La copertina di questo numero fa riferimento al titolo della raccolta delle lezioni che Fagioli tenne all’Università di Chieti nel 2006. Abbiamo pensato a questo titolo perché ben rappresentativo della vita di Massimo Fagioli, di cui ricorre il 13 febbraio prossimo la scomparsa e a cui abbiamo deciso di dedicare un numero speciale. Nel febbraio 2006 è nato questo giornale dalle ceneri del settimanale Avvenimenti. Simona Maggiorelli, attuale direttore di questo settimanale, era a conoscenza della situazione difficile in cui si trovava Avvenimenti, dato che ne era una redattrice.

Simona conosceva e frequentava da tempo l’ambiente di persone che facevano riferimento alla teoria e alla pratica psicoanalitica di Massimo Fagioli. La pratica, che era articolata in 4 sedute settimanali con centinaia di partecipanti, si chiamava Analisi collettiva. La teoria era ed è quella contenuta nei 4 libri teorici della Teoria della nascita, Istinto di morte e conoscenza, La marionetta e il burattino, Teoria della nascita e castrazione umana, Bambino donna e trasformazione dell’uomo (L’Asino d’oro edizioni). Simona Maggiorelli si rivolse a Ilaria e Luca Bonaccorsi che facevano parte di quella storia. Insieme ad Ivan Gardini cambiarono il nome del giornale in Left che avrebbe avuto un doppio significato. Quello della parola inglese che significa sinistra e quello delle iniziali di 4 parole: libertà, eguaglianza, fraternità e trasformazione. La quarta parola, aggiunta a quelle della Rivoluzione francese e tolta al materialismo marxiano, voleva riferirsi alla realtà umana. Un’idea di trasformazione della realtà umana che non era mai esistita nella storia e che faceva dichiaratamente riferimento alla Teoria della nascita di Fagioli.

Fu chiesto a Fagioli di scrivere ogni settimana una rubrica. E così egli fece, per oltre 11 anni. Senza mai mancare nemmeno un numero. La rubrica si chiamava trasformazione. L’idea era quella di regalare idee e parole nuove alla sinistra. Soprattutto in riferimento ad un’idea di trasformazione intesa come cambiamento della propria realtà psichica interna verso un meglio e un di più e alla possibilità di comprensione profonda delle dinamiche di rapporto tra gli esseri umani, che dovrebbe essere prerequisito di ogni azione politica. L’idea era quella di dire alla sinistra di una possibilità di realizzazione personale e collettiva che poteva (e può!) permettere di costruire una realtà sociale nuova perché basata su idee che riguardano l’essere umano radicalmente nuove. La sinistra, anche quella attuale, non ha ancora elaborato la necessità di avere idee chiare e nette sulla realtà umana. Idee che non siano la ripetizione dell’idea religiosa di peccato originale oppure delle idee illuministiche che postulano un’originaria cattiveria e tendenza alla prevaricazione degli esseri umani oppure, in alternativa, una realtà amorfa che deve essere plasmata dall’educazione e dalla cultura. La sinistra non può pensare di affermare un modello nuovo di società, dove la prevaricazione dell’uno sull’altro possa essere combattuta in maniera radicale ed efficace, se non pensa prima ad una nuova antropologia in cui l’essere umano nasce sano e può, eventualmente, ammalarsi e quindi realizzarsi violento.

La grande idea di Fagioli è che ciò che forma la psiche di ogni essere umano è una dinamica reattiva che compare alla nascita, nel momento in cui la luce colpisce la retina per la prima volta. Questa dinamica è la reazione al rapporto con la realtà inanimata della luce cui la sostanza cerebrale dell’occhio reagisce con un non rapporto fantasticando il ritorno allo stato precedente. È la fantasia di sparizione, l’annullamento della situazione aggressiva in cui si trova il neonato alla nascita che simultaneamente realizza un pensiero su ciò che era prima di quell’istante per l’esistenza del corpo che “ricorda” ciò che era stato il rapporto con il liquido amniotico. Quel pensiero su ciò che è stato, che non è un ricordo perché il pensiero non c’era prima della nascita ma è una memoria-fantasia, è un pensiero di rapporto con un’altra realtà umana simile a se stessi. La certezza dell’esistenza di un altro essere umano con cui avere rapporto. Ed è una dinamica universale, uguale per tutti in tutto il mondo, che l’essere umano realizza in solitudine alla nascita.

