Vedrete che non basterà nemmeno questo per convincere i salviniani più duri e puri. Nemmeno la scenetta goffa, patetica e bassissima che ieri è avvenuta davanti ai giornalisti assiepati fuori dall’ufficio del presidente della Repubblica in cui Silvio Berlusconi, con fare da padrino più che da padre, ha voluto interpretare la figura dell’anima nobile di un centrodestra che nei fatti non è mai stato una coalizione eppure continua a simulare unità, consapevole di essere uno sgangherato gruppo di partiti che da soli conterebbero come il due di bastoni con la briscola a coppe. Berlusconi ha introdotto il discorso di Salvini (recitato con la convinzione di un bambino intento a proferire la poesia natalizia) e ha poi voluto prendersi la scena in coda alla conferenza stampa per lanciare strali (sempre con la sicumera del vecchio zio un po’ rimbambito) contro il Movimento 5 Stelle.
Il senso del suo discorso, tanto per sintetizzare, è che i grillini non dovrebbero permettersi di chiedere che lui venga messo da parte: non sia mai che si dica che Berlusconi è un corrotto (sentenza passata in giudicato), amico della mafia con Marcello Dell’Utri come tramite (sentenza passata in giudicato) e salvato da qualche processo grazie alle sue stesse leggi.
Ciò che conta però non è tanto Berlusconi che continua a fare il Berlusconi ma piuttosto il Salvini che ci ha messo tutto questo tempo a diventare l’autoritario, autonomo e indipendente leader di una coalizione in cui alla fine si ritrova ancora una volta ad essere il patetico portaborse. Successe a Bossi, dipendente di Berlusconi, poi successe a Maroni e ora tocca a Salvini. Tutti questi anni a fare il duro per poi vederlo scodinzolare di fronte al padrone Silvio.
Buon venerdì.