Alla luce dei risultati delle ultime elezioni, ma ancora di più guardando i premiati a classe dirigente di questo Paese, appare evidente che la gentilezza (insieme al senso della misura, la serietà, la cultura intesa come memoria e spessore professionale e più in generale il sapere) sia ormai terribilmente fuori moda, se non addirittura insopportabile. Nel gioco stritolante della selezione delle notizie (che devono essere virali più che vere) l'attacco sfrontato, smodato, possibilmente volgarotto è il metodo infallibile per salire agli onori della cronaca e acquisire velocemente la popolarità fondamentale per diventare qualcuno. La gentilezza intanto è stata derubricata a debolezza. Il solito gioco di spargere spasmi e disperazioni (vere, presunte o percepite) ha sdoganato la necessità di uomini duri e soli al comando relegando i "gentili" a brave persone non all'altezza della situazione, come se la pratica politica o dirigenziale debba per forza essere un agone di lacrime, merda e sangue piuttosto che l'esercizio di pensiero lungo e visioni aperte. Prendersi cura diventa irrimediabilmente meno importante del distruggere il nemico (e, se il nemico non c'è, ce lo si può sempre inventare), governare è stato svuotato a sinonimo di difendere e l'autorevolezza si misura in base al volume o secondo la simulata ferocia delle promesse messe in campo. Se tornasse di moda la gentilezza (intesa nel senso più pieno di rispetto e cura benevola, genuina) l'esercito di fanfaroni che farcisce la nostra quotidianità sarebbe fuori gioco. Se tornasse di moda la gentilezza (la cura di esporre con calma le proprie opinioni con un'alta capacità di ascolto) le baggianate sarebbero smontate dal tempo dell'approfondimento. Se tornasse di moda la gentilezza (l'inclinazione ad occuparsi di tutti) la politica, il giornalismo, la gestione delle aziende, l'amministrazione dei partiti si misurerebbero sulla proposta (è obbligo della gentilezza l'essere costruttivi) piuttosto che sulla guerra. Se tornasse di moda la gentilezza (lo so, sembra un'utopia) avremmo una classe dirigente a cui non sarebbe più concesso essere roboante, poi nullafacente e poi roboante di nuovo. Buon giovedì.

Alla luce dei risultati delle ultime elezioni, ma ancora di più guardando i premiati a classe dirigente di questo Paese, appare evidente che la gentilezza (insieme al senso della misura, la serietà, la cultura intesa come memoria e spessore professionale e più in generale il sapere) sia ormai terribilmente fuori moda, se non addirittura insopportabile. Nel gioco stritolante della selezione delle notizie (che devono essere virali più che vere) l’attacco sfrontato, smodato, possibilmente volgarotto è il metodo infallibile per salire agli onori della cronaca e acquisire velocemente la popolarità fondamentale per diventare qualcuno.

La gentilezza intanto è stata derubricata a debolezza. Il solito gioco di spargere spasmi e disperazioni (vere, presunte o percepite) ha sdoganato la necessità di uomini duri e soli al comando relegando i “gentili” a brave persone non all’altezza della situazione, come se la pratica politica o dirigenziale debba per forza essere un agone di lacrime, merda e sangue piuttosto che l’esercizio di pensiero lungo e visioni aperte. Prendersi cura diventa irrimediabilmente meno importante del distruggere il nemico (e, se il nemico non c’è, ce lo si può sempre inventare), governare è stato svuotato a sinonimo di difendere e l’autorevolezza si misura in base al volume o secondo la simulata ferocia delle promesse messe in campo.

Se tornasse di moda la gentilezza (intesa nel senso più pieno di rispetto e cura benevola, genuina) l’esercito di fanfaroni che farcisce la nostra quotidianità sarebbe fuori gioco. Se tornasse di moda la gentilezza (la cura di esporre con calma le proprie opinioni con un’alta capacità di ascolto) le baggianate sarebbero smontate dal tempo dell’approfondimento. Se tornasse di moda la gentilezza (l’inclinazione ad occuparsi di tutti) la politica, il giornalismo, la gestione delle aziende, l’amministrazione dei partiti si misurerebbero sulla proposta (è obbligo della gentilezza l’essere costruttivi) piuttosto che sulla guerra. Se tornasse di moda la gentilezza (lo so, sembra un’utopia) avremmo una classe dirigente a cui non sarebbe più concesso essere roboante, poi nullafacente e poi roboante di nuovo.

Buon giovedì.