Prendo in prestito il titolo di un gran bel saggio di Henry Miller per provare a non rimanere appiattiti sull’agenda che ci vorrebbe tutti contemporanei (ma alla svelta), annoiati del passato e soprattutto contenti della celere scadenza di ogni notizia.
Ieri Abdel Fattah al-Sisi, presidente dell’Egitto, nell’incontro avuto con il vicepremier Luigi Di Maio ha dichiarato, impunito e bolso: «Giulio Regeni è uno di noi». Si è alzata prevedibile la solita ondata di indignazione, l’ennesima richiesta di giustizia e d’altro canto si sono riattivati anche i detrattori.
Ieri, al Festival del Cinema di Venezia, è stato presentato il film di Alessandro Cremonini Sulla mia pelle che racconta l’ultima settimana di Stefano Cucchi. Grandi applausi, grande attesa, grande commozione e inevitabilmente sono tornati a strepitare quelli per cui Stefano era un drogato ed è morto per quello.
Ieri, scivolata molto più in basso, galleggiava la notizia di Genova e del ponte Morandi, si scriveva della disponibilità di Renzo Piano sulla progettazione del nuovo ponte e si litigava su chi debba costruirlo. In sottofondo le accuse a Renzo Piano (per cosa, poi, diventa difficile capirlo), un po’ di accuse incrociate tra nuovi e vecchi governanti e la solita bile sversata un po’ a casaccio.
Le tragedie da noi tornano a galla solo come banchetto utile agli avvoltoi. I famigliari delle vittime, invece, aggiungono le vertigini di un dibattito dopato al dolore quello vero, silenzioso, quotidiano nemmeno buono per i giornali. E ho pensato che forse avremmo bisogno di perserveranza in questo Paese, intesa come voglia di tenere la luce anche là dove non torna comodo alla politica e alla cronaca. Si dovrebbe decidere ogni mattina di dettarsi ognuno la propria agenda, al di là di quello di cui ci vorrebbero ingozzare. Si scoprirebbe che fa stare bene, almeno con se stessi, ricordarsi di ricordare. Come dice la madre di Giulio: “quando il pensiero si manifesta le barbarie si allontanano”. Farebbe bene a noi e anche a Giulio, Stefano, i genovesi e tutte le altre vittime bistrattate per il gusto della polemica. E sarebbe meno facile, per qualcuno, invocare la vendetta fregandosene della giustizia.
Buon giovedì.