Provando a semplificare: dice il Movimento 5 Stelle che non se ne fa niente con Silvio Berlusconi (ma in realtà pronunciando “Berlusconi” si riferisce a tutta Forza Italia tranne, chissà perché, alla Casellati che dice la Taverna che va rispettata in quanto “seconda carica dello Stato” ma lo stesso concetto non valeva per Laura Boldrini che per loro evidentemente è peggio degli sgherri di Berlusconi); dice Salvini che non può “scaricare” Berlusconi (e anche lui si riferisce a Forza Italia perché sa benissimo che senza di loro sarebbe poco o niente); il PD dice al Movimento 5 Stelle e alla Lega “fate voi” godendosi lo stallo e sapendo bene che stare all’opposizione sarebbe un inaspettato balsamo contro il crollo dei propri consensi; Fratelli d’Italia, Liberi e uguali (a cui non scappa una parola, un’azione, una novità che sia una) e gli altri piccoli sono praticamente ininfluenti.
Tutto fermo. Tutto bloccato: 45 giorni di niente. E non sono tanto i 45 giorni passati (la media in Italia nel dopoguerra è di 51 giorni dalle elezioni per formare il governo, quindi la straordinarietà dei tempi lunghi è di fatto una falsa notizia) ma piuttosto è l’attacco militare in Siria e i suoi sviluppi, è lo storico processo finito male dei fattorini di Foodora che si sono accorti di vivere in un Paese in cui mancano le leggi per richiedere i diritti, sono gli urlacci di Macron che ora lancia addirittura l’allarme su un tracollo imminente dell’Europa, sono gli ultimi richiami dell’Europa all’Italia per stringere ancora di più la cinghia e sono i dati economici del Paese che andrebbero interpretati e discussi, tutti questi accadimenti danno il senso del niente di tutti questi 45 giorni.
45 giorni in cui i commenti sui fatti nazionali e internazionali (dopo una campagna elettorale in cui anche la cronaca nera era diventato un generale tema di dibattito politico) sono scomparsi. Ci si riduce a dire banalità insipide per non scontentare i potenziali futuri compagni di governo, che sono un po’ tutti. E così la classe dirigente si mostra tutta nella sua piccolezza: sventolare valori in campagna elettorale per essere sempre pronti a smussarli (o smentirli) appena si materializza l’occasione di un posto al sole. Ora tutti buoni, tutti zitti, tutti scodinzolanti.
Avanti così.
Buon giovedì.