Non esistono razze e non esiste differenza tra maschi e femmine. Ciò che in effetti qualifica gli esseri umani come tali è la nascita del pensiero con questa particolare dinamica. Perché in essa è la matrice della fantasia, del pensiero e del linguaggio, ciò che in età adulta distingue in maniera evidente l’uomo dagli animali. È ciò che fa l’uguaglianza tra gli esseri umani. Ciò che il pensiero di sinistra ha sempre pensato come fondamento dell’azione politica ma non ha mai saputo come qualificare e definire. Ciò che rende gli esseri umani sociali, perché all’origine c’è un’idea di rapporto con gli altri. Se non si comprende che l’uguaglianza è originaria e si pensa ad un’origine diversa allora deriva che l’uguaglianza è qualcosa di imposto, di non naturale, qualcosa che si impara. Alla quale si deve essere educati. Il lettore si potrebbe chiedere: dove sta la diversità di ognuno? Quando compare?

L’uguaglianza sta nella dinamica con cui compare il pensiero. Il neonato cerca il rapporto con l’altro perché è la nascita che fa un pensiero di esistenza e di rapporto con un altro essere umano. L’uguaglianza sta pertanto nella necessità di ogni essere umano di cercare un rapporto. Rapporto che gli permetterà di superare la propria alienazione, il proprio buio interiore legato all’annullamento del mondo inanimato che si realizza alla nascita. Ogni fine di rapporto dà modo al neonato di realizzare una nuova nascita che è inevitabilmente anche separazione dal se stesso precedente. Con la separazione si realizza un pensiero su ciò che è stato. Ed è una dinamica che non avrà mai fine, fintantoché si è in vita. Sono le realizzazioni, diverse per ognuno e ogni volta, che fanno la diversità di ogni essere umano.

Infiniti rapporti che fanno infinite separazioni che fanno identità tutte diverse. La libertà è l’obbligo di essere esseri umani. Che significa semplicemente che la realizzazione di libertà, ovvero la separazione, è reale quando essa non è un annullamento o una negazione di qualcosa o qualcuno. Allora è libertà. Che ogni volta ci fa riscoprire che siamo uguali nella diversità. La realizzazione è la parola che penso possa definire la vita di Massimo Fagioli. Ma non solo la sua. Anche quella di tutti coloro che hanno avuto rapporto con lui.

****

Per Massimo Fagioli la realizzazione è sempre stata per e con la realizzazione dell’altro. Lo ha dimostrato nel concreto dei 41 anni di Analisi collettiva. Le sedute settimanali erano i seminari, 4 ore (prima erano 2 poi diventate 3 ed infine 4) in cui Fagioli aveva rapporto “senza mediazioni” con i partecipanti. Non c’erano contratti prestabiliti ma solo una promessa: per 4 ore Fagioli apriva le porte del suo studio di via Roma Libera 23 e aveva rapporto con una moltitudine di sconosciuti interpretando ciò che accadeva nel rapporto con lui.

Non c’era un contratto perché non era stabilito alcun onorario né era stabilita una programmazione di qualche tipo. Era un rapporto libero e spontaneo senza alcun obbligo di pagamento né di partecipazione. Fagioli non conosceva nessuno e quand’anche conoscesse alcuni partecipanti era come se fossero ogni volta sconosciuti. Le persone venivano chiamate con nomi inventati da Fagioli. Era un rapporto libero, senza convenzioni sociali, professionali, culturali o di censo o di qualunque altra cosa riguardava la convivenza sociale. Era tutto messo da parte, non annullato. Dopo 4 ore, alla fine della seduta, ognuno ritrovava la propria collocazione sociale, il proprio vestito sociale. Non c’era alcun obbligo di pagamento. Ognuno pagava secondo le proprie possibilità e la propria personale scelta. Era forse un modo per spingere ad essere puliti, onesti prima di tutto con se stessi essendolo con lo psichiatra dell’Analisi collettiva.

