Da oltre cinquant’anni Frederick Wiseman, il decano dei documentaristi premiato con l’Oscar alla carriera nel 2017, è impegnato in un lungo viaggio con l’obiettivo di esplorare funzioni, ruolo sociale e meccanismi interni delle istituzioni americane. Il suo non è un approccio didascalico o didattico tipico di una certa scuola documentaristica, ma di scoperta. Per il pubblico a cui Wiseman si rivolge, ma anche e soprattutto per lo stesso regista. Con il suo nuovo film, Ex Libris, in uscita proprio in questi giorni (23-25 aprile), Wiseman si confronta con il mondo delle biblioteche pubbliche, e nello specifico quella di New York, con i suoi 92 distaccamenti sparsi per la città.
Il primo aspetto che salta all’occhio, e che la distingue da gran parte delle altre istituzioni prese in esame in precedenza dal regista, è la straordinaria atmosfera di serenità, solidarietà e collaborazione che vi si respira tra le persone. «C’è effettivamente qualcosa di allegro e l’umore alto è contagioso» ci racconta Wiseman, che con questo film che ora esce in sala è stato in concorso a Venezia dove ha vinto il Premio Fipresci. «Lo staff alla New York Public library è creativo e generoso. Certo, sarebbe irreale che non vi fossero mai dissapori. Solo che a me non è capitato di assistere a questi momenti», dice sorridendo il regista.
A Wiseman preme, con il suo documentario, «enfatizzare la missione della biblioteca, l’offerta di un certo tipo di servizi alle persone». Non è che la New York Public library riesca a offrire una soluzione per tutto ciò che in America non funziona, racconta, «ma è magnifico che esista una tale istituzione». In genere, l’idea che si ha delle biblioteche è quella di un luogo principalmente destinato alla salvaguardia, all’archiviazione e alla lettura di testi di varia natura. Ciò che invece emerge da Ex Libris è come la biblioteca pubblica sia in realtà un apparato organico in grado di offrire un’ampia gamma di opportunità ai cittadini.
È un luogo sì di apprendimento, ma anche di…