Abolito il matrimonio riparatore, una commissione indaga sui 62mila casi di abusi sessuali, più spazio alla creatività femminile nei festival. E l’ultima conquista: l’elezione di Souad Abderrahim a prima sindaca di Tunisi

Mariam è una giovane tunisina di 21 anni. Esce da una discoteca di Tunisi insieme a Yousef, passeggiano lungo il mare. Poco dopo un gruppo di poliziotti la prende, la sbatte in una macchina e la violenta. Yousef l’accompagna in ospedale e poi in una stazione di polizia dove inizia un lungo e terribile calvario dentro una burocrazia patriarcale, il sessismo della società, il ribaltamento dei piani tra vittima e colpevole. Mariam è la protagonista di un film, diretto dalla regista tunisina Kaouther Ben Hania, Beauty and the dogs.

Una storia vera, una violenza compiuta nel 2012 per cui (con non poche difficoltà vista l’uniforme degli stupratori) i responsabili sono stati condannati a 14 anni di carcere. Quello che rende speciale sia le pene inflitte che la pellicola, racconto di un abuso che potrebbe essere stato commesso ovunque (come ovunque potrebbe svolgersi la difficile battaglia per la giustizia), è il tempo: fino a qualche anno fa difficilmente sarebbe stato girato. È uno dei tributi al periodo post-rivoluzionario, alla primavera tunisina esplosa alla fine del 2010 e modello per i popoli mediorientali e nordafricani. Inimmaginabile parlare di un tema simile dieci anni fa. E se Beauty and the dogs mostra le contraddizioni interne, i parziali risultati della democratizzazione, il percorso che deve essere ancora compiuto sul piano sociale e istituzionale, il fatto che oggi si possa raccontare l’abuso del potere, la misoginia di Stato e quella sociale è segno di un cambiamento: «Il popolo è sempre lo stesso – ha spiegato ad al-Monitor Ben Hania – e ci sono ancora violazioni da parte della polizia. Ma la differenza ora è che la società civile è più forte che mai».

A dare la misura delle trasformazioni in corso sono numeri e volti. Un numero: un quinto degli imprenditori tunisini è donna (senza dimenticare, però, che a parità di mansioni le donne ricevono salari più bassi degli uomini di almeno il 15% e rappresentano un terzo della forza lavoro). Un volto: quello di Souad Abderrahim, la prima donna sindaco della capitale. È stata eletta alle…

L’articolo di Chiara Cruciati prosegue su Left in edicola


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