Fagioli teneva molto a questa impostazione della seduta di psicoterapia. Era un luogo (il setting) con un tempo (le 4 ore per 4 volte la settimana). In quel luogo e in quel tempo c’era lo psichiatra scopritore della pulsione di annullamento e della nascita. Uno psichiatra che aveva speso la sua vita a comprendere la verità della realtà umana. Fagioli non ha mai creduto all’inconoscibile. Ogni cosa della realtà umana è conoscibile e la strada per la conoscenza è il rapporto con gli altri.

Lui raccontava sempre che la sua formazione profonda come psichiatra la doveva al rapporto con gli altri ed in particolare al rapporto con le donne. I titoli e la carriera brillante ed inequivocabile, senza macchie. Ma ciò che gli ha permesso di essere se stesso è stato quel suo particolare modo di avere rapporto con con gli altri e con le donne. Nei seminari di Analisi collettiva egli metteva a disposizione di sconosciuti la sua realtà più profonda, quella più delicata e sensibile. Quella che nessuno di noi “normali” mette a repentaglio nella vita quotidiana. Ma che magari rischiamo nel rapporto d’amore. Massimo Fagioli esponeva tutto se stesso. “Sono una scimmietta da esperimento” diceva. I partecipanti all’Analisi collettiva lo mettevano alla prova. “Mi chiedete di sapere, mi chiedete cose sempre più complesse… sono obbligato a rispondere”.

Non esisteva nemmeno in ipotesi la possibilità di non saper rispondere. Era tale l’interesse per l’altro che riusciva sempre a trovare la soluzione all’enigma presentato dal racconto del sogno. In quelle 4 ore era possibile ascoltare decine di volte l’interprete vedere il sogno raccontato con le parole e tradurlo nel linguaggio comprensibile della veglia. Sempre Fagioli chiedeva ai presenti l’interpretazione. “Allora…? Nessuno ci capisce niente…? Come al solito mi tocca fare da solo…”.

Penso che fosse per l’idea che l’interpretazione dei sogni è una possibilità che si può sviluppare con lo studio e con la formazione personale. Perché è una possibilità di rapporto che può realizzarsi tra due esseri umani che richiede un interesse profondo per l’altro. E così effettivamente è stato. Centinaia di psichiatri si sono formati nei seminari di Analisi collettiva e applicano quotidianamente la Teoria della nascita per interpretare i sogni e per curare ed eliminare la malattia mentale. Anche grave. I seminari di Analisi collettiva sono stati un’invenzione di una massa di persone indistinte che volevano l’interpretazione dei sogni e la cura della malattia mentale. Si sono rivolte a lui perché aveva scritto tre libri in cui era contenuta una teoria del tutto nuova e rivoluzionaria sulla realtà umana.

E Massimo Fagioli ha risposto. Per 41 anni non si è tirato indietro e ha incessantemente interpretato i sogni di migliaia e migliaia di persone. I partecipanti ai seminari tra di loro si chiamano compagni. Non colleghi o amici o seminaristi. Compagni. Perché l’Analisi collettiva è una storia di sinistra. È una storia della sinistra che è stata ed è una storia preziosa per la sinistra che verrà. I compagni dei seminari erano persone che avevano fatto il ’68 e magari anche il ’77… erano persone con storie drammatiche, storie di fallimenti e di sconfitte, storie di depressione e di tentativi di suicidio, storie di psicosi… storie di persone che erano destinate a non avere alcuna speranza per il futuro.

Fagioli ha affrontato la moltitudine senza mai tirarsi indietro, senza mai avere paura. Interpretava e curava le crisi e la malattia con il fine della cura per la guarigione. Non so quando ma la malattia ad un certo punto è scomparsa. La continua interpretazione alla moltitudine di sconosciuti ha realizzato ciò che sempre, nella storia, è stato pensato come impossibile: la cura della malattia mentale. Ricordo che un tempo Massimo Fagioli paragonava l’Analisi collettiva alla Rivoluzione francese. Così come la Rivoluzione francese è stato l’avvio di quel processo che ha portato l’illuminismo e le sue idee di democrazia in tutto il mondo così l’Analisi collettiva era la prima realtà che metteva in pratica le idee della teoria della nascita. 

L’Analisi collettiva è la storia di origine, l’inizio di qualcosa che si potrà e dovrà compiere nel futuro nel mondo. Perché solo così si potrà realizzare una nuova umanità e una nuova socialità che abbiano come scopo fondamentale la realizzazione degli esseri umani.

