Ad un anno dalla sua scomparsa abbiamo voluto dedicare un secondo numero speciale di Left a Massimo Fagioli, colonna portante di questo settimanale fin dalla nascita, venerdì 17 febbraio nel 2006, con la sua rubrica Trasformazione. Già da oltre quarant’anni lo psichiatra Fagioli era un punto di riferimento imprescindibile, con la sua ricerca e teorizzazione scientifica, non solo per chi fa psichiatria. Ma anche per chi fa cultura, informazione e politica a sinistra. Perché solo la sua scoperta della dinamica della nascita permette di dare un fondamento universale e incontrovertibile alla parola uguaglianza, sgombrando il campo dal razzismo e dall’ipocrisia della carità. Perché solo scoprendo la nascita del pensiero dalla biologia, come capacità di immaginare, che poi si sviluppa nel rapporto umano irrazionale, senza coscienza, senza linguaggio articolato del primo anno di vita, ci possono essere identità e libertà, senza coercizioni e imposizioni dall’esterno. Di quanto sia importante oggi rileggere i testi di Fagioli per costruire una vera sinistra scrive splendidamente Matteo Fago nel suo editoriale. Nel presentarvi con orgoglio questo numero ricchissimo di contenuti, vorrei tornare a sottolineare la straordinaria storia di Left, settimanale di sinistra e ateo (l’unico in Italia) che, avendo come faro il pensiero nuovo di Massimo Fagioli, è riuscito a evitare le secche dell’astratto spiritualismo ma anche quell’arido razionalismo che riduce la realtà umana a una sola dimensione, quella del rapporto con la realtà materiale, come vuole il capitalismo che vede l’essere umano solo come consumatore. A partire dalla nuova visione della realtà umana proposta dallo psichiatra Fagioli, la nostra critica al modello neoliberista e a una mentalità fondata su religione e ragione si è sviluppata e si dipana di settimana in settimana dando molta importanza alla ricerca e all’arte in tutte le sue forme, come espressione del non cosciente, della fantasia, di quel mondo interno che gli artisti sanno esprimere con forme e colori, con la musica, con la poesia. Le immagini sono pensiero. Di più. Sono linguaggio, ha affermato Massimo Fagioli ribaltando una millenaria storia che condanna il mondo irrazionale, che condanna la donna e il bambino, considerato alla stregua di un piccolo animale da un pensiero filosofico che vede nel Logos il fondamento dell’identità umana. Con le sue rivoluzionarie scoperte scientifiche Massimo Fagioli ha dato un futuro alla psichiatria, ma ha anche aperto nuove prospettive di ricerca in molti altri ambiti del sapere. Lo ha fatto - cosa del tutto inusuale - anche accettando di scrivere su un settimanale che si rivolge al grande pubblico, portando la ricerca psichiatrica nella discussione pubblica, aprendosi al confronto, al dibattito, rifiutando la violenza nascosta nella cultura dominante che ancora non si è liberata dell’oppressione della religione e dall’ombra lunga del freudismo, dell’esistenzialismo, dei pensatori della morte, che ancora è prigioniera della visione cieca dell’organicismo. Di questo (e di molto altro) gli siamo profondamente grati. Anche per come l’ha fatto su queste pagine, regalandoci i frutti più alti della sua riflessione e della sua ricerca. Basta leggere le sue tre rubriche che abbiamo riproposto su questo numero. Gli siamo riconoscenti anche per come l’ha fatto. Ideando pagine che sembrano quadri, opere d’arte in cui scrittura e immagini trovano un’inedita composizione. La sua “Cascata del mare”, il disegno che campeggia nell’ultima versione della sua rubrica, ci appare come una straordinaria rappresentazione di un mondo irrazionale in cui le categorie della coscienza e della ragione sono del tutto sovvertite. Immagini e parole mostrano un’intima corrispondenza tra forma e contenuto, senza trascurare i minimi dettagli: la percezione delirante avrebbe potuto nascondersi, com’era accaduto, in un particolare dissonante che sfuggendo alla percezione della veglia poteva emergere dai sogni per quella stupefacente capacità di cogliere ciò che si muove oltre la superficie dei fenomeni avvertiti dalla coscienza. Anche la grafica doveva essere coerente con i contenuti, in un equilibrio suscettibile di rinnovamento e perfezionamento. Cura, formazione e ricerca erano la dorsale di tutto il suo lavoro. Ora abbiamo un patrimonio immenso di idee da sviluppare. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola

