Il commento di Matteo Fago è tratto da Left in edicola
[su_button url="https://left.it/left-n-31-3-agosto-2018/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button] [su_button url="https://left.it/prodotto/left-31-2018-3-agosto/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]ACQUISTA[/su_button]
[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Cosa dovrebbe fare la Sinistra nelle condizioni politiche attuali? Ce lo chiediamo sempre qui a Left e noi, nel nostro piccolo, cerchiamo e studiamo. Vogliamo capire cosa succede e perché succede. E poi raccontarlo. Perché conoscere e sapere è un’esigenza fondamentale. Potremmo dire che conoscere e sapere è ciò che in effetti fa l’uguaglianza degli esseri umani. E l’uguaglianza tra gli esseri umani è ciò che la sinistra politica ha sempre detto essere la sua caratteristica fondamentale. È proprio per combattere contro disuguaglianze ritenute ingiuste che è nata la sinistra. In questi giorni mi sono però reso conto che spesso questo concetto di uguaglianza viene frainteso nel senso che viene ridotto ad una sua espressione molto parziale e del tutto insufficiente. Il mio riferimento teorico e culturale per quello che riguarda la realtà umana è Massimo Fagioli e la sua Teoria della nascita (cfr. https://massimofagioli.com). In essa si stabilisce quando compare il pensiero umano, alla nascita appunto, e come questo accade. Il feto è una esistenza di una realtà biologica che ha, a determinate e specifiche condizioni, la possibilità di rendere esistente un pensiero. Quelle condizioni si manifestano alla nascita se essa avviene perlomeno dopo la 24° settimana di gravidanza. Questo perché prima di tale tempo la retina non si è formata e non può manifestarsi quella reazione della sostanza cerebrale, di cui la retina è parte, che è l’annullamento della nuova realtà aggressiva (la luce) e la simultanea creazione di un pensiero che si può sintetizzare in “certezza dell’esistenza di un altro essere umano con cui avere rapporto”. La realtà biologica del feto è solo materiale. La realtà del neonato comprende ed è tale (cioè diversa dal feto) per l’esistenza di un pensiero che prima non c’era. È la realtà psichica e la sua origine come fantasia di sparizione che fa la nostra peculiare realtà di esseri umani. L’uguaglianza sta in quella dinamica e nella capacità di pensare che ne consegue. Essa è quindi una caratteristica fondante dell’essere umano, perché è qualcosa che è connaturato con l’origine dell’esistenza umana. L’uguaglianza non è quindi da cercare nella realtà materiale. Anche perché non è possibile che esista un’uguaglianza assoluta tra esseri umani. Il Dna ha una variabilità che fa si che ognuno di noi sia leggermente diverso nei tratti somatici, nel colore della pelle, degli occhi, nell’altezza, nella forza, nel genere, etc. C’è una similitudine ma non una perfetta uguaglianza. La perfetta uguaglianza sta nella dinamica della nascita, per tutti, ovunque nel mondo ed in ogni tempo, uguale. La fantasia degli esseri umani, lo sviluppo del linguaggio e della scrittura, la creazione artistica nelle sue diverse forme, dalla poesia alla musica, sono caratteristiche universali delle popolazioni umane a prescindere dal contesto ambientale e culturale nel quale si sviluppano. Come è caratteristica del tutto comune la necessità per i neonati, ovunque essi si trovino, ad avere i rapporti necessari alla propria crescita fisica e psichica. È il rapporto, lo stare insieme agli altri, che i bambini cercano perché è il rapporto ciò che gli permette di costruire realizzazioni che gli permetteranno di crescere. L’uguaglianza si realizza nella ricerca che tutti facciamo incessantemente nei rapporti con gli altri, con lo scopo di ricreare noi stessi, di cambiare e di rinnovarci, come nel momento in cui siamo nati. Una ricerca che si realizza in conoscere e sapere di sé e degli altri. L’uguaglianza materiale quindi conta poco. Quello che realizza l’uguaglianza umana è la realizzazione delle esigenze. È un’uguaglianza particolare perché ognuno realizza se stesso, nella propria ricerca, a suo modo. Non c’è una realizzazione uguale ad un’altra. Chi fa lo scienziato, chi fa il pittore, chi fa lo scrittore, chi il falegname o il medico. O chi semplicemente vive una storia d’amore in cui la propria realizzazione è la realizzazione dell’altro. È un’uguaglianza che è libertà. La libertà di essere esseri umani. La sinistra deve lavorare per costruire una politica che abbia questo scopo, per tutti. La sinistra deve liberarsi dall’idea che essa ha il compito di occuparsi solo della realtà materiale. Se non fa questo passaggio rinuncia a capire perché le persone pensano quello che pensano. L’unica idea che rimane è il bisogno materiale. La sinistra pensa all’avere e crede che questo possa tradursi in essere. Ma non è così. Peggio ancora se la rinuncia corrisponde ad un pensiero che di fondo è religioso. L’assistenza che comprende un pensiero di impossibilità, di non autonomia, di realizzazione impossibile. Va capito perché capita che gli esseri umani diventino razzisti, stupidi, religiosi. Perché accade che alcuni esseri umani preferiscano la facilità di credere alla fatica di pensare. Perché si preferisce la comodità di non vedere, di non sentire, di non sapere alla fatica e alle crisi anche personali che comportano vedere, sentire e sapere. Come per quella ragazza bionda, bellissima. Era appena salita su un aereo di linea su cui si trovava un rifugiato che stava per essere portato in Turchia e di qui in Afghanistan con un destino di morte certa. Lei si è opposta, da sola. È rimasta in piedi impedendo all’aereo di partire. “Finché non scende lui, io non mi siedo”. In lacrime, contro tutto e tutti, ha resistito al girare la testa dall’altra parte, al fregarsene. Ha detto No al comando “si prega di chiudere gli occhi”. Ha resistito alla pulsione di annullamento. E ha vinto.