Ha 28 anni, origini portoricane, una laurea in Economia e Relazioni internazionali ma, soprattutto, non ha paura di essere di sinistra. Alexandria Ocasio-Cortez ha appena vinto le primarie del Partito democratico americano nel XIV Distretto congressuale di New York, battendo a sorpresa Joseph Crowley, membro storico dell’establishment e titolare di tale seggio al Congresso da 19 anni. Questa volta, invece, i quartieri di Queens e Bronx (ai quali corrisponde l’area coperta) hanno preferito la novità alla certezza: il 57% dei voti è andato alla rappresentante supportata dai Democratic socialist of America. Alexandria Ocasio-Cortez è quella che tecnicamente si definisce una outsider: fino a nove mesi fa faceva la barista in un ristorante messicano a Union square per aiutare sua madre a mantenersi. La politica, però, è da sempre una sua grande passione, della quale le proposte “ultraliberal” della sua campagna sono state buona testimonianza. Ha rifiutato i finanziamenti delle lobby, mettendo insieme 300mila dollari di donazioni dei sostenitori di cui la maggior parte sotto i 250. Sul suo sito internet gioca con l’assonanza tra “Ocasio” e l’inglese “occasion”, trasformando il suo cognome in uno slogan e stampandolo su magliette e sacchette di tela che si possono ricevere in cambio di piccoli contributi economici. Fa sorridere l’ultima sezione della pagina, nella quale i volontari possono offrire il proprio aiuto scegliendo tra varie opzioni, tra cui c’è “bussare alle porte”. Un metodo vecchio stampo che si è rivelato essere ancora funzionante, soprattutto in quartieri popolari come Bronx e Queens. La nuova candidata al Congresso ha fatto del Medicare-for-all, l’assistenza sanitaria gratuita per tutti, uno dei punti focali del suo programma. Un tema che era stato già portato avanti da Bernie Sanders durante le primarie presidenziali del 2016, campagna alla quale Ocasio-Cortez ha partecipato attivamente come assistente. Sanders era riuscito a imporsi sulla scena dei Democratici nonostante le sue proposte di stampo socialista, una corrente politica che negli Stati Uniti non è mai riuscita ad avere grossa eco. L’errore che gli analisti del settore tendono a imputargli è quello di aver puntato troppo sulla lotta ai miliardari e troppo poco su questioni che riuscissero ad attirare anche i voti degli elettori dell’ala più moderata, i quali hanno finito per dare la loro preferenza a un membro dell’establishment come Hillary Clinton. Ocasio-Cortez è riuscita invece ad allargare campo, puntando su temi cari alla popolazione di ceto medio-basso e cercando di darsi più visibilità possibile, facendo largo uso dei social network e acconsentendo a farsi intervistare da testate note come Vogue. La sua giovane età ha contribuito a rendere la strategia efficace, facendola apparire al passo con i tempi e non frutto di un mero artificio elettorale. Una missione con un potenziale così evidente, quella di Ocasio-Cortez, da spingere lo stesso Sanders a concederle il suo aperto appoggio, inserendola nell’organizzazione Our revolution di cui fanno parte tutti i candidati di stampo sandersiano appartenenti a quella che i media americani chiamano “l’onda blu” (dal colore tipico dei Democratici) che sta attraversando gli Usa. Il sito dell’organizzazione rivendica la vittoria di più della metà dei propri candidati nei distretti di Maryland, Oklahoma e New York. Questa fase del mid-term, infatti, sta dimostrando come l’elettorato americano si stia polarizzando, facendo registrare vittorie tra i candidati Democratici esponenti del “Sandersism” oppure tra quelli appartenenti all’ala trumpista dei Repubblicani. Un’osservazione appoggiata anche dall’ex responsabile della campagna di Hillary Clinton, Jack Sullivan, il quale ha dichiarato che i Democratici hanno bisogno di abbracciare un’idea più radicale di governo, se vogliono ritornare a vincere. Ocasio-Cortez lo ha decisamente fatto non solo con il suo programma, ma anche in merito alle posizioni sui rifugiati, quando si è recata in Texas per protestare personalmente contro la crudele politica di separazione portata avanti da Trump nei confronti dei migranti provenienti dal confine con il Messico. Con i suoi ideali di uguaglianza e di pari opportunità che fanno eco alla sinistra europea, Ocasio-Cortez è fortemente parte della corrente avviata da Sanders nel 2016. Da quella campagna ha preso in prestito alcuni temi e alcune forme di comunicazione, raccogliendo migliaia di consensi. In un momento politico dalle tinte fosche, l’emergere di figure come quella di Alexandria Ocasio-Cortez spinge a sperare che questa “onda blu” possa travolgere anche il resto del Paese, riportando in auge persone ricche di umanità come questa ventottenne che ha organizzato la sua festa di attesa dei risultati in una sala da biliardo e si è commossa in diretta quando ha scoperto di aver compiuto un’impresa che sembrava impossibile. [video width="1280" height="720" mp4="https://left.it/wp-content/uploads/2018/06/10000000_244924666089954_3098956008010022912_n.mp4"][/video]

Ha 28 anni, origini portoricane, una laurea in Economia e Relazioni internazionali ma, soprattutto, non ha paura di essere di sinistra. Alexandria Ocasio-Cortez ha appena vinto le primarie del Partito democratico americano nel XIV Distretto congressuale di New York, battendo a sorpresa Joseph Crowley, membro storico dell’establishment e titolare di tale seggio al Congresso da 19 anni. Questa volta, invece, i quartieri di Queens e Bronx (ai quali corrisponde l’area coperta) hanno preferito la novità alla certezza: il 57% dei voti è andato alla rappresentante supportata dai Democratic socialist of America.

