Il commento di Matteo Fago è tratto da Left in edicola
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[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Al contrario di quello che potrebbe sembrare, Renzi non si è dimesso da segretario del Pd. Formalmente sì. Ma in realtà no. Come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi giorni, il Pd rimane saldamente nelle mani di quello che si potrebbe definire un segretario di fatto.
Il partito non ha nemmeno avviato un processo di analisi del voto. L’unica cosa chiara è che si vuole (o meglio Renzi vuole) stare all’opposizione.
Eppure l’occasione era (è ancora ma con poca probabilità) molto interessante: si potrebbe formare un governo Pd e 5 stelle con una larga maggioranza che permetterebbe di affrontare riforme importanti, inclusa la riforma del sistema legislativo.
Ma Renzi ha deciso di no. Il governo se si farà dovrà essere M5s + Lega o M5s + centrodestra.
Non ci sono altre possibilità, per Renzi.
Perché?
L’unica risposta possibile è perché Renzi vuole punire gli elettori. Vuole in particolare che gli elettori che dal Pd si sono spostati sul movimento 5 stelle siano puniti per una decisione che non dovevano prendere.
Renzi pensa che non sia in nessun modo colpa sua se ha perso. È evidentemente colpa di qualcun altro, che sono in primis gli ex-elettori del Pd che hanno avuto l’ardire di non votarlo.
Dobbiamo dedurre che a Renzi del Paese e dei suoi abitanti non interessa affatto. A lui interessa solo e soltanto il potere ma solo nella misura in cui possa controllarlo completamente. Piuttosto meglio niente.
Non si spiega altrimenti una impuntatura che alla fine, come tutte le decisioni che ha preso negli anni della sua segreteria, danneggerà lui stesso e il Pd.
Allo stesso tempo Renzi ignora del tutto i suoi elettori, quelli che hanno votato Pd. Nelle sue apparizioni pubbliche dopo il voto, per dire che se ne andava (anche se per finta) non li ha nemmeno ringraziati. Le sue scelte post elettorali sono del tutto coerenti con la scelta che ha fatto di demolire definitivamente l’idea di sinistra che era ancora esistente nel suo partito, ancorché ormai residuale. Perché la sinistra ha certamente tra le sue caratteristiche quella di cercare il bene maggiore possibile per la più larga parte della popolazione.
Allora, di fronte all’eventualità che si formi un governo Lega-5 stelle, se il Pd e Renzi fossero effettivamente di sinistra, dovrebbero, necessariamente, cercare in tutti i modi possibili di formare un esecutivo evitando che vadano al governo Meloni, Salvini e Berlusconi.
Se ancora ce ne fosse bisogno, questa è la dimostrazione plastica che, semmai lo fosse stato, il Pd non è più un partito di sinistra. Queste decisioni costeranno molto care al partito, sia che si formi un governo sia che si torni alle elezioni.
Tommaso Cerno mi intervistò nel 2013 e glielo dissi: “Renzi distruggerà il partito”. Purtroppo quanto immaginato si sta puntualmente realizzando. Perché si comporta come il ragazzino che ha il pallone e siccome non gli fanno avere il ruolo che vuole, decide di portarlo via e di non far giocare gli altri.
Quello che Renzi dimentica è che gli altri poi si organizzano.
Niente è eterno nella storia. Meno che mai i partiti, che sono solo delle associazioni di persone con finalità politiche e in quanto tali volubili così come lo sono le idee prevalenti in un determinato momento storico.
Il lettore si potrebbe chiedere che senso ha un giornale come il nostro che ha nel nome un concetto che sembra condannato dalla storia e dagli eventi come le ultime elezioni.
Noi di Left invece insistiamo. Perché pensiamo che il concetto di sinistra non sia qualcosa di astratto. Ma si possa invece riferire a idee che hanno una base molto concreta.
Uno dei cardini concettuali della sinistra è senza dubbio il concetto di uguaglianza di tutti gli esseri umani.
Esso viene solitamente espresso dal pensiero di sinistra come uguaglianza dei diritti.
Il problema è che in questa forma è un concetto estremamente debole perché non ha appigli teorici al di là del funzionamento fisiologico del corpo.
Noi invece pensiamo che l’uguaglianza non sia un diritto ma sia invece una caratteristica fondante dell’essere umano. È un’uguaglianza per costruzione, come direbbe un matematico, perché legata alla dinamica della formazione della realtà psichica che si ha alla nascita. La realtà psichica si forma, o meglio si crea, come reazione della biologia del corpo e della sostanza cerebrale, allo stimolo luminoso che colpisce per la prima volta la retina.
La reazione è la comparsa di un pensiero di esistenza di un altro essere simile a se stessi con cui avere rapporto. È la comparsa dell’essere umano che prima della nascita non c’era.
Il feto non è un essere umano ma una possibilità di essere un essere umano. Possibilità che per realizzarsi deve corrispondere ad un sviluppo fetale perlomeno di circa 24 settimane, momento nel quale si forma la retina e compare la possibilità che il cervello reagisca allo stimolo luminoso.
Questa reazione e formazione è identica in tutti gli esseri umani. Non c’è distinzione.
In questo senso è un’uguaglianza universale che non ha bisogno di leggi per essere affermata. È una verità scientifica, ossia prescinde da quello che può pensarne Salvini, Renzi o il papa.
In questo senso è un’idea fondante che è indipendente dalla storia degli esseri umani nel senso che è una caratteristica fondante dello stesso essere umano e prescinde da quello che egli pensa.
La Teoria della nascita di Fagioli, oltre che una psichiatria che è psicoterapia come cura e guarigione dalla malattia mentale, fonda una nuova antropologia che permette di stabilire in maniera scientifica, ossia oggettiva, cosa è umano e cosa non lo è.
Dà cioè alla politica la possibilità di sapere e distinguere cosa è bene e cosa è male per gli esseri umani. E cosa è la politica di sinistra se non cercare il bene di tutti?
*Il titolo è una frase di Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, anno I, n. 1, 1 maggio 1919