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Ad un anno dalla sua scomparsa abbiamo voluto dedicare un secondo numero speciale di Left a Massimo Fagioli, colonna portante di questo settimanale fin dalla nascita, venerdì 17 febbraio nel 2006, con la sua rubrica Trasformazione. Già da oltre quarant’anni lo psichiatra Fagioli era un punto di riferimento imprescindibile, con la sua ricerca e teorizzazione scientifica, non solo per chi fa psichiatria. Ma anche per chi fa cultura, informazione e politica a sinistra. Perché solo la sua scoperta della dinamica della nascita permette di dare un fondamento universale e incontrovertibile alla parola uguaglianza, sgombrando il campo dal razzismo e dall’ipocrisia della carità. Perché solo scoprendo la nascita del pensiero dalla biologia, come capacità di immaginare, che poi si sviluppa nel rapporto umano irrazionale, senza coscienza, senza linguaggio articolato del primo anno di vita, ci possono essere identità e libertà, senza coercizioni e imposizioni dall’esterno.

Di quanto sia importante oggi rileggere i testi di Fagioli per costruire una vera sinistra scrive splendidamente Matteo Fago nel suo editoriale. Nel presentarvi con orgoglio questo numero ricchissimo di contenuti, vorrei tornare a sottolineare la straordinaria storia di Left, settimanale di sinistra e ateo (l’unico in Italia) che, avendo come faro il pensiero nuovo di Massimo Fagioli, è riuscito a evitare le secche dell’astratto spiritualismo ma anche quell’arido razionalismo che riduce la realtà umana a una sola dimensione, quella del rapporto con la realtà materiale, come vuole il capitalismo che vede l’essere umano solo come consumatore.

A partire dalla nuova visione della realtà umana proposta dallo psichiatra Fagioli, la nostra critica al modello neoliberista e a una mentalità fondata su religione e ragione si è sviluppata e si dipana di settimana in settimana dando molta importanza alla ricerca e all’arte in tutte le sue forme, come espressione del non cosciente, della fantasia, di quel mondo interno che gli artisti sanno esprimere con forme e colori, con la musica, con la poesia. Le immagini sono pensiero. Di più. Sono linguaggio, ha affermato Massimo Fagioli ribaltando una millenaria storia che condanna il mondo irrazionale, che condanna la donna e il bambino, considerato alla stregua di un piccolo animale da un pensiero filosofico che vede nel Logos il fondamento dell’identità umana.

Con le sue rivoluzionarie scoperte scientifiche Massimo Fagioli ha dato un futuro alla psichiatria, ma ha anche aperto nuove prospettive di ricerca in molti altri ambiti del sapere. Lo ha fatto – cosa del tutto inusuale – anche accettando di scrivere su un settimanale che si rivolge al grande pubblico, portando la ricerca psichiatrica nella discussione pubblica, aprendosi al confronto, al dibattito, rifiutando la violenza nascosta nella cultura dominante che ancora non si è liberata dell’oppressione della religione e dall’ombra lunga del freudismo, dell’esistenzialismo, dei pensatori della morte, che ancora è prigioniera della visione cieca dell’organicismo.

Di questo (e di molto altro) gli siamo profondamente grati. Anche per come l’ha fatto su queste pagine, regalandoci i frutti più alti della sua riflessione e della sua ricerca. Basta leggere le sue tre rubriche che abbiamo riproposto su questo numero. Gli siamo riconoscenti anche per come l’ha fatto. Ideando pagine che sembrano quadri, opere d’arte in cui scrittura e immagini trovano un’inedita composizione. La sua “Cascata del mare”, il disegno che campeggia nell’ultima versione della sua rubrica, ci appare come una straordinaria rappresentazione di un mondo irrazionale in cui le categorie della coscienza e della ragione sono del tutto sovvertite. Immagini e parole mostrano un’intima corrispondenza tra forma e contenuto, senza trascurare i minimi dettagli: la percezione delirante avrebbe potuto nascondersi, com’era accaduto, in un particolare dissonante che sfuggendo alla percezione della veglia poteva emergere dai sogni per quella stupefacente capacità di cogliere ciò che si muove oltre la superficie dei fenomeni avvertiti dalla coscienza. Anche la grafica doveva essere coerente con i contenuti, in un equilibrio suscettibile di rinnovamento e perfezionamento. Cura, formazione e ricerca erano la dorsale di tutto il suo lavoro. Ora abbiamo un patrimonio immenso di idee da sviluppare.

L’editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola


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