Se non vi è bastato tutto lo schifo che è uscito in questi anni sulla morte di Stefano Cucchi (ammazzato di botte e vituperato dagli individui peggiori della classe politica di certa destra) preparatevi ad aggiungere un altro disgustoso capitolo che arriva direttamente dalla caserma dei carabinieri di Tor Sapienza, Roma, quello stesso quartiere che qualche tempo fa manifestava contro il “pericolo sicurezza” degli stranieri e che oggi scopre di avere avuto carabinieri mendaci e terribilmente insicuri.
Nell’udienza di ieri del processo a carico di cinque carabinieri avvisati di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia si è scoperto che le relazione sullo stato di salute di Cucchi sono state ritoccate per cercare di sollevare gli uomini dell’Arma dalle loro responsabilità. Nella prima relazione si legge che Cucchi “riferiva di avere dei dolori al costato e tremore dovuto al freddo e di non poter camminare” tanto da dover “essere aiutato” anche per salire le scale mentre veniva portato all’udienza preliminare per la convalida del suo arresto mentre nella seconda versione spariscono i dolori e si legge che Cucchi “era dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo/umida che per la rigidità della tavola del letto”.
A compilare la relazione è stato il carabiniere Francesco Di Sano (e ci sono anche due relazioni quasi identiche del piantone di Tor Sapienza peccato che il piantone dica davanti al giudice che la seconda non l’ha mai firmata) ma le correzioni (lo hanno raccontato gli stessi carabinieri ieri in aula) sarebbero state richieste dai loro superiori. Avete letto bene: dai loro superiori.
Ogni capitolo di questa storia è un verminaio. Sono passati anni ma piano piano si infiltrano verità. E ora, come scrive la sorella Ilaria, ora qualcuno comincia a tremare davvero. Stefano Cucchi tremava per la paura e le botte, ora questi tremano per lo spiraglio di giustizia.
Buon mercoledì.