Con inganni il titolo spassoso (L’arte italiana in quindici weekend e mezzo) il nuovo libro di Flavio Caroli racconta capolavori dell’arte andando in profondità nell’interpretazione dell’opera come creazione di immagine nuova, nella ricostruzione del contesto culturale, mettendo a fuoco la tecnica e le innovazioni di ogni singolo artista rispetto alla tradizione. Con la leggerezza di Italo Calvino – che è spessore e insieme gusto per la narrazione – lo storico dell’arte ravennate, per esempio, ci guida alla scoperta dell’arte bizantina fra i rilucenti e atemporali bagliori del mausoleo di Galla Placidia, per poi aprire inaspettate finestre sulla trasformazione industriale del territorio romagnolo colta attraverso lo sguardo poetico di Michelangelo Antonioni.
Viaggiando idealmente fra Milano, Bologna Parma, Ferrara, Venezia e oltre, tratteggiando l’originale fusione fra paesaggio e arte che caratterizza l’Italia, Caroli ci invita ad addentrarci nell’immaginario di artisti dalla fortissima personalità vissuti in epoche differenti, dal Quattrocento alla seconda metà del Novecento: la classicità di Mantegna, l’inquietudine di Cosmè Tura, l’umanesimo di Piero della Francesca e poi di Leonardo, la concretezza popolare di Lotto. La fertile competizione fra il coraggio espressivo di Correggio e l’ineffabile eleganza del Parmigianino, la luce e la sensibilità di Giorgione, il realismo rivoluzionario di Caravaggio e i fantasmi dell’illuminismo rappresentati da Goya. Ma anche i paesaggi di luce di Monet da cui trasse ispirazione Morandi, per poi intraprendere la via di una rappresentazione della natura «con il cono, il cilindro e con la sfera», secondo l’insegnamento di Cézanne, rifiutando «l’attimo luminoso» che fece la fortuna del pittore delle ninfee.
I nessi, spesso, sono inaspettati e suggestivi. Linguaggio icastico, intuizione penetrante e fulminanti sintesi critiche rendono la lettura di questo volume edito da Mondadori ricco di sorprese. Il filo rosso è la passione per l’arte come linguaggio per immagini che va, di volta in volta, letto cercando di comprendere anche l’invisibile. «I capolavori sono il riassunto di pensieri più profondi di un’epoca storica e costituiscono l’apertura visionaria verso il tempo che verrà», scrive Caroli. In questa chiave, per esempio, rilegge la pittura di Leonardo, mostrando come il «pensiero in figura» quattrocentesco a Milano si muova tra umanesimo centro italiano e naturalismo lombardo, erede della tradizione gotica. L’andamento dialogico della narrazione (l’autore si rivolge a un’esploratrice che solo alla fine scopriremo essere stata un amore giovanile) permette al critico e storico dell’arte di fondere arte e vita, argomentazione colta ed emozione della scoperta. Così da una mancata visita al Cenacolo di Leonardo il discorso di snoda fino un segreto invito al Castello di Rivoli, tempio dell’arte povera che nel secondo Novecento si ribellò alla mercificazione dell’arte. «Nessuno saprà e tu potrai pensare, e sentire, liberamente», promette l’io narrante alla segreta compagna. Respirare l’arte e la vita questo è ciò che conta. Flavio Caroli lo racconta con questo libro e, dal vivo, il 13 maggio a Torino con una lectio magistralis per il Salone del libro e in una molteplicità di future date.