Le politiche di austerità sono codificate nell’art. 81 della Carta, il pareggio di bilancio, votato da tutti sotto il governo Monti. Ora si prova ad invertire la rotta con una legge di iniziativa popolare. Ne parla il costituzionalista

I tagli alla spesa pubblica e al welfare trovano la loro origine in quelle poche righe scritte nel 2012, nero su bianco, nella Costituzione. Nella legge fondamentale dello Stato si è infiltrata un’ideologia liberista che nulla ha a che fare con il pensiero di chi ha scritto l’articolo 3 e tutti gli altri sui diritti inviolabili della persona. Ne parliamo con il costituzionalista Gaetano Azzariti che ha presentato alla Camera dei deputati il testo di legge di iniziativa popolare di modifica dell’art.81, votato quasi all’unanimità, ricordiamo, sotto il governo Monti. La raccolta delle firme è appena partita e, anche se il pareggio in bilancio non è un tema prioritario nella campagna elettorale, è tuttavia centrale per chiunque si proponga di rinnovare la politica italiana partendo dal rispetto dei diritti delle persone.

Professor Azzariti, in questo momento storico come si colloca questa proposta di legge di iniziativa popolare?
Abbiamo tutti un compito fondamentale: ricostruire una sana democrazia costituzionale, perché purtroppo abbiamo attraversato una lunga fase di declino dal punto di vista del diritto costituzionale. Al di là dei giudizi, quello che più conta sono i dati di fatto. E i dati di fatto sono due riforme costituzionali che sono entrate in vigore ma che sono dichiaratamente dei fallimenti. E cioè: la riforma del Titolo V del 2001 e, appunto, la riforma del pareggio di bilancio del 2012.

Perché sono riforme fallite?
La prima, perché non è riuscita a introdurre un buon regionalismo e lo dimostra il fatto che l’ultima riforma costituzionale, quella bocciata dal referendum del 2016, stravolgeva e ricentralizzava tutto. È stata una ammissione di colpa anche da parte di chi quella riforma aveva voluto. Che sia stata poi un fallimento anche quella del 2012, approvata all’unanimità dal Parlamento, lo dimostra il fatto che ora si sta andando in Europa a pregare di cambiare le proprie politiche di rigore. Si è pure introdotto questa strana categoria della “rigidità flessibile”, un ossimoro, e che dimostra quantomeno la coscienza sporca. Questi sono i primi due dati di fatto: le riforme costituzionali riuscite e poi fallite. Poi c’è un altro dato da…

L’intervista di Donatella Coccoli al costituzionalista Gaetano Azzariti prosegue Left in edicola


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