«Inserire la letteratura tra i fatti della vita, come se fosse una specie di sonnambulismo dentro il quale essere più vigili che da svegli» è il progetto dello scrittore argentino ospite di #SalTo18 il 10 maggio  
Primavera del 1945. Un congresso di scrittori fascisti, a Pinerolo. Nella bocca dei conferenzieri, l’alito pesante della Repubblica di Salò e della Germania di Hitler, ormai quasi travolte dagli alleati. La scomparsa di un uomo. La Resistenza, ma anche gli anni di piombo e i nostri giorni. Il valore della parola scritta. Trovare il proprio posto, da intellettuale, dentro la politica quando diventa atto criminale. La violenza che sembra circondare ogni avanguardia. Un romanzo-saggio (o un saggio, anzi, saggissimo romanzo) che sarebbe potuto uscire dalla penna di Giorgio Bassani o di Carlo Cassola. E invece l’ha scritto l’argentino Patricio Pron, uno degli autori più lucidi e profondi del panorama letterario latinoamericano. Il libro, Non spargere lacrime per chiunque viva in queste strade è appena uscito in Italia per GranVía, nella limpida traduzione di Francesca Lazzarato.
Sembra che la ricerca dell’identità del padre, iniziata tra la Germania e l’Argentina con Lo spirito dei miei padri s’innalza nella pioggia  (Guanda, 2013), vada ora a rovistare la fine di un’altra dittatura. Cosa l’ha spinta a intraprendere questo viaggio di ritorno in Europa e a fare tappa nell’Italia degli ultimi giorni di Salò, negli anni delle Brigate Rosse e nelle manifestazioni contri il governo Renzi di dicembre del 2014?
La storia italiana del XX secolo sembra evidenziare il fatto che, come società, ci si muove roteando; i tre momenti storici di cui si parla nel libro, 1945, 1977 e 2014, mettono in particolare risalto questo fenomeno. Non è possibile imparare dalla Storia, pare voler dire “Non spargere lacrime per chiunque viva in queste strade”. E sembra volerlo dire perfino contro la mia volontà.
Tuttavia alcuni personaggi cercano di opporsi alla spirale della Storia, in precisi momenti delle loro vite; lo fanno tardi, forse, ma sono tentativi pieni di coraggio. In questo libro risplendono proprio gli attimi in cui lo sfascio personale si smarca dallo sfascio storico.
Penso che i personaggi del libro abbiano assimilato, in modo molto personale, che le loro vite sono inevitabilmente inscritte all’interno dell’epoca in cui hanno dovuto vivere. Tutti loro sanno che lo scontro tra il soggetto e ciò che chiamiamo “società” è falso, e che ciò che va riveduto di continuo è il confronto con la responsabilità individuale nell’esistenza sociale. Il loro coraggio sta nel dire “no” alle circostanze in cui vivono, per quanto possibile; e quel “no” è un gesto che tutti dovremmo fare nostro, soprattutto in questo momento di frivolezza e di violenza.
È un romanzo senza donne, eccetto le poche autrici presenti al congresso che, prive di voce in capitolo, rasentano il ridicolo. Il fatto che non ci sia spazio per le donne in queste pagine le allontana anche dalla responsabilità dei fatti? La Storia e la colpa –ma anche il talento- sono e sono state esclusivamente “cose da uomini”?
L’assenza di donne nel libro mi ha causato inquietudine perfino mentre lo scrivevo, e un problema che credo di non essere riuscito a risolvere: mi è stato impossibile rintracciare  tra le fonti dell’epoca una figura femminile che non incarnasse uno stereotipo, qualcuno sulle cui spalle io potessi caricare questa storia di come, nel XX secolo, la letteratura divenne politica, e la politica, delitto. Questa impossibilità rivela una speciale abilità delle donne a non lasciarsi sedurre dalle fantasie totalitarie dei loro corrispettivi maschili, ma segnala anche un’esclusione storica, dall’ambito della letteratuta e dall’ambito politico, che solo negli ultimi tempi ha generato dibattito. Se il mio libro serve a fomentare questa messa in discussione, perfetto.
Scrivere la letteratura attraverso la vita, continua ad avere un senso?
Non mi viene in mente altro che abbia più senso fare: inserire la letteratura tra i fatti della vita, come se fosse una specie di sonnambulismo dentro il quale, in realtà, si potesse essere più vigili che da svegli.

 
Monica R. Bedana, directora Ele Usal Torino presenta il libro di Patricio Pron al Salone del libro a Torino , giovedì 10 maggio, alle 19,45, nell’ambito del  Salone OFF alla Libreria Trebisonda in via Sant’Anselmo 22, alle ore 19,45