Alexandria Ocasio-Cortez è quella che tecnicamente si definisce una outsider: fino a nove mesi fa faceva la barista in un ristorante messicano a Union square per aiutare sua madre a mantenersi. La politica, però, è da sempre una sua grande passione, della quale le proposte “ultraliberal” della sua campagna sono state buona testimonianza. Ha rifiutato i finanziamenti delle lobby, mettendo insieme 300mila dollari di donazioni dei sostenitori di cui la maggior parte sotto i 250. Sul suo sito internet gioca con l’assonanza tra “Ocasio” e l’inglese “occasion”, trasformando il suo cognome in uno slogan e stampandolo su magliette e sacchette di tela che si possono ricevere in cambio di piccoli contributi economici. Fa sorridere l’ultima sezione della pagina, nella quale i volontari possono offrire il proprio aiuto scegliendo tra varie opzioni, tra cui c’è “bussare alle porte”. Un metodo vecchio stampo che si è rivelato essere ancora funzionante, soprattutto in quartieri popolari come Bronx e Queens.

La nuova candidata al Congresso ha fatto del Medicare-for-all, l’assistenza sanitaria gratuita per tutti, uno dei punti focali del suo programma. Un tema che era stato già portato avanti da Bernie Sanders durante le primarie presidenziali del 2016, campagna alla quale Ocasio-Cortez ha partecipato attivamente come assistente. Sanders era riuscito a imporsi sulla scena dei Democratici nonostante le sue proposte di stampo socialista, una corrente politica che negli Stati Uniti non è mai riuscita ad avere grossa eco. L’errore che gli analisti del settore tendono a imputargli è quello di aver puntato troppo sulla lotta ai miliardari e troppo poco su questioni che riuscissero ad attirare anche i voti degli elettori dell’ala più moderata, i quali hanno finito per dare la loro preferenza a un membro dell’establishment come Hillary Clinton. Ocasio-Cortez è riuscita invece ad allargare campo, puntando su temi cari alla popolazione di ceto medio-basso e cercando di darsi più visibilità possibile, facendo largo uso dei social network e acconsentendo a farsi intervistare da testate note come Vogue. La sua giovane età ha contribuito a rendere la strategia efficace, facendola apparire al passo con i tempi e non frutto di un mero artificio elettorale.

Una missione con un potenziale così evidente, quella di Ocasio-Cortez, da spingere lo stesso Sanders a concederle il suo aperto appoggio, inserendola nell’organizzazione Our revolution di cui fanno parte tutti i candidati di stampo sandersiano appartenenti a quella che i media americani chiamano “l’onda blu” (dal colore tipico dei Democratici) che sta attraversando gli Usa. Il sito dell’organizzazione rivendica la vittoria di più della metà dei propri candidati nei distretti di Maryland, Oklahoma e New York.

Questa fase del mid-term, infatti, sta dimostrando come l’elettorato americano si stia polarizzando, facendo registrare vittorie tra i candidati Democratici esponenti del “Sandersism” oppure tra quelli appartenenti all’ala trumpista dei Repubblicani. Un’osservazione appoggiata anche dall’ex responsabile della campagna di Hillary Clinton, Jack Sullivan, il quale ha dichiarato che i Democratici hanno bisogno di abbracciare un’idea più radicale di governo, se vogliono ritornare a vincere. Ocasio-Cortez lo ha decisamente fatto non solo con il suo programma, ma anche in merito alle posizioni sui rifugiati, quando si è recata in Texas per protestare personalmente contro la crudele politica di separazione portata avanti da Trump nei confronti dei migranti provenienti dal confine con il Messico.

Con i suoi ideali di uguaglianza e di pari opportunità che fanno eco alla sinistra europea, Ocasio-Cortez è fortemente parte della corrente avviata da Sanders nel 2016. Da quella campagna ha preso in prestito alcuni temi e alcune forme di comunicazione, raccogliendo migliaia di consensi. In un momento politico dalle tinte fosche, l’emergere di figure come quella di Alexandria Ocasio-Cortez spinge a sperare che questa “onda blu” possa travolgere anche il resto del Paese, riportando in auge persone ricche di umanità come questa ventottenne che ha organizzato la sua festa di attesa dei risultati in una sala da biliardo e si è commossa in diretta quando ha scoperto di aver compiuto un’impresa che sembrava impossibile.