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L'editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola

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La copertina di questo numero fa riferimento al titolo della raccolta delle lezioni che Fagioli tenne all’Università di Chieti nel 2006. Abbiamo pensato a questo titolo perché ben rappresentativo della vita di Massimo Fagioli, di cui ricorre il 13 febbraio prossimo la scomparsa e a cui abbiamo deciso di dedicare un numero speciale. Nel febbraio 2006 è nato questo giornale dalle ceneri del settimanale Avvenimenti. Simona Maggiorelli, attuale direttore di questo settimanale, era a conoscenza della situazione difficile in cui si trovava Avvenimenti, dato che ne era una redattrice.

Simona conosceva e frequentava da tempo l’ambiente di persone che facevano riferimento alla teoria e alla pratica psicoanalitica di Massimo Fagioli. La pratica, che era articolata in 4 sedute settimanali con centinaia di partecipanti, si chiamava Analisi collettiva. La teoria era ed è quella contenuta nei 4 libri teorici della Teoria della nascita, Istinto di morte e conoscenza, La marionetta e il burattino, Teoria della nascita e castrazione umana, Bambino donna e trasformazione dell’uomo (L’Asino d’oro edizioni). Simona Maggiorelli si rivolse a Ilaria e Luca Bonaccorsi che facevano parte di quella storia. Insieme ad Ivan Gardini cambiarono il nome del giornale in Left che avrebbe avuto un doppio significato. Quello della parola inglese che significa sinistra e quello delle iniziali di 4 parole: libertà, eguaglianza, fraternità e trasformazione. La quarta parola, aggiunta a quelle della Rivoluzione francese e tolta al materialismo marxiano, voleva riferirsi alla realtà umana. Un’idea di trasformazione della realtà umana che non era mai esistita nella storia e che faceva dichiaratamente riferimento alla Teoria della nascita di Fagioli.

Fu chiesto a Fagioli di scrivere ogni settimana una rubrica. E così egli fece, per oltre 11 anni. Senza mai mancare nemmeno un numero. La rubrica si chiamava trasformazione. L’idea era quella di regalare idee e parole nuove alla sinistra. Soprattutto in riferimento ad un’idea di trasformazione intesa come cambiamento della propria realtà psichica interna verso un meglio e un di più e alla possibilità di comprensione profonda delle dinamiche di rapporto tra gli esseri umani, che dovrebbe essere prerequisito di ogni azione politica. L’idea era quella di dire alla sinistra di una possibilità di realizzazione personale e collettiva che poteva (e può!) permettere di costruire una realtà sociale nuova perché basata su idee che riguardano l’essere umano radicalmente nuove. La sinistra, anche quella attuale, non ha ancora elaborato la necessità di avere idee chiare e nette sulla realtà umana. Idee che non siano la ripetizione dell’idea religiosa di peccato originale oppure delle idee illuministiche che postulano un’originaria cattiveria e tendenza alla prevaricazione degli esseri umani oppure, in alternativa, una realtà amorfa che deve essere plasmata dall’educazione e dalla cultura. La sinistra non può pensare di affermare un modello nuovo di società, dove la prevaricazione dell’uno sull’altro possa essere combattuta in maniera radicale ed efficace, se non pensa prima ad una nuova antropologia in cui l’essere umano nasce sano e può, eventualmente, ammalarsi e quindi realizzarsi violento.

La grande idea di Fagioli è che ciò che forma la psiche di ogni essere umano è una dinamica reattiva che compare alla nascita, nel momento in cui la luce colpisce la retina per la prima volta. Questa dinamica è la reazione al rapporto con la realtà inanimata della luce cui la sostanza cerebrale dell’occhio reagisce con un non rapporto fantasticando il ritorno allo stato precedente. È la fantasia di sparizione, l’annullamento della situazione aggressiva in cui si trova il neonato alla nascita che simultaneamente realizza un pensiero su ciò che era prima di quell’istante per l’esistenza del corpo che “ricorda” ciò che era stato il rapporto con il liquido amniotico. Quel pensiero su ciò che è stato, che non è un ricordo perché il pensiero non c’era prima della nascita ma è una memoria-fantasia, è un pensiero di rapporto con un’altra realtà umana simile a se stessi. La certezza dell’esistenza di un altro essere umano con cui avere rapporto. Ed è una dinamica universale, uguale per tutti in tutto il mondo, che l’essere umano realizza in solitudine alla nascita.

