primi commenti sul web, numerosissime critiche da parte dei militanti delle quattro realtà e semplici cittadini di sinistra, che non hanno compreso il significato di questo “passo indietro”. Ad ogni modo, diverse realtà politiche e sociali – tra cui Potere al popolo – hanno confermato che un corteo si terrà comunque. Nel frattempo, CasaPound oggi ha tenuto una conferenza stampa nel capoluogo marchigiano, e domani Forza nuova terrà un presidio in piazza Battisti, indetto sotto lo slogan aberrante: «Di immigrazione si muore». Abbiamo cercato di capire il perché di questo dietrofront, insieme a Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi.
Non pensa che rispettare il volere di un sindaco che – di fatto – mette sullo stesso piano manifestazioni fasciste e antifasciste, chiedendo di sospenderle entrambe, sia un atto grave, che “legittima” questa tremenda equiparazione?
Capisco, e son anch’io critica col sindaco, nei modi e nella sostanza. Innanzitutto perché poteva avvertirci prima della sua richiesta, e poi perché le manifestazioni fasciste andrebbero tutte vietate a prescindere. Purtroppo, essendo CasaPound ammessa alle elezioni democratiche, non è facile… Noi tra l’altro avevamo già lanciato un appello insieme a 23 associazioni perché le liste fasciste non fossero ammesse alla competizione elettorale. Il punto è che Macerata è una città provata da tante cose , dal terremoto e da questi due terribili fatti di cronaca (l’attentato fascista di Luca Traini, e la tragica vicenda di Pamela Mastropietro, ndr). Perciò abbiamo ragionato: la scelta più semplice sarebbe stata dire «andiamo, i pullman sono già pronti e succeda quello che deve succedere». Ma sarebbe stata una decisione che non avrebbe tenuto conto della richiesta di un primo cittadino di una città, e il nostro sarebbe stato un atteggiamento antidemocratico, che non ci appartiene.
Dunque le richieste di un sindaco vanno sempre rispettate. E se il sindaco fosse stato di CasaPound?
Noi abbiamo tenuto conto dell’opinione di un sindaco democratico. Certo se fosse stato di CasaPound… Ma non ce ne sono di sindaci di questa forza politica, e per fortuna sarà difficile che ce ne siano mai, il popolo italiano è un popolo saggio.
Avete comunque intenzione di fare qualcosa, una manifestazione alternativa?
Si, faremo una grande manifestazione antifascista nel giro di poche settimane, chiameremo i cittadini a partecipare e ad essere con noi. Il sindaco scrive: «Credo che ci sia un tempo per il silenzio e un tempo per manifestare, tutti insieme, a favore della vita, per la nostra Costituzione, per i diritti alla legalità», chiedendo dunque una sospensione dovuta alla contingenza. Ripeto, noi avremmo potuto scegliere di andare, sarebbe stata la scelta più semplice, ma anche la meno rispettosa di una istituzione repubblicana eletta dai cittadini. Inoltre, il sindaco chiama in causa la Costituzione, che – lo ricordo – è antifascista, non a-fascista.
Ma allora, perché il sindaco non ha detto semplicemente “fermiamo le manifestazioni fasciste”?
A me hanno detto che oggi CasaPound sia stata costretta a fare una cosa al chiuso in un luogo privato (in realtà, il segretario nazionale di Cp Simone Di Stefano ha tenuto una conferenza stampa per le strade della città, insieme ad altri sostenitori e simpatizzanti del movimento di ultradestra, ndr). Ad ogni modo, la decisione di non misconoscere la richiesta del sindaco è stata fatta anche da Cgil, Libera e Arci: non abbiamo sottovalutato l’impatto terribile che questa scelta avrebbe prodotto su tanta nostra opinione pubblica, ma volevamo evitare una situazione di incomprensione e di violenza.
In che senso? Perché ci sarebbero dovute essere delle violenze?
No, credo anche io che quando gli antifascisti scendono in piazza si tratta sempre di giornate pacifiche. Ma decine di migliaia di persone, in una città di 41mila abitanti, avrebbero prodotto un grandissimo sconquasso e pochissima condivisione da parte dei cittadini, data anche la posizione del sindaco, secondo cui la tranquillità della sua gente sarebbe stata messa a repentaglio dalla presenza di tante persone.
Dunque, seguendo il suo ragionamento, la manifestazione che volete fare più avanti, non sarà a Macerata?
No, non la faremo lì. Penso ad una manifestazione con migliaia e migliaia di persone, da organizzare rapidamente, in un luogo più idoneo. Dovremo riunirci coi 23 firmatari dell’appello “Mai più fascismi”, lo faremo venerdì mattina. Nel frattempo, abbiamo assunto una responsabilità difficile e in un momento estremamente difficile. Esiste un fronte democratico che sa prendere anche posizioni impopolari, che saranno comprese più avanti. Noi vogliamo uno stato democratico, dove i sindaci vengano rispettati, i governi vengano rispettati, dove non ci siano forze politiche che predicano il razzismo… Ma le istituzioni si rispettano a prescindere da chi le governa.
Altre forze politiche hanno comunque confermato la loro presenza al corteo di sabato. Qualcuno, a parte voi, ci sarà.
Penso di si, può anche darsi che siano in tanti, non lo so. Ad ogni modo anche noi faremo una manifestazione più avanti, e i soci Anpi non si pentiranno di averci sostenuto fino ad ora. Certo, bisogna dire che ci sono sindaci non all’altezza del loro ruolo in questo Paese… Ma noi comunque rispettiamo le istituzioni.
*AGGIORNAMENTO* di giovedì 8 febbraio alle 00:25
Sia il Prefetto di Macerata Macerata Roberta Preziotti, che il ministro dell’Interno Marco Minniti, hanno dichiarato che, se tutte le manifestazioni nel capoluogo non verranno sospese, provvederanno a farlo loro d’imperio. Insomma, dopo un attentato fascista, si proibisce agli antifascisti la libertà di manifestare.