Da Diego Fusaro a Stefano Fassina, da Bagnai a Chiesa fino alla tedesca Sahra Wagenknecht, ritratto di un fenomeno politico sovranista, no euro, affascinato da Putin. Dalla critica, giusta, al blairismo, deriva un populismo simile, e a tratti identico, a quello della destra

È un virus che si sta diffondendo: tanti piccoli Diego Fusaro che spuntano come funghi. È il rossobrunismo che avanza e che sfonda a sinistra. Il più delle volte gli adepti sono inconsapevoli di aver abbracciato tale corrente di pensiero, ma tant’è. Il terreno è scivoloso: i confini per definire chi è rossobruno e chi no sono labili, di certo ci possono essere degli indizi e più indizi fanno una prova. Tra gli eminenti rappresentati dei rossobruni annoveriamo sicuramente sia i noeuro come Alberto Bagnai, divenuto pasdaran salviniano, che i tanti che dall’opposizione non sdegnano apprezzamenti per il nuovo esecutivo come, per citare qualche nome, lo scrittore di Educazione siberiana Nicolai Lilin, il giornalista Giulietto Chiesa, Fulvio Grimaldi finanche il deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina (l’8 settembre a Roma la presentazione della sua nuova associazione Patria e Costituzione, ndr). Gente che, forse, non ha mai fatto i conti fino in fondo con lo stalinismo e che subisce, oggi, la fascinazione per la Russia di Vladimir Putin.

In Italia negli anni 60 abbiamo già assistito a tale fenomeno ma, diversamente da oggi, erano i settori neofascisti che rimanevano infatuati dal pensiero sinistrorso. Da qui sorgeranno il filone del nazimaoismo e il movimento d’estrema destra Terza posizione che, dietro la teorizzazione di un’ipotetica alleanza tra rossi e neri contro la società borghese, mimetizzava propaganda neofascista, tramite lessico e immagini della parte opposta. Sono gli anni in cui si diffondeva il pensiero del filosofo Costanzo Preve. Ora ci sorbiamo il suo allievo, Diego Fusaro. Il giovane studioso di Gramsci, così ama definirsi, è il guru per eccellenza del rossobrunismo, un personaggio che gioca a fare l’anti-Sistema pur vivendo nei salotti televisivi del Paese. Mentre sul web il rossobrunismo sguazza perfettamente nel complottismo esoterico-politico, così come nelle bufale razziste.

I punti di pericoloso contatto con i neofascisti – ma pure con la Lega e il M5s – sono…

L’articolo di Giacomo Russo Spena prosegue su Left in edicola dal 7 settembre 2018


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