Non esistono razze e non esiste differenza tra maschi e femmine. Ciò che in effetti qualifica gli esseri umani come tali è la nascita del pensiero con questa particolare dinamica. Perché in essa è la matrice della fantasia, del pensiero e del linguaggio, ciò che in età adulta distingue in maniera evidente l’uomo dagli animali. È ciò che fa l’uguaglianza tra gli esseri umani. Ciò che il pensiero di sinistra ha sempre pensato come fondamento dell’azione politica ma non ha mai saputo come qualificare e definire. Ciò che rende gli esseri umani sociali, perché all’origine c’è un’idea di rapporto con gli altri. Se non si comprende che l’uguaglianza è originaria e si pensa ad un’origine diversa allora deriva che l’uguaglianza è qualcosa di imposto, di non naturale, qualcosa che si impara. Alla quale si deve essere educati. Il lettore si potrebbe chiedere: dove sta la diversità di ognuno? Quando compare?

L’uguaglianza sta nella dinamica con cui compare il pensiero. Il neonato cerca il rapporto con l’altro perché è la nascita che fa un pensiero di esistenza e di rapporto con un altro essere umano. L’uguaglianza sta pertanto nella necessità di ogni essere umano di cercare un rapporto. Rapporto che gli permetterà di superare la propria alienazione, il proprio buio interiore legato all’annullamento del mondo inanimato che si realizza alla nascita. Ogni fine di rapporto dà modo al neonato di realizzare una nuova nascita che è inevitabilmente anche separazione dal se stesso precedente. Con la separazione si realizza un pensiero su ciò che è stato. Ed è una dinamica che non avrà mai fine, fintantoché si è in vita. Sono le realizzazioni, diverse per ognuno e ogni volta, che fanno la diversità di ogni essere umano.

Infiniti rapporti che fanno infinite separazioni che fanno identità tutte diverse. La libertà è l’obbligo di essere esseri umani. Che significa semplicemente che la realizzazione di libertà, ovvero la separazione, è reale quando essa non è un annullamento o una negazione di qualcosa o qualcuno. Allora è libertà. Che ogni volta ci fa riscoprire che siamo uguali nella diversità. La realizzazione è la parola che penso possa definire la vita di Massimo Fagioli. Ma non solo la sua. Anche quella di tutti coloro che hanno avuto rapporto con lui.

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Per Massimo Fagioli la realizzazione è sempre stata per e con la realizzazione dell’altro. Lo ha dimostrato nel concreto dei 41 anni di Analisi collettiva. Le sedute settimanali erano i seminari, 4 ore (prima erano 2 poi diventate 3 ed infine 4) in cui Fagioli aveva rapporto “senza mediazioni” con i partecipanti. Non c’erano contratti prestabiliti ma solo una promessa: per 4 ore Fagioli apriva le porte del suo studio di via Roma Libera 23 e aveva rapporto con una moltitudine di sconosciuti interpretando ciò che accadeva nel rapporto con lui.

Non c’era un contratto perché non era stabilito alcun onorario né era stabilita una programmazione di qualche tipo. Era un rapporto libero e spontaneo senza alcun obbligo di pagamento né di partecipazione. Fagioli non conosceva nessuno e quand’anche conoscesse alcuni partecipanti era come se fossero ogni volta sconosciuti. Le persone venivano chiamate con nomi inventati da Fagioli. Era un rapporto libero, senza convenzioni sociali, professionali, culturali o di censo o di qualunque altra cosa riguardava la convivenza sociale. Era tutto messo da parte, non annullato. Dopo 4 ore, alla fine della seduta, ognuno ritrovava la propria collocazione sociale, il proprio vestito sociale. Non c’era alcun obbligo di pagamento. Ognuno pagava secondo le proprie possibilità e la propria personale scelta. Era forse un modo per spingere ad essere puliti, onesti prima di tutto con se stessi essendolo con lo psichiatra dell’Analisi collettiva.

Fagioli teneva molto a questa impostazione della seduta di psicoterapia. Era un luogo (il setting) con un tempo (le 4 ore per 4 volte la settimana). In quel luogo e in quel tempo c’era lo psichiatra scopritore della pulsione di annullamento e della nascita. Uno psichiatra che aveva speso la sua vita a comprendere la verità della realtà umana. Fagioli non ha mai creduto all’inconoscibile. Ogni cosa della realtà umana è conoscibile e la strada per la conoscenza è il rapporto con gli altri.

Lui raccontava sempre che la sua formazione profonda come psichiatra la doveva al rapporto con gli altri ed in particolare al rapporto con le donne. I titoli e la carriera brillante ed inequivocabile, senza macchie. Ma ciò che gli ha permesso di essere se stesso è stato quel suo particolare modo di avere rapporto con con gli altri e con le donne. Nei seminari di Analisi collettiva egli metteva a disposizione di sconosciuti la sua realtà più profonda, quella più delicata e sensibile. Quella che nessuno di noi “normali” mette a repentaglio nella vita quotidiana. Ma che magari rischiamo nel rapporto d’amore. Massimo Fagioli esponeva tutto se stesso. “Sono una scimmietta da esperimento” diceva. I partecipanti all’Analisi collettiva lo mettevano alla prova. “Mi chiedete di sapere, mi chiedete cose sempre più complesse… sono obbligato a rispondere”.

Non esisteva nemmeno in ipotesi la possibilità di non saper rispondere. Era tale l’interesse per l’altro che riusciva sempre a trovare la soluzione all’enigma presentato dal racconto del sogno. In quelle 4 ore era possibile ascoltare decine di volte l’interprete vedere il sogno raccontato con le parole e tradurlo nel linguaggio comprensibile della veglia. Sempre Fagioli chiedeva ai presenti l’interpretazione. “Allora…? Nessuno ci capisce niente…? Come al solito mi tocca fare da solo…”.

Penso che fosse per l’idea che l’interpretazione dei sogni è una possibilità che si può sviluppare con lo studio e con la formazione personale. Perché è una possibilità di rapporto che può realizzarsi tra due esseri umani che richiede un interesse profondo per l’altro. E così effettivamente è stato. Centinaia di psichiatri si sono formati nei seminari di Analisi collettiva e applicano quotidianamente la Teoria della nascita per interpretare i sogni e per curare ed eliminare la malattia mentale. Anche grave. I seminari di Analisi collettiva sono stati un’invenzione di una massa di persone indistinte che volevano l’interpretazione dei sogni e la cura della malattia mentale. Si sono rivolte a lui perché aveva scritto tre libri in cui era contenuta una teoria del tutto nuova e rivoluzionaria sulla realtà umana.

E Massimo Fagioli ha risposto. Per 41 anni non si è tirato indietro e ha incessantemente interpretato i sogni di migliaia e migliaia di persone. I partecipanti ai seminari tra di loro si chiamano compagni. Non colleghi o amici o seminaristi. Compagni. Perché l’Analisi collettiva è una storia di sinistra. È una storia della sinistra che è stata ed è una storia preziosa per la sinistra che verrà. I compagni dei seminari erano persone che avevano fatto il ’68 e magari anche il ’77… erano persone con storie drammatiche, storie di fallimenti e di sconfitte, storie di depressione e di tentativi di suicidio, storie di psicosi… storie di persone che erano destinate a non avere alcuna speranza per il futuro.

Fagioli ha affrontato la moltitudine senza mai tirarsi indietro, senza mai avere paura. Interpretava e curava le crisi e la malattia con il fine della cura per la guarigione. Non so quando ma la malattia ad un certo punto è scomparsa. La continua interpretazione alla moltitudine di sconosciuti ha realizzato ciò che sempre, nella storia, è stato pensato come impossibile: la cura della malattia mentale. Ricordo che un tempo Massimo Fagioli paragonava l’Analisi collettiva alla Rivoluzione francese. Così come la Rivoluzione francese è stato l’avvio di quel processo che ha portato l’illuminismo e le sue idee di democrazia in tutto il mondo così l’Analisi collettiva era la prima realtà che metteva in pratica le idee della teoria della nascita. 

L’Analisi collettiva è la storia di origine, l’inizio di qualcosa che si potrà e dovrà compiere nel futuro nel mondo. Perché solo così si potrà realizzare una nuova umanità e una nuova socialità che abbiano come scopo fondamentale la realizzazione degli esseri umani.

L’editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola


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